Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Milano, 11 giugno:
un’assemblea che dà forza all’iniziativa di classe, internazionalista
contro la guerra in Ucraina e tutte le guerre del capitale
Possiamo affermare senza timore di essere smentiti che la partecipata (300 presenti), calda (in alcuni momenti emozionante), intensa assemblea di domenica 11 giugno a Milano, è riuscita nel suo intento. Fc, Fgc, Iskra, SI Cobas e Tir l’avevano chiamata con lo scopo di “unire le forze” per rilanciare la lotta contro la guerra tra NATO e Russia in Ucraina, contro l’economia di guerra e il governo Meloni che l’amministra, contro il crescente rischio di uno scontro bellico mondiale di portata apocalittica – una lotta che non ha ancora quella estensione, quella forza, quella dimensione internazionale, che sono indispensabili per incidere sul corso degli avvenimenti.
All’appello dei promotori ci sono state una molteplicità di risposte, quasi tutte nella sostanza positive, da parte di organismi sociali e di movimento (No Base Coltano, Comitato 23 settembre, Centro sociale Askatasuna, Controtendenza di Piacenza, Collettivo autonomo gardesano, Movimento 7 novembre, Comitati di lotta di Viterbo e Roma, alcune/i compagne/i del Kinesis di Tradate, International Migrants Alliance, Comitato permanente contro le guerre e il razzismo di Marghera, Comitato internazionalista di Como), politici (Brescia anticapitalista, Controvento, Fir, Piattaforma comunista), sindacali (SGB, Slai Cobas per il sindacato di classe). Significativi i messaggi di sostegno di intellettuali marxisti quali Alain Bihr, Ricardo Antunes, Yannis Thanassekos, i saluti solidali o le fisiche presenze dall’estero di sindacati combattivi come il giapponese Doro Chiba e la sud-africana General Industries Workers Union, di organismi misti (sindacal-politici) quali gli Angry Workers of the World del Regno Unito e l’United Front Committee for a Labor Party degli Stati Uniti, strettamente legato alle agitazioni dei portuali della costa occidentale, nonché della Kommunistische Organisation, impegnata in Germania, con altre forze, in un’attività di solidarietà con i rifugiati politici e gli esuli ucraini e russi contrari alla guerra.
Impossibile dare conto in modo analitico delle decine di interventi e messaggi ricevuti – ne stiamo pubblicando alcuni sul nostro blog, e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Tra i momenti più intensi dell’assemblea, a nostro avviso, gli interventi della compagna Mimì del Comitato 23 settembre che ha motivato con energia e forti argomenti, ad un tempo di genere e di classe, il “niente più figli per le vostre guerre”; della compagna russa Irina, che ha letto testi di organizzazioni comuniste di giovani ucraini e di giovani russi impegnati in modo militante contro la guerra; dei compagni Asmeron, Mahmoud e Gianluca del SI Cobas, che hanno testimoniato la particolare sensibilità e attenzione di molti proletari immigrati al tema-guerra, anche a causa della drammatica esperienza fatta nei paesi di nascita – un aspetto rimarcato con forza da Aldo Milani, coordinatore nazionale del SI Cobas; del compagno Edgar dell’IMA; del compagno Jacopo del Fgc, autore di un’essenziale, lucida denuncia del crescente intreccio esistente anche in Italia tra università e complesso militare industriale – questo sia detto senza voler togliere nulla agli altri intervenuti.
Pur trovandoci davanti a così tanti e diversi spartiti, nel suo insieme la musica dell’assemblea ha mantenuto quel chiaro timbro di classe, internazionalista che impronta i documenti che l’hanno preparata, e si è mossa lungo il tracciato di analisi e di indirizzo politico definito e fissato nel convegno di Roma del 16 ottobre scorso.
Come ha spiegato efficacemente in apertura dei lavori Eddy del Laboratorio politico Iskra, per i promotori dell’Assemblea la guerra NATO-Russia in Ucraina (che viene ben da prima del febbraio 2022) è solo l’ultimo di una serie di eventi catastrofici del primo quarto del XXI secolo, che segnalano l’avvento di una crisi storica del sistema capitalistico e del vecchio assetto del mondo uscito da Yalta, e poi dal crollo del cd. “socialismo reale”. La guerra in Ucraina è destinata a durare perché nessuna delle due parti può perdere. E mentre è già evidente la spinta alla messa in campo ufficiale di truppe NATO e alla consegna a Kiev di armi a sempre maggiore gittata per colpire il territorio russo, mentre matura uno scenario di mobilitazione generale in Russia, viene sdoganato a parole e nei fatti tanto il ricorso alle armi nucleari quanto quello al terrorismo ecologico, e si riaccende all’improvviso il focolaio di guerra in Kosovo e nei Balcani. In realtà, la guerra in atto in Ucraina costituisce il punto di non ritorno delle contraddizioni inter-capitalistiche. Il suo progressivo allargamento, la sua intensificazione, ci obbligano ad organizzarci e unirci, anzitutto per favorire quel protagonismo proletario contro la guerra che finora, con l’eccezione di una piccola minoranza di proletari immigrati, non c’è stata. Un protagonismo della classe lavoratrice per sé stessa – che esclude il tifo per l’uno o l’altro degli schieramenti a scontro, perché è cosciente che questa guerra, e la dinamica che essa ha innescato, sono contro i proletari di Ucraina, di Russia, di tutti i paesi del mondo.
