I risultati del sondaggio che abbiamo commissionato all’osservatorio SWG parlano chiaro: la maggioranza degli cittadini e delle cittadine italiani esprime un forte dissenso verso l’aumento delle spese militari.
Questo studio arriva in un momento cruciale, a ridosso della presentazione al Parlamento di una nuova manovra di bilancio che prevede un incremento del budget della Difesa: secondo quanto deciso dal governo Meloni, le spese militari potrebbero raggiungere circa i 40 miliardi di euro entro il 2028.
I risultati del nostro sondaggio: un chiaro segnale di disapprovazione nei confronti dell’aumento del budget della Difesa
Il sondaggio, che ha coinvolto un campione composto da 1.200 cittadini e cittadine, mostra che il 55% degli intervistati si oppone all’obiettivo del governo di portare il budget della Difesa al 2% del PIL entro il 2028. Solo una minoranza del 23% si è dichiarata favorevole, mentre il 22% non ha preso posizione. Questi dati confermano le tendenze rilevate già a gennaio 2023.
Anche l’aumento delle spese militari da parte dell’Unione Europea è fortemente contestato: il 52% degli italiani si oppone alla proposta avanzata dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, mentre solo il 27% si schiera a favore.
Le persone dicono sì a una tassa sugli extra profitti delle armi
Un aspetto particolarmente significativo emerso dal sondaggio riguarda il forte sostegno alla proposta di tassare gli extra profitti dell’industria bellica. Con l’aumento della spesa militare, alimentato in gran parte dal conflitto in Ucraina, il settore delle armi ha visto una crescita senza precedenti dei profitti. In questo contesto, il 65% degli intervistati ritiene necessaria l’introduzione di una tassa sugli utili straordinari, mentre solo il 17% è contrario e il 18% non ha espresso un’opinione. Leggi il sondaggio completo.
Servono investimenti su sanità, istruzione e ambiente, non sulle armi!
«Questi risultati dimostrano chiaramente che le cittadine e i cittadini italiani vogliono meno spese militari e più investimenti per il benessere collettivo», afferma Sofia Basso, research campaigner Pace e Disarmo di Greenpeace Italia. «Al contrario, il governo Meloni ha scelto di aumentare il budget della Difesa a discapito di settori fondamentali come sanità e welfare. È tempo che l’esecutivo e il ministro Crosetto riconoscano che inseguire l’obiettivo del 2% significa portare al collasso il nostro sistema sociale e ostacolare la transizione ecologica, ogni giorno più urgente»
Gli investimenti che il governo Meloni vuole destinare all’industria bellica dovrebbero essere indirizzati verso i veri bisogni del nostro Paese: istruzione, ambiente, salute e solidarietà, ovvero tutto ciò che può migliorare la qualità della vita delle persone. Servono impegni concreti verso la pace e il benessere collettivo. Chiediamo al governo italiano di fermare la corsa al riarmo: le risorse pubbliche devono contribuire a migliorare la vita delle persone, non a distruggerla.
Basta soldi per armi e guerre!