Livorno 1921 - Italia 2021: La "Glasnost" italiana è ancora lontana (anni luce) e le Botteghe restano Oscure.

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Nel Centenario della scissione di Livorno, che diede vita al Partito Comunista D'Italia, per la prima volta è stato fatto il nome dell'Innominabile durante un evento-Talk Show da TV di Stato.

Di Massimo Greco

- Durante un evento del più mammasantissima di tutti i Talk Show della televisione italiana è andato in onda il solito teatrino pseudocelebrativo con qualche colpo di scena per i profani e per chi ha sempre avuto un approccio addomesticato e gregario (quanto fideistico) rispetto a vicende storiche rimaste appiattite sulla narrazione "ufficiale" di staliniana memoria. Nel Salotto di Bruno Vespa alcune eccellenze: Bianca Berlinguer, Paolo Mieli (Rai Storia...) e Massimo D'Alema.

Andiamo subito al sodo. La narrazione ufficiale ci ha sempre venduto un enorme falso storico ed ideologico sulle origini fondative del comunismo italiano. Ciò è avvenuto per quasi un secolo, a partire dal 1926  e dalle purghe staliniane. Ciò ha comportato per lunghissimo tempo manipolazioni d'archivio, diffusione di ricostruzioni totalmente infondate e la creazione di miti creati ad arte. Va anche detto che il tutto è avvenuto con la compiacenza e la complicità delle "controparti", secondo logiche consociative ben radicatesi nei decenni e che hanno raggiunto il culmine nella fase del cosiddetto "compromesso storico".

La figura di Gramsci, erezionata a vero e proprio "santino" per il popolo, è stata sempre propinata come quella di fondatore, di "leader maximo" a partire dall'immediato secondo dopoguerra fino ad inculcarne la figura mitologica da affiancare a quella di Togliatti e più successivamente a quella di Berlinguer. Tutto ciò che fu la fase del primo decennio ed in particolare quella che andava dalla Scissione di Livorno del 1921 fino al Congresso di Lione del gennaio 1926 è rimasta tabu da omertare o da relegare ai lavori di forbice degli "storici" e della storiografia "ufficiale". La cosa si è protratta fino ai giorni nostri e non esistono ancora significativi segnali di cambiamento.

Ma cosa è accaduto durante la puntata celebrativa del più duraturo, quanto rinomato, salotto televisivo della TV italiana?



È accaduto che tanto D'Alema quanto lo Storico Paolo Mieli, nel dover spiegare cosa fosse la "Scissione di Livorno" (le nuove generazioni non sanno manco lontanamente di cosa si tratta) hanno citato il nome dell'INNOMINABILE affiancandolo a quello di Gramsci. Una sorta di "sono stati loro"... E la cosa va assolutamente letta come una "novità" considerata l'occasione mediatica di una certa rilevanza. E non si sono fermati lì! (...)
Siccome la narrazione ufficiale degli ultimi ventenni, tra revisionismi vari, ha sempre voluto stigmatizzare quella scissione dal Partito Socialista come "un errore"... i nostri beniamini hanno poi dovuto "precisare" che più che Gramsci... il tutto è avvenuto per colpa di Bordiga... (La Berlinguer taceva, perché chiamata a parlare solo del padre).
In sintesi... Gramsci comunque "buono", Bordiga "cattivo" (in ossequio a 100 anni di narrazione stalinista.

Certo, questi personaggi non spiegheranno mai che dal 1926 il comunismo marxista in Italia muore per sempre. Non collegheranno mai le purghe staliniane alla fine del marxismo italiano, così come non prenderanno mai le distanze dall'opera di Togliatti. Del resto ancora sul patto Molotov-Ribbentrop conservano una narrazione sguatteratamente equivoca.

La narrazione resterà sempre la stessa.

Bordiga cattivo, Gramsci buono
Togliatti padre costituente, Berlinguer Santo e Craxi beatificato.
Le Botteghe devono restare Oscure, la Glasnost non è cosa per l'Italia.



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