L’Italia, è stato ribadito più volte sia nell’intervento di apertura che negli interventi introduttivi, è dal primo giorno in guerra. E la nostra azione disfattista contro la guerra, contro le guerre, del capitale deve partire proprio da qui: dalla denuncia e dalla lotta contro il governo Meloni, contro la “nostra” classe capitalistica, fondatrice e parte attiva delle alleanze imperialistiche a cui è legata (NATO e UE), seppur con un rango inferiore a quello dei capibastone d’oltre Atlantico e d’Europa, ma non certo in qualità di colonia – come vorrebbero certi raglianti gonfi di sinistro nazionalismo. Per metterci di traverso al piano inclinato del capitale, alla tendenza generale verso un devastante scontro inter-imperialistico (che è una possibilità concreta), bisogna organizzarsi contro la pace del capitale, e respingere senza se e senza ma le sirene di un impossibile capitalismo “multipolare equo, pacifico, prospero per tutti” sponsorizzato dalla Cina e dai paesi capitalistici ascendenti (un tema centrato in pieno da Tiziano del Fc). La vicenda storica suggerisce, semmai, che più il capitalismo imperialista è “multipolare”, più crescono i rischi di una guerra mondiale per la ridefinizione stabile dei rapporti di forza – o il capitalismo ha mutato improvvisamente le sue leggi di movimento a nostra insaputa?
Anche se l’allarme non è finora sentito in modo adeguato dalla massa dei proletari, tuttavia i lavoratori stanno sperimentando i morsi del carovita, l’autoritarismo, l’aumento dei morti sul lavoro, il taglio al RdC, l’invadenza militare nelle scuole e nei più vari ambiti della vita sociale, benché senza legare ancora tutto ciò alla tendenza alla guerra su scala globale. Di qui l’impegno, che ha segnato i lavori dell’assemblea dall’inizio alla fine, a proiettarci verso la grande massa dei lavoratori e delle lavoratrici, e a dialogare con tutto ciò che comunque si muove, sia pur debolmente, nella direzione di un’azione di contrasto ai piani di guerra dei capitalisti, sempre anti-proletari – una doppia sottolineatura fatta, con differenti argomenti, negli interventi di Antonio della Tir e di Paolo del Fgc, partito opportunamente nel suo acceso intervento dai celebri versi di B. Brecht: “Alla fine dell’ultima [guerra] c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
Dopo circa sei ore di dibattito, l’assemblea si è conclusa con un triplice impegno:
1)dar vita ad una campagna di mobilitazione di classe, anticapitalista, internazionalista contro il militarismo e l’economia di guerra, che preveda l’organizzazione di una manifestazione davanti alla base di Ghedi, nella sua duplice veste di sede storica dell’aeronautica militare italiana e della NATO;
2)aprire un confronto costruttivo con tutte le realtà che intendano porsi sul terreno della lotta aperta e conseguente alla guerra in Ucraina e alla corsa alle armi, a cominciare dalla Rete No base di Coltano, per pianificare insieme iniziative comuni che rafforzino la spinta verso una mobilitazione unitaria in autunno;
3)partecipare in modo attivo ai contatti già in corso per costruire uno sciopero generale del sindacalismo di classe e combattivo nei prossimi mesi, e per far vivere all’interno di tutti i conflitti sindacali e sociali il no alla guerra del capitale, all’economia di guerra, alla disciplina di guerra, prevedendo specifiche forme di lotta e di organizzazione adeguate allo scopo.
Con l’assemblea di Milano è stato compiuto un passo in avanti. Ora viene il difficile: dare continuità a questi impegni riuscendo realmente ad unire le forze disponibili. Il difficile nel difficile, poi, sarà riuscire ad arrivare ad un’area molto ampia di lavoratori e lavoratrici che sono rimasti finora a guardare, con un messaggio ‘semplice’, essenziale, diretto. Ce la metteremo tutta per vincere questa doppia sfida.
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