L’avrete letto nei romanzi, l’avrete visto persino in serial televisivi come Oz: la polvere di vetro è il veleno più mortale e irrintracciabile del mondo.
Le origini del mito sono dai romanzi pulp e criminali di fine ‘800: la polvere di vetro era narrativamente parlando la soluzione perfetta. Nella fiction diventava irrintracciabile se fatta a grana molto fina e consentiva di ottenere descrizioni di morte assai grafiche e spaventose, con la vittima che ignara di un danno interno accumulato nel corso dei mesi improvvisamente cominciava a perdere sangue da ogni orifizio del corpo tra atroci e inspiegabili sofferenze che solo il brillante detective protagonista avrebbe disvelato.
Ma in realtà non è così semplice.
La polvere di vetro è il veleno più mortale (nei romanzi)
È dall’800 che ci portiamo dietro il mito della polvere di vetro come arma letale, è dagli anni ’20 che il fact checking combatte con questa teoria.
Quotidiani del 1900 (1916 per essere precisi) riportati da libri come “Popular Fallacies: A Book of Common Errors, Explained and Corrected with Copious References to Authorities” di Ackermann, sin dall’edizione del 1926 (molte si sono succedute negli anni) mostrano infatti menzoni della fake news. Compresa la storia di un potenziale omicida costretto ad ammettere candidamente che la polvere di vetro “finemente triturata” gli è costata il fallimento del suo proposito di assassinio.
Ora, non stiamo dicendo che mangiare polvere di vetro sia una botta di salute, e assai probabilmente non dovreste farlo.
Testi del 2003 come Murder and Mayhem entrano nel dettaglio ricordando che più grossa è la grana, maggiore è il danno. Vetro finemente tritato non ha le capacità per danneggiare un essere umano sano, sarebbe come ingerire un po’ di sabbia sottilissima. Fastidioso, in grado di esacerbare condizioni presenti, ma non un veleno mortale.
Col salire della grana si possono avere irritazioni, sanguinamento rettale, e arrivati alle schegge di vetro quelle sì che possono cagionare gravi e immediate lesioni e anche dolorose.
Ma francamente, chi mangerebbe un’insalata di cocci aguzzi di bottiglia?
Ricordiamo assieme al fumetto distopico “Fourteen” di Umezu Kazuo, ambientato in un mondo dove la Terra viene devastata da inspiegabili fenomeni di devastazione ambientale, inoltre che sia la sabbia che la polvere di vetro (sostanze affini in fondo) non dovrebbero essere parte di nessuna cucina elaborata.
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