La storia di TempleOS, descritto come il sistema operativo più strano mai creato passa integralmente per la storia del suo autore, Terry Andrew Davis. Ed è una storia che ti lascia una serie di domande atroci, sia che tu possa considerarti un credente che no.
Se credente sei ti viene il dubbio su come un Dio di infinito amore possa compiere una azione così apparentemente crudele come privare del senno un uomo che aveva deciso di consacrargli proprio il frutto della sua un tempo sconfinata intelligenza, piagandola con lo stigma permanente della malattia mentale.
Se non sei credente, e ti fregi della tua razionalità, alla fine di questa storia potrai chiederti come abbia fatto un uomo solo, malato, lasciato indietro dalle istituzioni e della società a erigere “un monumento più durevole del bronzo”, creando completamente da solo un intero sistema operativo con un ecosistema di applicazioni da consacrare a Dio come l’ultima preghiera di un uomo a cui alla fine della sua vita era rimasta praticamente solo la fede.
Terry Andrew Davis, il Programmatore di Dio
Nato Terrance Andrew Davis, Terry Davis era il settimo figlio di una famiglia profondamente religiosa con altri sette fratelli e sorelle, e come molti soffrì la solitudine di una famiglia in cui il capofamiglia e fonte di reddito primaria, un ingegnere, viaggiava molto per lavoro.
Se le cose fossero andate diversamente, oggi parleremmo di lui in questa rubrica in modo assai diverso e più lieto, ma ne parleremmo: come molti ragazzi della sua generazione, egli trovò rifugio nella nascente informatica domestica e nel mondo degli home computer: imparò a usare l’Apple II in un programma scolastico per scolari delle elementari dotati, scoprì poco dopo il Commodore 64 e l’Assembly.
Adulto e studente universitario in Arizona, divenne senza fatica un valente ingegnere elettronico, seguendo le orme paterne e le sue passioni, e trovò presto lavoro presso Ticketmaster, venditore di biglietti per eventi, in piena insorgenza di quella che oggi chiamiamo la “transizione al digitale”.
Con un enorme orgoglio professionale Davis si trovò presto a programmare i computer VAX, dichiarando che pur non essendo “un eccellente scienziato” comunque lavorava in un settore che considerava il settore del futuro e il “Più alto dei settori dell’ingegneria”.
Ma a questo punto la sua storia diventa cupa. In pochissimo tempo dopo aver raggiunto il lavoro dei suoi sogni comincia a manifestare una lunga serie di disturbi psichiatrici che non solo non lo abbandoneranno mai nella vita, ma peggioreranno nel tempo fino a diventare causa di una vita dolorosissima e concausa della sua morte prematura.
Cominciò tutto con una serie di distubi di tipo paranoico: Davis era convinto che gli “uomini in nero”, figure note attualmente per la serie di film Men in Black e che all’epoca facevano parte del “pantheon del Complotto” come figure dell’FBI inviate a inseguire, catturare, tormentare e fare il lavaggio del cervello a cittadini americani (legate ad esempio al mito di Polybius di cui abbiamo precedentemente parlato) erano sulle sue tracce.
In uno degli episodi maniacali più atroci, Davis decise di fuggire nel deserto dagli uomini della guidando senza sosta in direzione Messico per tutto il Texas.
Dopo aver fermato la sua marcia convinto che la CIA gli inviasse messaggi mediante la sua autoradio cominciò a smantellare la sua Honda Accord cercando microspie e oggetti misteriosi. Fallendo, gettò via le chiavi e si inoltrò nel deserto, rompendosi le clavicole nel tentativo di scappare da un agente di polizia che cercava di riportarlo in città.
In ospedale fu chiaro che la sua salute mentale non sarebbe mai più stata la stessa: ascoltando i medici parlare di “artefatti” nelle radiografie delle sue clavicole malandate decise che gli alieni, la CIA o entrambe lo avevano addotto e farcito di chip sottopelle.
Cercò nuovamente la fuga, e poi nuovamente, facendo a pezzi i suoi occhiali per inserirli nelle prese elettriche della cella dove era detenuto per aver cercato di rubare un mezzo per darsi alla fuga e causare invano corti circuiti.
