La disinformazione russa si fa strada in Europa. 13 Paesi a rischio manipolazione

1 year ago 69

Si espande l’ecosistema della disinformazione russa. I tentacoli della propaganda pro-Cremlino sul confitto in Ucraina si sono allungati sull’Europa centro-orientale, con un numero crescente di siti web che oltre a riprendere sistematicamente le notizie riportate dalla Russia, caldeggiano la retorica dei movimenti Alt-right importata dagli Stati Uniti. Secondo il rapporto pubblicato dal giornale “cross-border” VSquare, in diversi Paesi Ue la manipolazione mediatica sulle sorti dell’invasione russa in Ucraina si fa sempre più invasiva. Sono questi Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Polonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Estonia, Bulgaria, Romania, Croazia, Serbia e Germania.

Dal rapporto emerge come i siti web osservati nell’inchiesta, riportino direttamente le speculazioni propagandiste da fonti russe come NewsFront, SouthFront, Katehon, Geopolitica.ru, The Strategic Culture Foundation, New Eastern Outlook, Ruskaya Vesna o da altre ancora considerate nell’orbita della disinformazione online come il blog in lingua inglese Zero Hedge, l’americano Breibart e il canadese Global Research.  

Attraverso i servizi di web analysis Ahrefs e SimilarWeb, VSquare ha rilevato una concentrazione significativa di siti pro-Cremlino in Bulgaria, dove Zero Hedge ha registrato il proprio dominio. In Slovenia e Croazia si fa invece strada la disinformazione dell’Alt-right. Mentre in Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia circola un numero crescente di contenuti viziati sia da retoriche filorusse che della Destra Alternativa.

Il provvedimento del Consiglio Europeo

Secondo VSquare dunque, i canali del Cremlino sono solo la punta dell’iceberg della manipolazione mediatica. A dicembre 2022, il Consiglio Europeo ha avviato il processo di sospensione delle licenze di trasmissione dei canali di stato Ntv/Ntv-Mir, Rossiya-1, Ren-Tv e Channel One, considerati sotto il “controllo diretto o indiretto della leadership della Federazione Russa e utilizzati per le loro continue e concertate attività di disinformazione e propaganda militare, che legittimano l’aggressione russa e minano il sostegno all’Ucraina”.

La crisi Serbia-Kosovo

La disinformazione russa ha inoltre raggiunto uno dei fronti più instabili d’Europa. Le tensioni fra Serbia e Kosovo si sono aggravate nel corso del 2022, costringendo i vertici Ue a convocare il presidente serbo Vučić e il premier kosovaro Kurti a risolvere diplomaticamente i rischi annessi alla “retorica incendiaria” che già in passato era degenerata in episodi violenti. La crisi delle targhe di agosto e l’arresto di un poliziotto serbo, hanno aggravato i rapporti fra le due nazioni fino all’annuncio di Belgrado per una immediata mobilitazione militare. L’allarme per una nuova escalation nel Balcani è poi rientrato a seguito della riapertura delle frontiere da parte del Kosovo.

Inoltre, stando al rapporto pubblicato da Balkan Free Media (Bfm) – organizzazione che monitora la guerra dell’informazione nel Balcani – la maggioranza dei cittadini serbi si è detta favorevole all’alleanza politica e militare con il governo Putin (dato già emerso in un sondaggio del 2021). Così anche diversi media nazionali. All’indomani dell’invasione dell’Ucraina, il tabloid ‘Informer’ titolava “L’Ucraina attacca la Russia”. “Le battaglie per la libertà dei media potrebbero sembrare insignificanti – ha dichiarato la direttrice di Bfm Antoinette Nikolova – ma contribuiscono a combattere  il grave declino dell’ambiente informativo che fa del Kosovo un bersaglio perfetto per la Russia e per chi vuole avvelenare il clima politico di quell’area”.

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