[MILANO] Assemblea nazionale di sanità e funzione pubblica: il punto di vista dei lavoratori. Un resoconto dei temi trattati

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Milano – 27 gennaio

Assemblea Nazionale di Sanità e Funzione Pubblica

(Resoconto dei temi trattati)

L’assemblea ha avuto una buona partecipazione, rappresentativa di realtà provenienti dai diversi settori del Pubblico Impiego. La prevalenza della Sanità Pubblica riflette la sua avanzata frammentazione e, in generale, il declino del welfare.

A questa frammentazione segue una attività delle centrali sindacali sempre più ancorata ai disegni governativi, attività sindacale povera di attenzione ed ascolto ai bisogni dei lavoratori tanto da farsi rarefatta la loro stessa visibilità nei luoghi di lavoro.

Le assemblee sono un ricordo del passato, quasi un peccato originale da non ripetere. Anestetizzare ogni dibattito e scoraggiare le adunanze è una strategia consolidata. È un sottrarsi al confronto e al giudizio dei lavoratori. Al ruolo di difesa dei lavoratori si è da tempo sostituito quello di “macchina di servizi” per conto dello Stato, che esclude ogni orizzonte conflittuale e rivendicativo.

Pur in un quadro così desolante, va colto l’affermarsi della consapevolezza in molti lavoratori di essere soli ed abbandonati dalle burocrazie sindacali, non più percepite come realtà sindacali inaffidabili ma come un tutt’uno con l’apparato statale.

La stessa formulazione delle piattaforme sindacali prescinde dalle necessita dei lavoratori e si risolve in mera applicazione e traduzione di quanto lo Stato mette a disposizione in termini economici per il rinnovo dei contratti.

La consapevolezza di essere soli a fronteggiare le mire di governo e padronato è sotto certi aspetti positiva perché cancella illusioni e passività indotte. Oggi, chi si pone il compito della difesa di classe nei termini di rottura con tutte le sirene interclassiste deve di conseguenza affermare l’autonomia e l’indipendenza dai partiti e dai sindacati concertativi.

Essere scomodi, sentirsi scomodi, è più di una sensazione, è la presa di coscienza di dover operare contro corrente. Questa sensazione, questa predisposizione d’animo, è anche un livello di acquisizione politica preziosa. È stato l’elemento centrale e comune a molti interventi: è l’elemento da cui partire per sviluppare la nostra organizzazione.

Gli interventi sono stati una quindicina, espressione di una presenza sempre più qualificata a livello territoriale: dal nord al sud e nelle disarticolate versioni contrattuali.
Quelli che seguono sono gli spunti più caratterizzanti di un’attività che tende a raccordarsi intorno ad una linea di classe che va emancipandosi da ogni suggestione riformista.

Simone – OSS Calabria. Sottolinea che si è giunti al quarto commissariamento, l’ennesimo che non ha corretto le gestioni precedenti, nonostante il ricorso a questa misura autoritaria doveva servire a rompere la commistione e compromissione tra pubblico e privato. Questa è una malattia non curata bensì cronicizzata. L’attuale giunta di destra non segna nessuna discontinuità con il passato.

La presenza e allargamento della sanità privata è un primato negativo che la Regione può vantare.

Le condizioni ambientali in cui si interviene sono aggravate dalla presenza delle organizzazioni mafiose, ma va tenuto presente, che tra affari malavitosi e affari tout court il confine è sottilissimo. Infatti le pressioni oblique e gli inviti ammiccanti a “stare tranquilli” sono venuti più che altro da ambienti politici. Così anche il controllo sindacale nelle aziende si veste dei colori della mafiosità, tanto che dei rappresentanti hanno fatto pressioni per scoraggiare la presentazione di nostre liste per le RSU. “Non abbiamo paura” ha ribadito Simone, aggiungendo che per continuare a portare avanti un’attività caratterizzata da centinaia di manifestazioni e presidi, onde evitare che i vincitori dei concorsi finissero nel tritacarne del clientelismo, occorre una vicinanza sempre più stretta con le istanze sindacali nazionali. L’auspicio è che si affermi una linea unica dal nord a sud.

Walter – OSS Cooperative Sociali, Milano. Ha illustrato le condizioni di precarietà e stress che accompagnano le strutture socio-sanitarie. Queste, pur facendo parte di una rete assistenziale pubblica, si avvalgono di appalti che tradiscono puntualmente la vocazione assistenziale e fanno dei lavoratori e dei pazienti un’occasione di profitto per i signori della sanità privata, che pascolano nei territori che dovrebbero essere di tutela pubblica.

