Circola un volantino di Coldiretti, associazione che nell’interesse dei suoi tesserati appoggia il Ddl contro il «cibo sintetico», con un elenco di affermazioni prive di fondamento. Il provvedimento del Consiglio dei Ministri, che vieta la produzione e vendita di «cibi sintetici» come le carni prodotte in laboratorio da cellule animali, è unico nel suo genere in Europa. Questo perché la carne coltivata dovrebbe prima essere approvata dagli enti competenti dell’Unione europea, come succede per tutti i nuovi prodotti che arrivano nel continente, i quali devono superare le consuete verifiche di sicurezza, cosa che stiamo ancora aspettando, come ha spiegato a Open Luigi De Nardo, fondatore del corso di laurea magistrale in Food Engineering del Politecnico di Milano, e come conferma il chimico e divulgatore Dario Bressanini su Instagram. Di fatto, il provvedimento non ha alcun senso in quanto la commercializzazione non è consentita nell’Unione europea e verrà meno se verrà autorizzata in quanto violerebbe il principio della libera circolazione delle merci. Bisogna chiarire anche riguardo il termine scorretto che viene utilizzato: si parla infatti di carne coltivata, non di sintesi.
Per chi ha fretta:
- Chiamarla carne «sintetica» è un errore in quanto non c’è una sintesi. Si tratta di carne «coltivata».
- La commercializzazione della carne coltivata non è consentita nell’Unione Europea, pertanto il provvedimento del Governo non ha senso, dato che non vieta nulla che non sia già vietato al momento.
- Inoltre, se l’Unione europea autorizzerà la commercializzazione, il provvedimento verrebbe meno in quanto violerebbe il principio della libera circolazioni delle merci nell’UE.
- Secondo Coldiretti, la produzione di carne coltivata in laboratorio sarebbe dannosa per l’ambiente, rischiosa per la salute umana e favorirebbe il monopolio degli interessi di pochi. Tali argomenti sono privi di fondamento scientifico.
- Coldiretti utilizza il simbolo del nucleare accanto alla definizione di «bioreattore», che in realtà sono usati comunemente nell’industria alimentare.
Analisi
Le ragioni del “No” al cibo sintetico in favore di quello «naturale» secondo Coldiretti sarebbero le seguenti:
- È prodotto in un bioreattore da cellule impazzite.
- È dannoso per l’ambiente: consuma più energia e inquina di più.
- È rischioso per la salute umana.
- Limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo.
- Favorisce gli interessi di pochi che vogliono monopolizzare l’offerta di cibo nel mondo.
- Spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura.
Da notare il titolo: «Coldiretti propone una legge che vieta produzione, uso e commercializzazione del cibo sintetico in Italia», che implica un divieto potenzialmente in conflitto con la nostra adesione all’Unione europea. Qualora Bruxelles dovesse approvare la carne coltivata infatti, noi non potremmo vietarne il commercio, ma – come succede purtroppo già coi cosiddetti Ogm -, potremmo solo tagliare le gambe alla nostra industria vietandone la produzione mettendoci nella condizione di importarla dagli altri.
È prodotto in un bioreattore da cellule impazzite?
Avevamo spiegato il principio di produzione in precedenti articoli (per esempio qui, e qui). Le cellule muscolari possono essere prelevate da una mucca senza doverla mandare al macello, e poi coltivate in un bioreattore per produrre dei tessuti filiformi. Con 20.000 di questi tessuti si può ottenere un hamburger, che biologicamente non differisce dalla carne macellata.
