La transizione digitale procede con lentezza, Pmi più connesse

1 year ago 64

In base all’indice Digital Intensity Index (Dii) dell’Istat, utilizzato per identificare le aree Ict nelle quali le imprese italiane ed europee incontrano maggiori difficoltà, i divari maggiori si riscontrano, a scapito delle Pmi (imprese con 10-249 addetti), nella presenza di specialisti Ict, nella decisione di investire in formazione Ict nel corso dell’anno precedente, nell’uso di riunioni online e di documentazione specializzata sulle regole e le misure da seguire sulla sicurezza informatica. Ampio anche il divario nell’utilizzo di robot e nella vendita online di almeno l’1% del fatturato totale, che riduce in modo significativo la quota complessiva di imprese con almeno 10 addetti che fanno ricorso a questi strumenti.

Rispetto al 2019 – riporta Adnkronos – la quota di Pmi nelle quali nell’anno 2022 più del 50% degli addetti hanno accesso a Internet per scopi lavorativi è aumentata quasi del 23%, eguagliando i tassi di crescita delle grandi imprese (passando rispettivamente dal 40% al 49% e dal 47% al 58%). Nello stesso periodo, più marcata è la crescita degli addetti delle Pmi che utilizzano dispositivi connessi a Internet, che aumenta dal 50% al 56% annullando la distanza con le grandi imprese (55,2%). La banda larga fissa con velocità almeno pari a 30 Mbit/s risulta utilizzata dall’82,8% delle imprese 10+ contro il 96,1% di quelle più grandi. Più distanti invece le quote per connettività ad almeno 1 Giga, rispettivamente 13,2% e 27,1%.

Gli indicatori non sono neutrali rispetto alle attività economiche svolte dalle imprese: per la maggior parte degli indicatori di connessione, sicurezza e formazione Ict, le migliori performance vengono registrate dalle imprese appartenenti al settore della domanda di Ict specializzata e strategica, come quello connesso alla fornitura di energia, in cui operano l’86,4% delle imprese che hanno almeno il 50% degli addetti che accedono a Internet (la media è 49,3%), il 93,3% che ha attivato almeno tre misure di sicurezza Ict (circa 20 punti percentuali più della media) e il 38,3% che ha fornito formazione in campo Ict ai propri addetti (19,3% imprese 10+). Analoghe le performance dei settori delle professioni tecniche e dei servizi di informazione e comunicazione; questi ultimi si distinguono per la presenza di specialisti Ict (59,9% verso una media del 13,4%) e la formazione effettuata per aggiornare o sviluppare le competenze Ict dei propri addetti (52,5% verso 19,3%). Infine, le attività manifatturiere emergono per l’utilizzo della robotica (19,1% a fronte di una media dell’8,7%) mentre con il 36,8% quelle di alloggio e ristorazione sono le prime per l’utilizzo delle vendite online per valori superiori all’1% del fatturato totale a fronte del 13,4% delle imprese con almeno 10 addetti.

Il Dii, riferito alle sole Pmi con un livello Dii ‘di base’, è uno dei sub-indicatori della transizione digitale delle imprese misurata dall’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) a cui il programma ‘Bussola digitale 2030’ ha attribuito anche un target (90%) da raggiungere entro il 2030 : Nel 2022 il 69,9% di imprese con 10-249 addetti si colloca a un livello base di digitalizzazione che prevede l’adozione di almeno 4 attività digitali su 12 ma appena il 26,8% si colloca a livelli definiti almeno alti dell’indicatore. Al contrario, per il 97,1% delle imprese con almeno 250 addetti si registra un livello almeno base e l’82,1% ha raggiunto quello almeno alto.

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