La ricerca di profitto porta ad abbracciare quelle tipologie contrattuali che peggiorano condizioni di lavoro e trattamento economico. Da parte dei lavoratori e del nostro sindacato si sta ingaggiando una battaglia per essere inquadrati con il contratto degli Enti Locali e non con il contratto UNEBA che è invece perseguito dalla controparte. In questa contesa siamo fortemente sotto pressione e additati come soggetti scomodi.

Fabrizio – Viterbo. I compagni di Viterbo pur non potendo vantare una presenza tra i lavoratori della Sanità, sin dal 2020 hanno portato avanti un intervento a difesa della Sanità Pubblica e promosso vertenze per la tutela della popolazione. Tale intervento, proprio perché finalizzato alla difesa della Sanità Universale e quindi gratuita, si pone in termini di raccordo e continuità tra i lavoratori del settore e la popolazione.

Questa impostazione esalta la valenza sociale della Sanità, che è anche il crocevia di tutte le politiche di tutela della salute in ogni ambito: luoghi di lavoro, territorio e abitazioni. Questa presenza ed esperienza ha trovato una felice proiezione oltre la provincia di Viterbo, con il contributo al Coordinamento della Sanità del Lazio.

Tra le varie altre iniziative viene segnalata la campagna per l’abbattimento delle liste d’attesa. È stato elaborato un vademecum che indica i passaggi per ottenere una accesso rapido agli esami, necessario perché, pur in presenza di norme prescrittive a favore degli utenti, la burocrazia riesce a vanificare e dirottare verso vicoli ciechi questo diritto elementare. Sono norme che le USL dovrebbero semplicemente applicare. Farle osservare è quindi una possibilità da utilizzare per riprenderci almeno una piccola parte di quello che quotidianamente ci viene tolto. Questa esperienza va ripresa e generalizzata su tutto il territorio nazionale.

Il compagno ha concluso l’intervento dichiarandosi a favore dello sciopero del 23 febbraio e della manifestazione contro tutte le guerre del capitale del 24.

Francesco – infermiere,Torino. Vibrante la sua presa di posizione contro la retorica degli Eroi. “Eroi” da schierare e sacrificare. Bastava non accusare sintomi per essere arruolati nella trincea del Covid-19. Eroi poi dimenticati e oltraggiati al solo timido tentativo di rivendicare sicurezza e condizioni economiche favorevoli.

Nei confronti di chi manifestava dubbi, paure e incertezze sui vaccini si è scatenata una reprimenda di sospensioni e privazione di stipendio che non aveva nessun fondamento sanitario ma solo un accanimento repressivo. Questo relativizzare il ruolo sanitario ed assolutizzare le finalità di disciplinamento si è evidenziato con l’attenuarsi della pandemia. Nessuna misura di tutela è stata intraprese per curare chi aveva subito il contagio, né, tanto meno, approntate misure per gestire il decorso della pandemia. (long covid-19).
L’impatto con la pandemia ci ha consegnato uno scenario apocalittico evidenziato da poche ma significative cifre “Alla fine degli anni ’70, l’Italia era dotata di 530.000 posti letto negli ospedali pubblici, oggi sono circa 190.000, il nostro paese si trova con 314 letti ogni 100.000 abitanti (fonte Openpolis). Negli anni 2010-2019 altre migliaia di posti letto sono stati tagliati”.

Agli OSS con cui si lavora fianco a fianco non viene dato il giusto riconoscimento. Ma, per non commettere gli stessi errori nei quali incorrono molti infermieri che ricercano riconoscimento e promozione in master, titoli, e suggestioni corporative, sarà necessario riscoprire la medesima identità di lavoratori salariati perché il prezzo della forza lavoro la fa il mercato e la lotta, solo la lotta, determina come e di quanto vivere.

Il S.I. Cobas conta un insediamento a Torino solo da pochi mesi e le prime tematiche affrontate concernono la salute e la sicurezza dei lavoratori. “A gennaio 2023 abbiamo organizzato una riunione on line, con la partecipazione di 50 lavoratori, nella quale il dott. Vito Totire ha risposto a numerosi chiarimenti su quella che è la figura del medico competente. Abbiamo individuato quanto sia in bilico questa figura tra vincoli deontologici è assoggettamento al datore di lavoro che arbitrariamente sceglie e stipendia”.

