Ci segnalano i nostri contatti un post che divulga la teoria per cui la storia “ufficiale” per cui il pomodoro viene dalle Americhe è in realtà un falso storico ed esso proviene in qualche modo dall’Europa.
Cosa assoolutamente falsa e antistorica, nonché antiscientifica: il fatto che la prima ricetta a base di pomodoro nella storia Italiana appaia nel manuale di cucina “Scalco alla Moderna” del 1600 dovrebbe essere una colossale bandiera di segnalazione.
E parliamo di varianti, anzi cultivar diverse da quelle attuali: se ancora adesso lo chiamiamo pomodoro, ovvero pomo d’oro, un motivo ci sarà. E il motivo è perché le varianti rosse sono state apprezzate solo dopo.
No amici, il pomodoro viene dalle Americhe per davvero
La storia del pomodoro nasce col Solanum racemigerum, il pomodoro selvatico, coltivato da Maya ed Aztechi a partire da una pianta infestante dei campi di mais, altro prodotto di quelle terre.
Di coltivazione in coltivazione il parassita divenne il tomatl, ovvero il Solanum lycopersicum che tutti amiamo.
Come per molte bacche (tecnicamente il pomodoro è una bacca edibile “promossa di ufficio” ad ortaggio) la storia del pomodoro non nasce in tavola: per i popoli sudamericani i semi del tomatl davano il dono della veggenza.
Quando i Conquistadores arrivarono in Sudamerica, videro il tomatl e lo xitomatl: decisero di chiamare tutte le bacche simili tomato e tomatillo: (per lo stesso motivo per cui chiamiamo il wallaby, il wallaroo e il canguro “I canguri”, era semplicemente più comodo fare così) e portarono i tomato in madrepatria.
Era una fonte immediata di vitamine e sali minerali per le colonie caraibiche, era quello che oggi chiameremmo un novelty food in Europa e prese presto piede nonostante, esattamente come la farina di insetti ora, cibi “stranieri” come le patate e i pomodori all’inizio fossero accolti con diffidenza da alcuni strati della popolazione.
Per buona parte dell 1500 il pomo di oro entrò nei pentoloni italiani mediante l’alchimia: vi abbiamo già parlato della magia simpatetica, ovvero la teoria del simile che incanta il simile, una sorta di omeopatia della magia.
Se i popoli del Sudamerica credevano che il tomatl fosse vicino agli dei, gli Alchemisti Italiani credevano che quel curioso frutto a forma di mela dorata echeggiasse la Mela d’Oro che secondo il mito Eris la Dea della Discordia creò per dividere Athena, Afrodite ed Hera e che fu da Paride assegnata ad Afrodite come “La più bella della Dee” dietro la “mazzetta umana” della possibilità di accasarsi con Elena di Troia, la donna più bella del Mondo Antico.
Per magia simpatetica il pomodoro divenne quindi un “frutto dell’amor” prima della banana: nell’uso di tutti i giorni il 31 ottobre del 1548 Eleonora di Toledo, figlia del Viceré del Regno di Napoli, donò al marito, Cosimo de’ Medici, un bel cesto di pomodori nati dai semi ricevuti in dono dal padre, rendendo il pomodoro noto a Pisa come pianta ornamentale assai graziosa.
Il pomodoro a tavola
Fu con la diffusione in Spagna e nei possedimenti spagnoli nel Meridione di Italia che ci si rese conto che il pomodoro, sviluppato nell’assolato sudamerica, era la pianta perfetta per i non meno assolato meriodione.
Se le prime cultivar del pomodoro, gialle e ricche di solanina non erano ricche di quel sapore gustoso (che oggi chiamiamo umami) che abbiamo imparato ad associare a pomodoro e salsa, col tempo furono favorite varianti di pomodoro che maturassero rapidamente e in modo uniforme con la tipica coloritura “rosso pomodoro”.
Da quel punto in poi il pomodoro invase il mondo della cucina occidentale la “Pappa col pomodoro” e le varie salse di pomodoro divennero il simbolo stesso dell’Italia, i paesi anglossassoni abbandonarono di fatto il ketchup di funghi per passare a quello di pomodoro.
Il resto della storia dalla salsa fino alla pizza lo conoscete tutti.
Prima del pomodoro
Il post che ci è stato segnalato insinua che la scoperta del pomodoro sia un’invenzione, collegandolo per motivi inesplicabili alle streghe, ma in realtà semplicemente prima del 1500 non esistono alcune ricette a base di pomodoro.
La salsa più usata in epoca grecoromana era infatti il garum, salsa di interiora di pesce affine alle moderne “scolature di aringhe”
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