Facciamo notare che nel volantino il termine «bioreattore» è affiancato al simbolo del nucleare, oltre a immagini che suscitano paura nei confronti della chimicha, che però è parte integrante della biologia e della natura. Tutto questo potrebbe dare un’immagine fuorviante, perché fa leva sulla chemofobia, anziché basarsi su fatti accertati. Ecco quanto spiegato dal biotecnologo industriale Stefano Bertacchi a Query:
Un bioreattore è, banalmente, un contenitore in cui avvengono reazioni guidate da cellule o parti di esse, come enzimi proteici. Nel caso delle cellule, essenzialmente, è il luogo in cui diamo loro del cibo (spesso in forma di zuccheri) per farle crescere o produrre molecole che ci interessano. Come avviene, ad esempio, nel caso della trasformazione dell’uva in vino da parte dei lieviti. [Parlare di «cellule impazzite», ndr] non ha molto senso, perché anzi il bioreattore è il luogo ideale per tenerle sotto controllo, con una specie di Grande Fratello con i sensori al posto delle telecamere, a cui si aggiungono numerose analisi fatte sulle cellule prelevate come campione. […] Nell’industria alimentare tutti i prodotti fermentati hanno a che fare con un bioreattore. Anche la botte per fare il vino e la bottiglia in cui avviene la seconda fermentazione dello champagne lo sono. […] I bioreattori non hanno assolutamente nulla a che vedere con l’industria nucleare.
Consuma più energia e inquina di più?
Sono proprio gli allevamenti bovini ad avere un impatto non irrilevante nel cambiamento climatico. A onor del vero la situazione in Italia è più moderata, ma il problema persiste a livello globale, come confermato anche dalla Fao (Food and Agricolture Organization). Secondo i dati raccolti dalla European Environment Agency (Agenzia europea dell’ambiente), l’aumento del consumo di alimenti di origine animale preoccupa i ricercatori a causa delle pressioni ambientali che ne derivano. Infatti, la domanda globale di carne e prodotti lattiero-caseari dovrebbe crescere rispettivamente del 73% e del 58% nel periodo 2010-2050. A questo si aggiunge la crescita della popolazione mondiale e della classe media globale. Globalmente l’allevamento è responsabile di una quota significativa delle pressioni ambientali e delle emissioni di gas che causano l’effetto serra e il problema del cambiamento climatico. Le filiere del bestiame sono responsabili di emissioni pari a 7.1 gigatonnellate di CO2 all’anno, ovvero il 14.5% di tutte le emissioni di gas serra antropogeniche. I bovini, allevati sia per la carne che per il latte, sono responsabili di circa il 65% di queste emissioni e circa il 44% delle emissioni del bestiame sono sotto forma di metano.
È rischioso per la salute umana?
Non è chiaro sulla base di quali studi scientifici venga affermato che la carne coltivata sia rischiosa per la salute, per esempio più di quella rossa e degli insaccati che proporzionalmente dovrebbero essere più vicini al concetto di “contatto con la natura”. Per altro producendo il cibo in laboratorio è possibile evitare l’utilizzo massiccio di antibiotici e ormoni, inoltre si può fare in modo che contenga meno grassi saturi e colesterolo rispetto alla carne “tradizionale”. Non provenendo dagli allevamenti, il rischio di contaminazione da parte di patogeni viene notevolmente ridotto. Ad ogni modo, come già accennato, anche la carne coltivata dovrà dimostrare di non essere dannosa per la salute, superando tutte le verifiche necessarie per l’approvazione in Europa e nello specifico dall’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Come avviene con qualsiasi alimento infine, sarà sempre importante che i produttori seguano le norme igiene e di sicurezza alimentare, cosa che nella preparazione e consumo di carne coltivata è meno complesso da fare.
Conclusioni
Il Ddl del Consiglio dei ministri che vorrebbe vietare la produzione e vendita di «cibi sintetici» come le carni prodotte in laboratorio da cellule animali ha trovato il sostegno di Coldiretti, che ne riassume le “ragioni” in un volantino dove risulta mancante un fondamento scientifico. L’organizzazione si riferisce in particolare alla carne coltivata: le cellule muscolari prelevate da un animale possono essere coltivate in un bioreattore per produrre tessuti che non differiscono sostanzialmente dalla carne macellata. Inoltre, il divieto proposto potrebbe entrare in conflitto con la normativa europea, impedendo l’importazione di carne coltivata dagli altri Paesi dell’Unione.
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