L’intervento finalizzato alla sicurezza ha trovato un campo di applicazione ideale nel degrado in cui versano i reparti di psichiatria. Sono partite le denuncie di dovere ai sensi del decreto legislativo 81/208.
L’attenzione a generalizzare le cose buone che ogni nostra componente riesce a fare, ha fatto si che si rilanciasse la lotta per lo scorrimento delle graduatorie dei vincitori di concorsi iniziata con successo dai nostri compagni della Calabria.

Pur dovendo scontare una disaffezione sindacale della nostra categoria “DOBBIAMO ANDARE AVANTI CON PAZIENZA E DETERMINAZIONE”.

Paolo – AMIU, Genova. L’Azienda Multiservizi e d’Igiene Urbana ha una ragione sociale mista, in parte Spa, infatti accanto a lavoratori del privato ci sono lavoratori con contratto pubblico e quindi assoggettati alla legge 146. Questi vivono una condizione borderline.

Una strutturazione a dir poco originale, perseguita dai Sindacati Confederali che, nella pretesa di dar vita alla concorrenza coi privati, sono riusciti a combinare in modo diabolico il peggio del pubblico con il peggio del privato. Infatti l’orario settimanale prevede 36 ore per il settore afferente agli Enti Locali e 42 per i privati.

Questa surreale commistione pubblico/privato permea tutta l’azione sindacale. Le tematiche e i problemi propri del sindacato e dei lavoratori sono annullate per entrare come suggeritori e pseudo manager nelle questioni di potere gestionale. Dopo aver fallito come compagini sindacali, si ritrovano ad essere ancillari dei gruppi di potere in lotta. Ovviamente le conseguenze sono tutte a carico dei lavoratori e manca completamente una vita sindacale. Al posto di una lotta per aumenti salariali prende campo la ludica distribuzioni di premi, benefit e buoni benzina. “Gira la ruota” è il modello perseguito per gli aumenti aziendali, Iva Zanicchi è la loro musa.

Purtroppo molti colleghi partecipano a questo gioco autolesionistico. Dobbiamo combattere questa situazione. Ci stiamo provando.

Adriano – Comune di Milano. Si sofferma sul contratto integrativo firmato a dicembre ma in realtà pone questioni di più ampia portata quali il problema del caro vita (salari) e degli organici. Nella metropoli lombarda i livelli salariali sono significativamente insufficienti se confrontati con i costi abitativi e della vita in genere. L’accordo, pur riconoscendo importanti aumenti salariali non risolve la questione salariale. Negli Enti Locali si registrano le più basse retribuzioni di tutto il Pubblico Impiego. L’ultimo contratto integrativo ha ulteriormente aumentato la forbice a favore dei livelli alti delle gerarchie aziendali. “La giunta milanese non interviene e permangono condizioni assurde per i dipendenti – la mancanza del riconoscimento dei di ticket restaurant cumulabili per il diritto alla mensa – o in generale la mancanza di appartamenti con costi abbordabili per retribuzioni medie di 1.300 € mensili”.

In sei anni c’’è stato un vero è proprio dissanguamento degli organici: 1.300 unità perse.

A partire da questa situazione già insostenibile dal punto di vista economico si determinano livelli di deterioramento sociale ancora più gravi se si considera lo stato degli organici. Il piano di assunzione è di gran lunga lontano dal colmare il vuoto degli organici perché non compensa le uscite dei pensionamenti, a questo si aggiunge lo stillicidio dei licenziamenti spontanei. A Milano non si vive con 1.300 €!

La cura suggerita dall’amministrazione non fa che aggravare la malattia: ricorso alle cooperative che pagano dalle 5 ai 6 € all’ora. Che si stia andando verso una riduzione dei servizi oltre che ad un abbassamento della qualità è una certezza statistica. Certo è che queste esternalizzazioni, al pari di quanto avviene per la sanità, fanno il gioco del capitale privato che si conferma campione del lavoro nero e dell’evasione fiscale.
Adriano è membro RSU del Comune di Milano e propone un’alleanza trasversale a partire proprio dai delegati.
Anche alla luce delle mobilitazioni in atto nella Polizia Locale, che durano da mesi, e del comparto scolastico (nidi e scuole d’infanzia), serve una alleanza tra i delegati per promuovere scioperi, presidi, cortei. Invito che facciamo nostro.

Cinzia – INPS, Milano. Nell’azione sindacale si sconta la non rappresentatività della nostra organizzazione, ostacolo questo aggredibile solo con il lavoro che si sviluppa sul posto di lavoro. Solo l’azione diretta dei lavoratori può infrangere il muro che vede in simbiosi confederali ed Ente. In un recente passato, attraverso assemblee partecipate, siamo stati in grado di farci sentire e dare un ruolo attivo alla RSU in cui siamo presenti.

