Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Campi Flegrei:
il nuovo bradisismo scoperchia il vaso di Pandora
della devastazione sociale e ambientale
– G. D’Alesio
Nelle ultime settimane è balzata agli onori delle cronache nazionali la ripresa vigorosa del bradisismo su tutta l’area occidentale di Napoli, che da millenni poggia sulla mega-caldera (o super-vulcano) nota come Campi Flegrei.
In realtà, si tratta di una ripresa che è in atto in maniera strisciante già dal 2005, e che a partire dal 2020 ha registrato una notevole impennata nei livelli di sollevamento del suolo, con annessa intensificazione degli eventi sismici, in particolare nei rioni Solfatara e Pisciarelli situati al confine tra i comuni di Pozzuoli e di Napoli.
Le scosse degli ultimi giorni, che hanno raggiunto una magnitudo superiore a 4, hanno smentito clamorosamente le rassicurazioni delle istituzioni locali, le quali per anni hanno garantito che fosse tutto sotto controllo e che i terreni fossero un evento fisiologico e connaturato con le caratteristiche geologiche dell’area, e hanno fatto ri-piombare i residenti in quel limbo di incertezza e di paura che aveva già segnato le precedenti crisi del 1970-72 e 1983-84, entrambe sfociate prima in evacuazioni di massa, poi nell’esodo di migliaia di famiglie verso le “New Town” di Rione Toiano e Monteruscello.
40 anni fa il pericolo vulcanico divenne da un lato il pretesto per portare a compimento l’opera di espulsione di gran parte di proletari dal centro storico, dall’altro per favorire una colossale opera di speculazione edilizia, con la messa sul mercato di migliaia di edifici sfitti, la gran parte dei quali in totale assenza di manutenzione e messa in sicurezza antisismica, nonché attraverso la costruzione di una miriade di nuovi alloggi ad uso e consumo della media borghesia o del business ricettivo, spesso abusive ed edificate nel cuore della zona rossa a piú alto rischio sismico-eruttivo.
Oggi si stima che circa il 20% degli edifici in zona rossa siano abusivi, in un’area che ospita più di 500 mila abitanti a rischio di evacuazione, con poche vie di fuga caratterizzate da strade dissestate e ad alto congestionamento anche in condizioni ordinarie: già questi dati sono sufficienti a rendere l’idea di quanto siano del tutto velleitari e tragicomici i piani di evacuazione predisposti dalle autorità (comuni e Protezione civile).
Ciò spiega la rabbia e il malcontento montante negli ultimi giorni nei quartieri in prossimità dell’epicentro dei terremoti, esasperati non solo e non tanto dagli sciami sismici, quanto dall’inezia e dall’impotenza delle istituzioni di fronte all’eventualità di eventi dannosi o addirittura catastrofici.
Tutto ciò in un’area attigua al quartiere di Bagnoli, da oltre 30 anni in attesa messianica di una “riqualificazione” ambientale post-dismissione industriale delle superfici ex-Ilva puntualmente rinviata sine die, nel mentre i proletari del territorio continuano a sprofondare nel baratto della disoccupazione, del lavoro nero o alla mercé dei templi del supersfruttamento nei settori “grigi” della ristorazione, dei locali notturni e degli stabilimenti balneari privati.
Proprio per questo, venerdì scorso centinaia di abitanti di Bagnoli sono scesi in piazza per chiedere al sindaco Manfredi chiarezza e trasparenza sui lavori di bonifica. Siamo nel 2023, ma le rivendicazioni dei manifestanti e le questioni sul tappeto sono praticamente identiche a quelle immediatamente successive alla chiusura dell’Ilva nel 1993: bonifica del territorio dall’inquinamento prodotto da un secolo di acciaieria, e lavoro per le migliaia di giovani disoccupati.
Più aumentano le contraddizioni, più il capitalismo e la sua macchina statale e amministrativa si dimostrano incapaci di offrire risposte concrete ai più elementari bisogni sociali, ambientali e urbanistici dei proletari e della collettività.
Quindi, tutto a posto?
– G. D’Alesio
Uno dei pochi punti fermi assunti dall’Ingv fin dal principio della nuova ondata bradisismica sta nel fatto che i terremoti nella caldera dei Campi Flegrei, fin quando sono localizzati a bassa profondità, difficilmente possono superare una magnitudo tra 4 e 4.5.
Questo significa, secondo la stragrande maggioranza degli esperti, che con ogni probabilità non avremo scosse devastanti tipo Irpinia ’80, L’Aquila, Amatrice, ecc., e che casomai la vera preoccupazione è l’eventualità di un’eruzione, la cui maggiore o minore potenza non è in alcun modo prevedibile, soprattutto qualora si trattasse di un’esplosione di tipo friatico.