Dal 1996 cominciò un calvario di follia e periodi di cura in cliniche psichiatriche. Davis si convinse che “Dio era entrato in contatto con lui” e cercò di dar via tutti i suoi averi donandoli in carità e comprando regali ai suoi nipotini, ma non ai suoi fratelli e sorelle che aveva cominciato a disprezzare perché “non in contatto con Dio”, arrivando ad un momento della sua vita a millantare l’omicidio di uno dei suoi genitori (cosa ovviamente mai accaduta se non nelle sue fantasie).
A causa del suo precario stato mentale egli perse il lavoro: provò a riciclarsi creando un modello avanzato di tornio, praticamente una stampante 3D, ma un incidente provocò un incendio e lo spinse a rifiutare.
A malincuore dovette tornare a casa dai suoi genitori, ora residenti a Las Vegas vivendo della sua pensione di invalidità, troppi caffé e il sogno di edificare il “Terzo Tempio di Dio” con le sue mani, in una vita insalubre con un regime sonno-veglia in cui praticamente dormiva una volta ogni due giorni per finire il suo Tempio.
Cosa che accadde, ma a caro prezzo: alienato dal resto della famiglia, dalla società e probabilmente con se stesso, negli ultimi anni Davis divenne un Napalm51 dalla presenza social sempre più incoerente e iperattiva, tutto liti, flame e sparate contro la CIA e gli immigrati indistinguibile dal complottista medio.
E, contemporaneamente, un brillante programmatore che creò il suo sistema operativo tutto da solo, cosa di cui parleremo.
Dal 2003 al 2018 divenne quello che i troll in rete amano definire con malcelata un lolcow, un “fenomeno da baraccone” da “mungere” provocandolo in modo che faccia ridere i presenti.
Sia pur nella sua follia che gli impediva di distinguere i contorni di quello che gli accadeva, Davis era consapevole di tutto questo. Ciò non costituisce, va anche detto, alcuna scusante per le sue azioni. Davis era incline chiamare “neg*i” e con altri epiteti ben poco edificanti tutti quelli che lo provocavano, convinto che la CIA avesse mandato i suddetti “ne*ri” a tormentarlo.
Nella documentazione di TempleOS arrivò a giustificarsi dichiarando che la BBC aveva deciso di farlo impazzire con una psyop (termine usato dai complottisti per descrivere operazioni tese a suscitare paranoia nei nemici dei Poteri Forti o rivoltare loro contro l’opinione pubblica), che Dio in persona gli aveva dato una licenza speciale per insultare in modo razzista i suoi nemici per ferirli e siccome “loro lo trattavano come un animale in quanto schizofrenico” lui avrebbe insultato tutti perché non aveva più nulla da perdere.
Il suo continuo postare gli costò una lunga serie di ban e blocchi da diverse comunità virtuali, anche quelle che lodavano il suo ingegno come programmatore: alla fine della sua vita si ridusse ad essere un senzatetto che viveva in un camper, attenzionato dalle autorità perché nella sua schizofrenia era convinto che Dio lo autorizzasse ad ogni cosa per sopravvivere, furto compreso.
Aveva smesso almeno dal 2003 di assumere le sue medicine, convinto danneggiassero la sua creatività: accedeva ai social prima, alla programmazione dopo quando decise di “dintossicarsi” dai computer delle biblioteche.
Nell’11 Agosto del 2018 pubblicò proprio da una biblioteca (sullo sfondo si vedono gli alberi del giardino) un tristissimo messaggio che sarebbe stato il suo addio al mondo.
La fine di Terry Andrews
Un messaggio dove si vede un uomo triste e solo, spezzato dalla malattia, che in uno degli sporadici momenti di lucidità si chiede cosa potrà pensare una cittadina “così bella e pulita” di un uomo “così orribilmente malato e impuro” che usa la loro bella biblioteca.
Andrews confessa nel suo ultimo video quanto sia difficile essere un senza tetto e quasi chiedendo perdono per tutte le sue intemperanze confessa di star cercando di “purificarsi”.