Con il venir meno della mobilitazione anche il nostro ruolo viene marginalizzato dal peso organizzativo della controparte che trova nel Coordinamento Metropolitano dell’INPS un ambito per tacitare ogni spinta della base. Qui prevale il peso delle burocrazie che, lontane dai lavoratori, intrecciano fitte relazioni istituzionali.

È in questo ambito impermeabile alle istanze dei dipendenti che si decidono le politiche improntate ad un sempre più marcata gerarchizzazione dei ruoli, che produce una vera e propria persecuzione degli impiegati qualora si registrino degli errori nella lavorazione delle pratiche.

Persecuzione e non semplice azione disciplinare perché la santa inquisizione si arricchisce di un nuovo strumento di tortura: “il danno erariale”, che ha già condannato ad una pena, fino all’estinzione del danno, un compagno dell’INPS di Roma. In questa vera e propria campagna di terrore i confederali sguazzano sulle paure dei lavoratori e propongono polizze assicurative, lenitive dei sintomi ma inefficaci a rimuovere le cause.

Polizze che offrono solo una copertura parziale e non incidono sulle cause vessatorie che le direzioni impongono. Il livello di sindacalizzazione dell’INPS tradizionalmente alto è oggi in calo. Come già evidenziato da Adriano (comune di Milano), il costo della vita a Milano ha un impatto dirompente e fa sì che tra i nuovi assunti dell’INPS si registrino abbandoni dopo pochi mesi dall’assunzione.

Sergio – Comune di Genova. Anche a Genova tra i “comunali”, che sembravano vantare un posto di lavoro stabile, con il peggioramento del trattamento salariale si registra il fenomeno, per ora silente, degli abbandoni tra i nuovi assunti. Ciò contribuisce a determinare livelli d’organico ridotti all’osso. Con il ricorso ad appalti esterni aumenta la concorrenza tra dipendenti diretti e dipendenti esterni.

Ad aggravare ulteriormente il quadro dei dipendenti della “cultura” (sorveglianza dei musei) si abbatte la sfrenata fantasia del Sindaco che arruola volontari a sanare la penuria di personale: una boccata d’ossigeno per le casse comunali che non risolve affatto la carenza di personale. I turni di lavoro sono pesantissimi, soprattutto nei weekend: undici ore di lavoro continuate e obbligatorie per gestire i flussi turistici crescenti. Il ricorso agli orari “multi periodali” mette in discussione il recupero psicofisico e le pause previste dal contratto. Siamo intervenuti come S.I. Cobas per esigere il riconoscimento della pausa dopo sei ore di lavoro. Anche in questo contesto, erroneamente percepito come tranquillo, i problemi sono tanti e l’unico antidoto non può essere che la lotta.

Arturo – Delegato. Regione Lombardia. L’autonomia differenziata trova nella Regione Lombardia un terreno fertile per sperimentare politiche a favore delle classi proprietarie. Le politiche territoriali prevedono un quadro che combina modernità e ricchezza di mezzi al pauperismo sociale. Nei piani per l’agricoltura, costosissimi trattori sono associati alla manodopera di emigrarti schiavizzati. Alla Milano capitale “morale” e delle luci fa da contraltare la nera miseria del lavoro. Nel palazzo della Regione il welfare aziendale vogliono segnare nuovi livelli di discriminazione sociali. Con il welfare aziendale vengono posti sotto tutela assistenziale i propri dipendenti con il solo intento di sottrarsi al finanziamento della spesa sociale.

I senza lavoro, il lavoratori precari, i poveri, saranno consegnati ad uno stato con meno risorse da destinare all’assistenza. La Regione vuole andare oltre e abrogare il welfare aziendale perché in questo istituto riscontrano, pare, troppi elementi di “socialismo”, c’è troppo solidarismo. L’assistenza al disagio non è nelle loro corde. La loro missione è tutelare il mercato e cioè favorire il potere d’acquisto. Al posto del welfare, largo spazio ai benefit che potranno essere spesi solo nelle botteghe padronali previste nella “piattaforma privata”. Da una misura di tutele parziale a favore dei livelli salariali più poveri si passa alla elargizione a pioggia che annulla ogni elemento di progressività. Solo su nostre pressioni si è avuta una formulazione scritta del progetto. Avrebbero preferito una comunicazione solo verbale “aumm aumm”.