Quindi tutto a posto?
No, non è per niente tutto a posto.
Primo, perché un singolo evento di mag 4 è cosa ben diversa da decine di eventi superiori a mag 2,5 a distanza di tempo ravvicinato: dovrebbe essere evidente anche a un infante che ripetute sollecitazioni logorano via via la tenuta degli edifici, e che a lungo andare anche una scossa di modesta entità può diventare la classica goccia che fa traboccare il vaso, tanto più con un patrimonio edilizio vetusto e/o tutt’altro che in linea con gli standard di sicurezza antisismica.
Le crepe nei palazzi prodotte dalla scossa di stasera ai Pisciarelli e a Bagnoli sono in quest’ottica più eloquenti di mille parole.
Secondo, la terra continua ad innalzarsi a livelli ben superiori a quelli del 1984, e allo stato attuale il ritorno alla subsidenza (discesa) non si vede neanche all’orizzonte. Ciò significa che se la rotta non si inverte, gli sciami sismici saranno sempre più frequenti ed intensi.
Anche qualora non vi fosse alcuna eruzione imminente, è mai possibile che gli esperti e le autorità non mettano in conto un “valore-soglia” di sollevamento superato il quale diventa necessario non dico evacuare, ma almeno prevedere un serio incentivo all’esodo per gli abitanti delle aree a ridosso dei Pisciarelli e della Solfatara?
Terzo, al di là dei danni materiali, c’è da fare i conti con l’impatto notevole che questa situazione determina dal punto di vista morale e psicologico, soprattutto per i bambini e gli anziani.
Quarto, anche di fronte alle calamità naturali, proletari e borghesi non sono mai sulla stessa barca. Di fronte a un peggioramento della situazione, chi ha una seconda e una terza casa al di fuori della zona flegrea, non ha certo bisogno dell’ordine di evacuazione per mettersi al sicuro…
Le immagini di stasera degli abitanti di Agnano disperati e inferociti col sindaco di Pozzuoli, con De Luca e con tutte le istituzioni da cui si sentono completamente abbandonati, è lo specchio del parassitismo e della putrefazione di uno stato borghese tanto pronto a dilapidare miliardi per le guerre e per le armi all’Ucraina o a regalare fiumi di denaro ai padroni e alle banche, quanto indifferente e latitante quando si tratta di adottare le più elementari misure di contrasto alle emergenze sociali, urbanistiche e ambientali e ai patimenti da ciò derivati.
CENTINAIA IN PIAZZA A BAGNOLI
ORA CHIAREZZA SU BONIFICA E LAVOR0
– Laboratorio politico Iskra
Una partecipazione oltre le aspettative a Bagnoli lungo le strade del quartiere, un assemblea partecipatissima ed un corteo determinato e convinto delle proprie ragioni: bonifica, lavoro, salute, sicurezza dei territori, piani di emergenza, vivibilità, risposte immediate ai nostri bisogni primari. La denuncia alle istituzioni che – mentre la terra balla – dormono sonni tranquilli. Il corteo arriva fino alla Municipalità sanzionandola con azione di lotta verso chi ancora dopo anni si riunisce virtualmente, online ed è distante dalle preoccupazioni e bisogni del territorio.
Accesso al mare, lavoro e un salario stabile, un plesso per la salute pubblico e accessibile qui sul nostro territorio, messa in sicurezza delle scuole e degli edifici di fronte all’aumentare dell’emergenza sismica: queste le rivendicazioni condivise da associazioni, comitati, abitanti che si sono riuniti in piazza.
Ma è stato anche un corteo contro la guerra, contro l’invio delle armi in Ucraina, contro ogni discriminazione di genere e razza, perché dobbiamo partire proprio dai nostri territori per cambiare il mondo. Non ritualmente antifascista, perché nell’anniversario delle 4 giornate di Napoli abbiamo bisogno che di nuovo ci si mobiliti dal basso per scacciare padroni e politicanti.
Obiettivo primario della giornata era quello di invitare Gaetano Manfredi in qualità di commissario per la bonifica a convocare un incontro pubblico presso la casa comunale per aggiornare dal vivo su alcune questioni scottanti per la bonifica: colmata, liberazione della linea di costa, bonifiche a mare, dotazioni finanziarie. Troppo spesso, in questi mesi, sono stati mandati solo i subcommissari a dare spiegazioni o comunicazioni spesso contrastanti con le dichiarazioni e gli annunci fatti a mezzo stampa. C’è bisogno di una chiarezza che solo una presa di posizione pubblica del commissario può dare.
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