Per poi morire investito da un treno in Oregon, mentre camminava sui binari.
Ad oggi non è chiaro se si fosse trattato di un suicidio o di un forte momento di confusione mentale: a parte i soliti complottisti convinti che forse Andrews avesse ragione e i “fosforescenti neg*i della CIA” lo avessero fatto impazzire davvero, il conducente del treno dirà di continuare a pensare che Andrews fosse volontariamente su quei binari, e i rapporti della polizia descriveranno Andrews come voltarsi per guardare il treno che l’avrebbe investito nei suoi ultimi istanti di vita.
Questo è compatibile col suo videomessaggio, dove si definiva ormai irrimediabilmente malato e impuro circondato da gente bella e pura che avrebbe rischiato di insudiciare.
Da J Operating System a TempleOS
Come molti programmatori, Terry Andrews aveva un enorme interesse nel Commodore 64. Progetti modernissimi ancora adesso, come Commander X16 e Foenix nascono tutt’ora dalla semplicità insita nelle creazioni di Tramiel.
Il VIC20 e il Commodore 64 erano computer semplici, e nel 2013 Andrews cercherà di diffondere TempleOS su un forum di utenti Commodore descrivendolo proprio come “qualcosa di simile al Commodore 64, ma su architettura x84”, visione rimasta sin da quando il sistema operativo si chiamava “LoseThOS”, come vedremo.
Le origini di TempleOS, ancora adesso studiato come esempio riuscito di un sistema operativo funzionale creato da un solo uomo affondano in J Operating System del 2003, quando un Andrews ormai divorato dalla follia cercava di ritrovare se stesso, e Dio, nella creazione di un nuovo sistema operativo ispirato ai tempi felici in cui era ancora giovane, sano e promettente e imparava a programmare sul Commodore 64.
L’idea dietro J OS era quindi un sistema operativo completamente Ring 0, dove ogni singola applicazione avesse il massimo accesso possibile e senza restrizioni all’hardware di riferimento.
Non era sicuro, ma per Andrews era “divertente” ed era compatibile col meccanismo su cui si basava il KERNAL di Commodore 64, dove a colpi di PEEK e POKE potevi controllare in dettaglio ogni parte dell’hardware di sistema, ottenendo ad esempio di far suonare al SID una determinata nota, visualizzare un determinato colore sullo sfondo o sulla cornice della schermata del Basic o “accendere e spegnere” determinati pin sulla User Port ottenendo ad esempio di poter controllare un piccolo display LCD o addirittura un primitivo sistema di domotica.
TempleOS tra Sistema Operativo e oracolo
Terry Andrews si accreditò come una impresa unipersonale chiamata Trivial Solutions, dalla “favola” (citando lui stesso) dei Russi che usavano matite nello spazio mentre gli Americani spesero migliaia di dollari per inventare penne in grado di scrivere senza la gravità (a dire il vero, una fake news), e decise che il suo sistema operativo sarebbe stato assai semplice.
Col crescere della sua follia, anche le sue motivazioni divennero sempre più assurde. Al principio, come dimostra il passaggio da JOS a LoseThOS, l’obiettivo era
“Abbassare i requisiti, in modo che i dilettanti possano contribuire. Spero di ricreare l’ambiente dinamico che esisteva quando il Commodore 64 era in giro e tutti creavano software stravagante”
J Operating System era volutamente in Ring0 e volutamente senza antivirus e antimalware perché se stai lavorando con il tuo computer, la sicurezza si mette in mezzo e rende le cose lente.
Si trattava essenzialmente del sogno di uno smanettone: se le cose fossero andate in modo diverso, probabilmente avremmo console portatili con giochini per JOS, o come si chiamò dopo, SparrowOS e LoseThOS.
Un indizio nella direzione che avremmo preso se la follia non si fosse messa di traverso è proprio nel nome più longevo del progetto prima del passaggio a TempleOS: LoseThOS, una oscura citazione ad una scena del film Platoon (1986) (noto perché vi fu anche un gioco per il Commodore 64) in cui il sergente Elias, preparando delle reclute per la pattuglia, le invita a gettare via ogni equipaggiamento non necessario.