Roberto – Messina. La battaglia per lo scorrimento delle graduatorie dei vincitori di concorso, condotta brillantemente in Calabria, oggi viene riproposta anche in Sicilia. Sono iniziati i contatti con i lavoratori oggi prevalentemente con contratti a tempo determinato. Gli OSS sono i più sensibili al nostro progetto sindacale e numerosi sono stati gli incontri. La strutturazione di un lavoro organizzato può trovare nuovo impulso dall’apertura di una sede proprio a Messina. Gi ostacoli per chi si pone contro tendenza sono tanti, ma c’è un solo modo per superarli “lottare per un cambio di mentalità”.

Questo vuol dire anteporre a tutto l’armamentario sindacale da maturare e migliorare l’idea forza della dignità. Non c’è nessun progetto vincente se questo non riposa proprio sulla voglia di riscatto e sulla difesa della dignità. A partire da questo è possibile rompere con l’idea che al sud non possa affermarsi una coscienza sindacale. È un fatto che oggi proprio dal sud sia presente una delegazione cosi numerosa, evidentemente la lotta è una pianta che attecchisce in tutti i climi sociali.

Enzo – S.I. Cobas Viterbo. Denuncia una deriva pericolosa che sembra coinvolgere anche compagni d’avanguardia che dovrebbero essere immuni da visioni umanitaristiche. Si riferisce alle attività ambulatoriali su base volontaristica. Certo è encomiabile la motivazione solidaristica di chi va in soccorso di categorie di popolazione escluse da ogni forma di tutela sanitaria, ci mancherebbe altro. Altra cosa è però promuovere una sorta di sanità dal basso, quasi un surrogato del Servizio Sanitario Nazionale, che non può conoscere alternative. Più che il fai da te da buon samaritani non si deve derogare dalla lotta fondamentale per una sanità universale e gratuita. Le energie vanno spese per questo obbiettivo tutto il resto serve, al di la delle buone intenzioni, a contenere il conflitto sociale a maggior gloria e tenuta del sistema.

Gino – Milano. Conclusioni operative. Perdura l’attacco generalizzato alle condizioni sociali di tutte le categorie ed in particolare alla Sanità e al Pubblico Impiego. Questi hanno subito i maggiori contraccolpi e sono chiamati a pagare i costi di quella che definiamo “tendenza alla guerra”. Con il diffondersi delle guerre e dei conflitti questa tendenza si trasforma da una ipotetica disposizione ad una realtà che incombe sulle nostre esistenze. La guerra, soprattutto se vissuta lontana dai campi di battaglia, non è percepirla come tale, cioè evento totale e coinvolgente per tutti. Le guerre spostano risorse dai servizi sociali agli armamenti (a favore della “difesa”, dicono).

Ma difesa da chi e contro chi?

Il S.I. Cobas riconosce come nemici solo quelli che vogliono tenere in vita un sistema che produce barbarie: il capitalismo. È inutile nascondercelo la massa della popolazione non è sulle nostre popolazioni ed in tutti gli interventi è riecheggiato il leitmotiv “la nostra azione è in contro tendenza” dal sentire comune, siamo percepiti come scomodi ma quando a questa etichettatura di persone scomode associamo la lotta e la partecipazione dei lavoratori, come nella logistica, siamo in grado di cogliere risultati; l’essere scomodi diviene per motivo d’orgoglio. Ciò dimostra che anche nelle situazioni più sfavorevoli ci sono quegli elementi di contraddizione da utilizzare per contrastare le avversità. Dobbiamo contare su una azione organizzata, su una omogeneità di linea per cogliere una realtà complessa e ricondurla al principio d’ordine che solo la lotta di classe è la strada da percorrere.

Va ripreso l’obbiettivo che ci eravamo dati nel corso della riunione nazionale passata. Rivendicare un contratto unico per tutta l’area sanitaria non come principio astratto ed utopistico ma allineando ogni nostro atto a questo fine. Brevemente gli obbiettivi su cui maggiormente insistere sono la rivendicazione per tutto il Pubblico Impiego della Quattordicesima per contrastare l’operazione politica divisiva degli aumenti di merito (pagelline e performance varie) e il ripristino della scala mobile contro l’erosione automatica dei nostri salari per via dell’inflazione rivendicando un meccanismo anch’esso automatico, ma di segno opposto, a noi favorevole.

Milano 27-1-2024

Si Cobas Sanità e Funzione Pubblica

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