La curiosa storia della benzina solida e del suo inventore

10 months ago 56

Nato speziale in Sicilia, morto folle in Ciociaria: così RaiNews riassume la vita di Gaetano Fuardo, inventore della benzina solida, o quantomeno di una formula per “gellificare” la benzina in cubi di facile trasporto, non infiammabili e non solubili nel 1935

La curiosa storia della benzina solida e del suo inventore

La curiosa storia della benzina solida e del suo inventore

Invenzione che ritorna recentemente, o quantomeno sin da articoli del 2021, nelle vesti di una sorta di rivalità/alterità verso l’obiettivo zero emissioni che a parere dello scrivente non esiste.

Semplicemente, nessuno nega che la benzina solida sia una grande invenzione: anzi, è stata storicamente vedremo usata nella storia. Non per scopi civili, non per gli scopi che l’autore avrebbe voluto e, arrivata in forte anticipo sui tempi, attualmente è fuori tempo massimo.

Destino abbiamo avuto modo di vedere dacché abbiamo rubriche di divulgazione e storia della tecnologia, comune a molte tecnologie abbandonate prima, riesumate dalla storia in nuove vesti poi.

La curiosa storia della benzina solida e del suo inventore

Nelle intenzioni dell’autore la “Benzina F”, dal cognome dell’autore avrebbe dovuto rappresentare la pace e l’ecologia

“La mia benzina renderà inutili le petroliere, il costo di trasporto diminuirà enormemente perché qualsiasi nave potrà caricare la benzina F nelle sue stive senza pericoli o danni. I mari non verranno più inquinati. Gli incendi verranno evitati e così gli scoppi e cento altre disgrazie provocate dal petrolio o dalla benzina

Dirà il Fuardo della sua invenzione, che però non conobbe usi pacifici ma solo militari, un po’ come la dinamite inventata da Nobel per salvare vite di minatori e finita sui campi di battaglia.

Negli anni ’20 si stabilisce in Francia per lavorare alla Benzina F, riuscendo a terminare il progetto solo nel 1935. Rifiutò inizialmente la proposta di acquisto degli Inglesi, per poi ricorrere all’Ambasciata Italiana perché tramite il SIM (Servizio Informazione Militare, servizio di intelligenze antesignano del SIFAR) provvedesse al rimpatrio inscenandone il sequestro in modo da poter lasciare il Regno Unito.

Le motivazioni del rifiuto non sono chiare, e sono probabilmente legate al desiderio frustrato di Fuardo di mettere il suo procedimento a disposizione della pace e non della guerra: nondimeno secondo la ricostruzione storica di Salvatore Cosentino, anziano giornalista catanese, Fuardo si ritrova solo ed affamato, costretto a vendere persino la tomba della moglie al Cimitero Monumentale di Milano.

Finirà a produrre benzina F per il Terzo Reich di Adolf Hitler, che però non ne ebbe mai a disposizione: i Servizi Segreti Inglesi nel 1944, a pochi giorni dalla produzione, distrussero le fabbriche, e la capitolazione del Reich fece il resto.

Dopo la guerra

Dopo la guerra Fuardo provò a vendere la sua invenzione alla FIAT, ma l’idea fu scartata: per quanto avrebbe comportato enormi vantaggi sulla distribuzione della benzina, la somma delle modifiche allo schema produttivo dei motori e della distribuzione avrebbero comportato un investimento immediato superiore al vantaggio totale, e l’iniziativa fallì.

Fuardo si rivolse nuovamente alla Francia, con un contratto stipulato nel 1952, dove si potè assistere a cosa sarebbe probabilmente stato se fosse riuscito a produrre benzina in tempo di guerra: i Francesi riuscirono a resistere nella Battaglia di Dien Bien Phu paracadutando sacchi di Benzina F, resistendo all’assedio del Generale Giap in tal modo, poiché ovviamente non puoi paracadutare in quel modo taniche e cisterne.

Ancora un uso bellico quindi: in una storia da 007  il contratto fu interrotto, Fuardo denunciò il pestaggio in suo danno con furto di documentazione e intentò causa alla Francia, vinta postuma dai suoi eredi in quanto lui si era spento in condizioni psicofisiche ormai precarie.

La Benzina F ora

Nel 2008 Nello Musumeci, attuale ministro per la protezione civile e per le politiche del mare nel governo Meloni, propose interrogazione parlamentare per l’uso della Benzina F alla luce dei programmi di sviluppo su ambiente e trasporti.

Il Parlamento Europeo rispose con un secco no, in quanto ” i contatti con le parti interessate non lasciano a tutt’oggi intravedere l’interesse o la necessità generali di un intervento dell’UE in materia” e la Benzina F non rientra in tali programmi.

Si tende infatti a dimenticare che la storia dell’elettrico non vede il suo anno zero nella Tesla, ma negli esemplari Baker Electric e Camona-Ausonia dei primi del ‘900, con Camona-Ausonia Italiana.

L’elettrico vede il suo successo nel XXImo secolo in quanto profitta dei miglioramenti tecnologici introdotti con la tecnologia dell’informazione, ovvero cellulari, tablet, computer e console portatili, ma era già una via tracciata in precedenza e utilizzabile con infrastrutture e processi produttivi già presenti.

La Benzina F, avveniristica e utile, ha quindi subito la stessa onta del destino spettata alla dinamite, deragliata dalla pace alla guerra per poi essere accantonata quando, in altre condizioni, tanto avrebbe potuto donare al mondo.

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