Libertà di stampa in degrado tra guerra e intimidazioni. Più attenzione da politica

1 year ago 60

“Il 2022 è stato senza dubbio segnato dalla guerra in Europa, ma anche da una serie di metodi, sia nuovi che consolidati, per mettere a tacere il giornalismo indipendente”. E’ l’allarme lanciato dalla Piattaforma per protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, partner del Consiglio d’Europa.

“Guerra in Europa e lotta per il diritto alla denuncia”, il titolo del report dedicato al 2022, nel quale sono state analizzate 289 segnalazioni raccolte, provenienti da 37 paesi, delineando le minacce maggiori per il mondo dell’informazione.

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I numeri della violenza contro i giornalisti

Dalle intimidazioni, alle aggressioni fisiche – omicidi compresi -, dall’uso di strumenti di sorveglianza e spyware, alle molestie legali, passando per arresti, detenzioni, continui casi di impunità, e campagna diffamatorie, la piattaforma ha registrato un continuo degrado della libertà di stampa in tutta Europa.
Almeno 12 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi duarante la guerra tra Russia e Ucraina, e almeno altri 21 sono rimasti feriti. Cresciuto del 60% rispetto al 2021 il numero dei reporter detenuti: in tutto 127, al 31 dicembre 2022, principalmente in Turchia (52), ma anche in Bielorussia (32), in Russia (22), nei territori ucraini sotto occupazione russa (14) e in Azerbaijan (4). Tre reporter sono in carcere in Gran Bretagna, Georgia e Polonia.

Preoccupante è anche il ricorso ad azioni legali intimidatorie contro i giornalisti e le discussioni nei parlamenti nazionali di proposte di legge liberticide. In questo caso l’analisi ha messo in evidenza proprio la situazione del nostro paese, dove “i giornalisti sono sempre più spesso portati in giudizio per diffamazione” e si è registrato il più alto numero di casi di molestie e intimidazioni. “L’Italia, si legge ancora, non solo non ha depenalizzato la diffamazione, ma il suo nuovo governo ha dato la sua benedizione all’uso di procedure giudiziarie per mettere a tacere i suoi critici”.

Più attenzione da parte delle autorità

E’ necessario, scrivono i partner, che gli Stati “affrontino l’ampia gamma di minacce con cui i media indipendenti devono fare i conti, a partire dagli alert registrati dalla piattaforma e in linea con le raccomandazioni proposte nella Relazione annuale 2023”. Un impegno che la relazione mette in dubbio, vista la bassa percentuale di risposta che dai Paesi membri è arrivata per le segnalazioni raccolte: solo 48, pari al 16% dei casi.

“I contenuti del rapporto dimostrano la chiara e urgente necessità per il Consiglio d’Europa, gli Stati membri e le altre istituzioni europee di affrontare le minacce che il giornalismo deve affrontare con azioni rapide e coordinate”, si legge nell’analisi.
Da qui la richiesta “di rispettare gli obblighi in materia di libertà di espressione, protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti ai sensi dello statuto del Consiglio d’Europa e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
E l’auspicio che il parlamento di Strasburgo possa approvare entro l’estate la direttiva europea per la protezione dei giornalisti e degli operatori dei media.

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