Il trolling e l’Odio social hanno molte forme: la più assurda è quella vissuta dall’avvocato Takahiro Karasawa, classe 1978, esperto di bullismo online letteralmente per meriti sul campo. E so che la parola “letteralmente” è solitamente abusatissima, ma è quello che è successo.
La storia di Karasawa comincia nel lontano 2009, e comincia da un futuro cliente di Karasawa, un giovane troll identificato come Hasegawa, ed una imageboard anonima, un forum di discussione popolato da troll, ovvero provocatori virtuali.
Hasegawa con una mossa che denota uno scarso istinto di autoconservazione o quantomeno scarsa consapevolezza delle conseguenze decide di trollare una community online di anonimi dediti al trolling. E di lì le cose vanno peggio.
Prologo: le avventure di Hasegawa
Con una dose di brutte intenzioni, maleducazione, ingratitudine, arroganza, disordine e altri moti dello spirito cantati da Morgan anni più tardi il buon Hasegawa comincia a deragliare ogni discussione di una community dedita alle discussioni accese ed all’insulto libero.
E parliamo di roba tipo auspicare la morte di anonimi a caso sperando che il cadavere non venga ritrovato, insultare interi paesi del Giappone confidando di spingere qualche anonimo a rivelare il suo luogo di nascita, e farlo usando un “trip code”, un sistema per associare ogni singolo messaggio ad un codice consentendoti di essere “anonimo ma identificabile”.
Ovviamente, se hai tutti i messaggi in un solo cestino, doxxarti, ovvero scoprire chi sei, diventa più facile.
Hasegawa all’epoca era noto come Taichi Yagami, personaggio della serie animata “Digimon”, e grazie all’uso del tripcode ogni suo post pieno di odio e insulti era associato a “Taichi”. Nel 2012 Taichi/Hasegawa finalmente compie un errore.
Decide che le prossime vittime dei suoi insulti saranno gli adulti privi di istruzione universitaria e posta una lettera di ammissione ad una facoltà particolarmente prestigiosa per vantarsi del suo intelletto superiore.
Gli utenti bullizzati di 2chan riescono quindi a risalire alla facoltà universitaria di “Taichi”, e cominciano a frugare in tutti i messaggi (che ricordiamo, Hasegawa stesso aveva collazionato) alla ricerca di ogni piccola confessione ed elemento.
In poco tempo Hasegawa diventa vittima di doxxing: il suo nome e quello di tutti i suoi familiari vengono pubblicati sul forum, unitamente ad indirizzi di casa ed altri dati personali, coinvolgendo tutti nella loro vendetta.
Hasegawa decide di ammettere il fallo e cercarsi un avvocato: Takahiro Karasawa.
Le bizzarre avventure dell’avvocato Karasawa e il trolling in Rete
Takahiro Karasawa, classe 1978, specializzato in cyberbullismo e diritto online accetta il patrocinio di Hasegawa. Con una mossa invero causa di molti dei guai e delle disavventure di Karasawa in futuro, l’avvocato comincia a postare sulla imageboard 2chan, peraltro registrando un suo account con dati e tripcode.
Lo scopo di Karasawa è semplice: chiedere agli utenti che hanno bullizzato il suo cliente di dargli il loro indirizzo IP ed altri dati per farsi querelare, diffidandoli dal proseguire (dato che, ovviamente, al momento erano anonimi e non poteva notificare loro alcunché).
Capirete che tale mossa è sensata come fermare un ladro col passamontagna e il piede di porco che vi sta sfondando la porta del negozio e chiedergli, con molta cortesia, se gentilmente si leva il passamontagna, si mette in posa per qualche foto e vi consegna una fotocopia del documento di identità per andare a querelarlo con comodo, magari aggiungendo che se vi accompagnasse in questura personalmente farebbe risparmiare tempo a tutti.
Ovviamente, dobbiamo tenere conto del fatto che l’ecosistema legale Giapponese è diverso dal nostro: i provider non sono tenuti a conservare log, e spesso ne rifiutano l’esibizione (cosa che come vedremo il Karasawa odierno denuncia in ogni occasione istituzionale): oggettivamente il legale non aveva soluzioni da proporre al problema degli IP degli hater del suo cliente (che a sua volta era additato dagli altri come hater per le sue passate azioni).
Karasawa che inizialmente aveva postato la sua diffida in un thread a caso, chiede a questo punto, con grande cortesia, di poter aprire un topic di discussione chiamato “Topic per chiedere il rilascio degli indirizzi IP”.
L’effetto diventa surreale: dinanzi alla scena di un legale che chiede per piacere agli utenti di mettersi in fila per farsi identificare chiedendo altresì consiglio su come creare un messaggio, effettivamente gli utenti di 2chan smettono di bullizzare Hasegawa.
Cominciano a prendersela col suo avvocato.
Siccome parliamo di una imageboard, disegni e meme dell’avvocato vengono diffusi con battute salaci, spingendo Karasawa a passare dal difendere Hasegawa al difendere se stesso, nuovamente richiedendo gli indirizzi IP di tutti coloro che avevano parlato o diffuso immagini su di lui.
A questo punto Karasawa era diventato quello che in gergo tecnico si definisce un “lolcow”, una “Mucca per il lol”. Ovvero un utente che fornisce a dei troll informazioni che lo rendono vittima, causando attacchi ripetuti basati sulla derisione.
Attacchi sorprendentemente elaborati: i troll “contro Karasawa” si organizzano in armate e divisioni. Alcuni di loro si danno l’incarico di seguire Karasawa ovunque cercando di ottenere foto di avvistamenti e riprese con droni del suo studio legale, altri si danno l’incarico di creare disegni e animazioni derisive basate sui fenomeni del momento, dai Pokemon al Nintendo Wii passando per Vocaloid e la musica pop.
Altri utenti si spinsero in attacchi ancora più feroci, come inviare lettere con finti allarmi bomba e attentati “firmate” da Karasawa (ovviamente parliamo di false firme) e post social falsificati per attribuire ai social pubblici e legali alla pratica legale di Karasawa stesso ogni sorta di fake news e trolling.
A tutt’oggi (si registrano casi nel 2021), in tutto il mondo asiatico capita che finti attentati bomba siano “firmati Karasawa” e un gioco su Steam in “programmazione” da ormai un anno.
Oltre il danno la beffa, quando nel 2013 i dati degli utenti registrati di 2chan vennero venduti da un hacker furorno trovati anche quelli di Karasawa.
Quando la vita chiude una porta, apre un portone
In un certo senso però Karasawa ha avuto modo di capitalizzare dalla pessima esperienza patita: l’esperienza sul campo è stata una preziosa palestra che l’ha cementato come autorità sul campo sul cyberbullismo, consentendogli di lanciare una campagna per fare in modo che anche nel Sol Levante, come in Europa, i provider siano tenuti a conservare log da mettere a disposizone delle autorità.
Ora Karasawa ha un suo canale in streaming in cui dibatte di questioni legali legate al “diritto di Internet” (NFT, bullismo, odio social) e sui social anche lui ha un avatar illustrato come quelli che un tempo venivano usati per deriderlo.
L’esperienza è stata indubbiamente maestra.
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