LoseThOS si basa proprio su questo concetto: gettava via un’interfaccia grafica elaborata, perché 16 colori erano sufficienti per un’interfaccia grafica e semplici videogiochi. Gettava via la sicurezza perché “sul tuo computer non ti serve” e LoseThOS era di fatto airgapped dall’essere un pezzo unico, e inoltre lo scopo era mantenere il codice intorno alle 100.000 righe (130.000 righe compresi demo e programmi).
Presto arriviamo a TempleOS: il Terzo Tempio di Dio, dopo il Tempio di Salomone e il Tempio di Erode: a questo punto della storia il complesso del Messia, disturbo tipico del 10% degli schizofrenici, esplode.
Col passaggio da LoseThOS a TempleOS il criterio dei 16 colori non diventa più una deliberata scelta di brevità, ma un patto con Dio per impegnare i bambini a dedicare al divino disegni semplici “come vetrate dipinte”. Un vero patto, “come la circoncisione”.
Sempre Dio avrebbe assicurato a questo punto al buon Andrews che nonostante il suo software sarebbe stato rilasciato come opensource e “libero” nessuno avrebbe mai dovuto osare “manomettere la sua perfezione” e chiunque ci avesse messo mani avrebbe dovuto ritenere il “terzo tempio” perfetto per tutta l’eternità.
Se pensate che la cosa non abbia senso vi ricordo che a questo stadio della sua vita Terry Andrews era assolutamente incoerente e la sua produzione scritta e verbale era incomprensibile tranne quando parlava di TempleOS o di tecnologia.
In quel caso, per quanto le sue idee diventassero sempre più assurde, era acuto e quello che scriveva era ineccepibile dal punto di vista tecnico e comprensibile a chi avesse cognizioni in materia.
Ineccepibile non significa logico, specialmente se la tua mente è in preda alla follia: presto il concetto di “LoseThOS come sistema operativo semplice” divenne “TempleOS come oracolo di Dio”.
In una pagina ora rimossa ma archiviata del portale di TempleOS, Andrews ri-riscrisse tutte le citate caratteristiche sottoforma di “pretese” o “richieste” fatte da lui in quanto “emissario di Dio e Americano con disabilità”.
Ad esempio dopo aver scritto un intero file system da zero per il suo sistema operativo, il RedSea Filesystem (Filesystem del “Mar Rosso”), Andrews richiese che Microsoft e SUN (VmWare) cominciassero a supportarlo perché Dio non avrebbe consentito di sporcare oltre il puro codice del suo tempio con FAT32, e siccome nel 2011 era stato introdotto Secure Boot e, ovviamente, TempleOS non avrebbe mai potuto nel novero dei sistemi operativi certificati come sicuri, dichiarò che la volontà di Dio era tornare ai tempi del vecchio BIOS e consentire l’avvio senza problemi di qualsiasi programma, dichiarando che lo UEFI aveva “rinchiuso la generazione del Commodore 64 in una riserva”.
Nella sua volontà di creare un “Tempio Divino” dove i bambini potessero disegnare per Dio, Andrews aveva creato un suo formato grafico non compresso, il GRA, opposto al BMP Microsoft. Ovviamente dichiarò che Dio aveva decretato che Microsoft Paint e GIMP avrebbero dovuto supportare il GRA, da bravo smanettone evitando di coinvolgere Adobe nelle sue esternazioni.
Se Andrews fosse sopravvissuto, oggi, nell’anno 2024, avremmo dovuto celebrare il suo “anno Giubilare”. Anno nel quale saremmo stati obbligati da Dio a gettare tutti i nostri computer per sostituirli con nuovo hardware “certificato per TempleOS”.
