Il 28 febbraio 2024 si è tenuta presso il Tribunale di Oristano, in composizione monocratica l’udienza del procedimento penale relativo all’attività industriale svolta dalla GECO s.r.l. presso la zona industriale S. Pietro di Magomadas (OR) in un impianto di trattamento dei rifiuti “autorizzato a ricevere fanghi di depurazione e a trattarli mediante essicazione e miscelazione con i residui della frantumazione degli inerti, ai fini della produzione di ammendante per l’agricoltura”.
Il Pubblico Ministero ha presentato una lista di 76 testimoni, mentre i Legali della difesa ne han presentato una con ben 95 testimoni.
Se venissero accolte in toto, non vi sono tanti dubbi che fra non molto tempo il procedimento potrebbe venir dichiarato estinto per intervenuta prescrizione, trattandosi di fatti accaduti anni or sono.
La prossima udienza è stata fissata al 19 aprile 2024 per audìre tre testimoni su richiesta del Pubblico Ministero.
Come si ricorderà, in precedenza il Tribunale aveva deciso (ordinanza del 18 dicembre 2023) di non accogliere la richiesta di oblazione presentata dai Legali dell’unico imputato, l’amministratore unico della GECO Leonardo Galleri, in quanto risultano “perduranti conseguenze dannose del reato eliminabili da parte del contravventore”.
E’, quindi, proseguito il procedimento penale, ma il dibattimento non sembra prospettare tempi ragionevoli.
Durante l’udienza del 13 novembre 2023 il Tribunale aveva sciolto la riserva unicamente in relazione alle richieste di costituzione di parte civile: erano state accolte quelle presentate dall’Avv. Susanna Deiana per il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), dall’Avv. Alessandro Gamberini per Italia Nostra, ISDE, Comitati e singoli cittadini, nonché quelle presentate dai Legali dei Comuni di Tinnura e Magomadas.
Era stata respinta l’istanza di Adiconsum (Avv. Gamberini) ed era stata avanzata la richiesta di oblazione dai Legali dell’unico imputato.
Nella precedente udienza pre-dibattimentale del 15 settembre 2023 era stata presentata l’istanza di oblazione e varie richieste di costituzione di parte civile.
Nella prima udienza tenutasi l’8 giugno 2023 era stata depositata l’istanza di costituzione di parte civile del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) rappresentato e difeso dall’Avv. Susanna Deiana, del Foro di Cagliari.
Sono contestate dalla Procura della Repubblica di Oristano a Leonardo Galleri, amministratore unico della Società, le ipotesi di reato di cui agli artt. 256, comma 1°, lettera a, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e 674 cod. pen. (getto pericoloso di cose/emissioni non autorizzate).
Secondo le contestazioni della Procura, sono state sversate in tre terreni in agro di Tinnura e Magomadas “complessive 7013 tonnellate di fanghi di depurazione miscelati con residui di frantumazione di inerti, da considerarsi a tutti gli effetti di legge ‘rifiuti’ (speciali non pericolosi) e non ‘ammendante’, in tal modo effettuando uno smaltimento illecito degli stessi”.
Inoltre, viene contestata la diffusione nell’area contigua dell’impianto e nei centri abitati di Tinnura, Magomadas, Flussio e Tresnuraghes “emissioni odorose nauseabonde, che creavano agli abitanti … rilevanti molestie e fastidi e in alcuni casi anche problemi di salute”.
La realizzazione dell’impianto industriale della Soc. GECO è stata fortemente contestata da buona parte dei residenti a causa del sensibile impatto ambientale e con il tempo il clima locale si è deteriorato sotto ogni aspetto basilare della convivenza civile: incendio degli impianti (1 gennaio 2020), danneggiamento dell’automobile e della vigna del rappresentante del Comitato locale per la tutela dell’ambiente (luglio 2020). Nel mezzo insulti, minacce e fine di qualsiasi confronto civile.
A monte ci sarebbe dovuta essere senza dubbio maggiore attenzione nell’ubicazione della zona industriale di San Pietro, a ridosso del centro abitato, perché è ovvio che in zona industriale vengono ubicati impianti industriali con tutti i prevedibili inconvenienti sulla qualità della vita di chi lì risiede. Così un’analisi puntuale avrebbe potuto prevedere le ricadute su ambiente e qualità della vita di un impianto che tratta fanghi da depurazione.
Ma così non è stato e Regione ed Enti locali hanno emanato specifica “Autorizzazione per la realizzazione e l’esercizio, ai sensi dell’art. 208 del d.lgs. 152/06, di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi rilasciata alla Geco s.r.l. con sede operativa in loc. San Pietro Z.I. del Comune di Magomadas” con determinazione dirigenziale Prov. OR n. 1283 del 24 ottobre 2018: l’impianto è stato autorizzato per operazioni di recupero fanghi da depurazione (R5) mediante comunicazione in procedura semplificata (artt. 214-216 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) per una capacità di trattamento di 15 mila tonnellate annue, come risulta dal catasto nazionale dei rifiuti.
In precedenza, con deliberazione Giunta regionale n. 16/25 del 28 marzo 2017, si era conclusa positivamente con prescrizioni la procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) – che, tra l’altro, ha autorizzato il trattamento fino a “80.000 tonnellate per i fanghi da essiccare (circa 223 giornate lavorative all’anno)” – e, con la deliberazione Giunta regionale n. 33/25 del 26 giugno 2018, sono stati autorizzati sia la “assegnazione della operazione di recupero R3 a due dei tre codici CER gestiti dall’impianto, in vece della operazione R5”, sia il subentro nella titolarità della Geco s.r.l. nell’esercizio del progetto di “Installazione di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi mediante essicazione e pirogassificazione”.
Con determinazione dirigenziale Prov. OR n. 394 del 10 aprile 2020 sono stati ritenuti insussistenti gli eventuali motivi di annullamento d’ufficio delle autorizzazioni in favore degli impianti Geco s.r.l., mentre con ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. I, 25 giugno 2020, n. 258 era stata respinta la richiesta di provvedimenti cautelari avverso l’attività di trattamento fanghi della Geco s.r.l.
Viceversa, dopo mesi di indagini, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano ha ottenuto il sequestro preventivo degli impianti (14 luglio 2020), poi parzialmente dissequestrati (16 luglio 2020).
In seguito, la Provincia di Oristano aveva risposto negativamente (nota prot. n. 10394 dell’11 agosto 2020) all’istanza di adozione dei provvedimenti di annullamento in via di autotutela ovvero, quantomeno, di modifica delle autorizzazioni emanate inoltrata dal GrIG (26 luglio 2020), in quanto aveva ritenuto “di non poter assumere i provvedimenti … richiesti” dopo una valutazione discrezionale della situazione giuridica e di fatto allora esistente.
Rimane sempre la speranza di un po’ di giustizia per il popolo inquinato.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto S.D., archivio GrIG)