Vale a dire un bizzarro miscuglio di nuovo e antico, che avrebbe resuscitato le porte seriali e parallele per bandire le USB ritenute troppo complesse e impure (e quindi derubricate ad add-on opzionale su scheda PCI), avrebbe dovuto avere TempleOS preistallato in una ROM nello stile del KERNAL di Commodore 64, ROM peraltro da integrarsi nelle nuove CPU Intel (questo non è esattamente chiaro come… ), lasciato il limite di sedici colori e messo in vendita computer “semplificati come un modulo delle tasse di base” già pronti per TempleOS e computer “avanzati” ma compatibili con la struttura e il mandato Divino, e tutti i computer ogni 7 anni avrebbero dovuto ricevere divini aggiornamenti.
Tra i programmi più interessanti dal punto di vista della visione del mondo di Andrews c’era AfterEgypt, un videogame basato su un “cronometro da microsecondi”, ovvero un generatore pseudocasuale di numeri settato in modo da scegliere frasi e parole dalla Bibbia, facendo in modo che chi avesse amore nel cuore e fosse pronto a fare un’offerta a Dio potesse interrogare un “cespuglio in fiamme virtuale” per scoprire, ad esempio, che Dio ama la serie animata del Principe Valiant, che considera il topless meno volgare della nudità genitale, che insegnare alle scimmie ad allevare i loro piccoli è stata la parte più difficile dell’evoluzione umana, che Gesù avrebbe amato la mostarda per coprire il sapore della carne rancida e che Donkey Kong è il suo videogame preferito.
Sarebbe stato troppo semplice però usare un linguaggio di programmazione pre-esistente: TempleOS arrivava col suo linguaggio di programmazione, HolyC (che si pronuncia come in inglese “Santa Sede”), una derivazione di C definita come “divertente”, interoperabile con C e con un’enfasi sulla semplificazione cara al defunto Andrews.
Altro paradosso, nonostante TempleOS sia nato immutabile e perfetto, lui avrebbe offerto Knuth-Bucks virtuali (ispirati ai certificati che lo scienziato Donald Knuth regala a chi lo aiuta a trovare errori nella sua opera) a chi avesse proposto miglioramenti per il Tempio.
Il paradosso più grande fu però come le principali community e testate di informatica fossero pronte a lodare TempleOS dopo aver di fatto permabannato Terry Andrews da ogni spazio di discussione.
Ma questo paradosso è spiegabile col suo sempre più precario e citato stato mentale che rendeva di fatto ogni discussione un campo minato di profanità, razzismo e insulti.
Nel 2013 infatti fu annunciata la prima revisione riconosciuta da Andrews come “stabile” di TempleOS (sarà aggiornato fino al 2017) con le seguenti parole
God’s temple is finished. Now, God kills CIA until it spreads.
Il Tempio di Dio è finito. Ora Dio uccide la CIA finché si spande.
Ricordiamo nella cosmogonia di Andrews la CIA sono una sorta di demoni tentatori che lo hanno sempre perseguitato in quanto vero credente, e spesso nei suoi post Twitter (ora X) compariva il riferimento al “Tribunale di Dio” che avrebbe punito i suoi nemici e “persecutori” salvandolo quindi dalla sua vita di dolore.
TempleOS, oggi
Il portale di TempleOS è ancora attivo, è possibile prelevare una ISO per uso installazione e ricevere istruzioni per donare qualcosa ad associazioni per il contrasto dei disturbi mentali.
TempleOS ha avuto diversi fork, tra cui TinkerOS, ZealOS e ShrineOS, quest’ultima una “distribuzione eretica” che contravviene a diversi mandati di Dio tra cui il divieto di fornire accesso Internet.
Come anticipato, TempleOS si lascia una serie di articoli di testate specialistiche entusiastici che nel valutare l’impegno dietro una simile creazione implicitamente sembrano perdonare al buon Andrews le intemperanze anche gravi dovute al suo precario stato mentale.
TempleOS fu oggetto inoltre di una mostra di arte Brutalista proprio per la semplicità ostentata del “Terzo Tempio di Dio”. Tempio che ho provato io stesso ad esplorare, come vedete dalle screen, ma rischiando più volte di perdermi.
TempleOS ci lascia più domande di quante possa risponderne: che forse si tratti di una metafora della fede?
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