No! In Ucraina non c’è stato un colpo di Stato nel 2014 orchestrato dalla Nato per instaurare un «regime nazista»

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L’invasione su vasta scala della Russia in Ucraina sta per compiere un anno. In vista del 24 febbraio 2023 iniziano a circolare contenuti che ripropongono la narrazione della propaganda del Cremlino, tra questi una clip di Jens Stoltenberg sulla NATO e l’Ucraina, ripreso anche in un video di Massimo Mazzucco, noto per le sue posizioni e credenze. Alcuni di questi contenuti riprendono i temi trattati da Vladimir Putin nel discorso tenuto da quest’ultimo davanti ai parlamentari dell’Assemblea Federale presso la sede del Gostiny Dvor a Mosca. Un intervento di propaganda basato su false notizie, come quello tenuto la sera prima dell’invasione in Ucraina citando l’inesistente genocidio nel Donbass. Vladimir Putin prosegue la narrazione del «regime neo nazista di Kiev» per giustificare quella che lui chiama (e obbliga i russi a chiamare) “Operazione speciale“, così come accusa Kiev di aver fatto cominciare il conflitto quando fu lui stesso ad ammettere l’invio delle armate russe in Crimea nel 2014.

La narrazione sul Donbass

Riprendiamo le parole del discorso di Vladimir Putin sul Donbass:

Dal 2014, il Donbass si batte per il diritto di vivere nella propria terra e di parlare la propria lingua madre. Ha combattuto e non si è mai arreso nonostante il blocco, i continui bombardamenti e l’odio palese del regime di Kiev. Sperava e aspettava che la Russia venisse in suo aiuto.

Nel frattempo, come ben sapete, stavamo facendo tutto ciò che era in nostro potere per risolvere questo problema con mezzi pacifici e abbiamo pazientemente condotto colloqui su una soluzione pacifica a questo devastante conflitto.

Putin sostiene che la Russia voleva una soluzione pacifica in Ucraina, non quella militare. Si ritiene certo che l’Ucraina fosse intenzionata a «punire il Donbass» e di attaccare la Crimea. Non vi sono prove che Kiev fosse intenzionata ad agire in tal senso prima del 24 febbraio 2022.

Citando un articolo di Limes del 2012, i contrasti con le aree russofone avvenivano solo sul piano politico:

Finora questi contrasti sono comunque sul piano politico, a differenza di situazioni paragonabili nel mondo ex sovietico talvolta degenerate in conflitti armati. Le opzioni secessioniste che erano emerse negli oblast’ orientali dopo la cosiddetta “rivoluzione arancione” non sembrano più attuali e probabilmente erano state utilizzate più come mezzo di pressione politica che come concreta prospettiva. È stato appunto sottolineato, a conferma di quanto sopra citato, come lo scontro anche allora fu non tanto tra nazionalisti e separatisti, quanto tra “diverse concezioni dello Stato e della nazione”.

Il Presidente dell’epoca era Viktor Janukovyč, nato in un villaggio dell’oblast Donetsk da padre di origine bielorussa e madre russa. Il suo era un governo che non veniva affatto considerato da Putin come un nemico, piuttosto come prezioso alleato. Furono le sue scelte a dare il via alle proteste di “Euromaidan” (“Europiazza”) iniziate nel 2013, dopo aver interrotto le trattative con l’Unione europea a favore di Mosca, dove scappò ponendo fine al suo mandato.

Dopo la caduta dell’alleato, Putin avviò la prima invasione nel territorio ucraino ottenendo l’annessione della Crimea. Nel 2015 fu lo stesso Presidente russo ad ammettere l’invasione militare dell’Ucraina, dando il via alle operazioni degli indipendentisti del Donbass che ricevettero da parte di Mosca finanziamenti, addestramento militare e fornitura di armi e merci. Questo è quanto emerso dalla sentenza del volo MH17, dimostrando che quello in Ucraina è un conflitto internazionale voluto da Putin e non una “guerra civile ucraina”.

Di fatto, le aree del Donbass erano libere e non c’era alcun conflitto prima dell’intervento militare russo del 2014. La lingua russa non era vietata, non c’erano attività discriminatorie da parte del Governo nei confronti dei russofoni.

La narrazione del «colpo di stato»

Secondo la narrazione filorussa, gli americani avrebbero organizzato il fantomatico «colpo di Stato» per mettere al Governo Petro Poroshenko (definito «nazista») al posto di Janukovyč. L’accusa di un «colpo di Stato» nel 2014 venne mossa dal fuggitivo Janukovyč e dal Cremlino, non risultano in tal senso una presa di posizione dall’ONU dove la Russia è membro dal 1945. Ciò che è accaduto nel 2014 non fu un colpo di Stato, ma una rivoluzione in quanto c’è stata una sollevazione popolare. Un azione civile che il governo Janukovyč tentò di reprimere con la forza, ottenendo come risultato ulteriori reazioni da parte dei cittadini ucraini.

L’Ucraina è un Paese democratico dove i cittadini hanno avuto modo di eleggere i propri governi, incluso quello di Poroshenko, con libere elezioni per le quali non risultano presentate contestazioni da parte della comunità internazionale, al contrario dei referendum di annessione della Crimea e delle successive zone ucraine occupate dalla Russia.

La narrazione del «regime neo nazista»

In Ucraina è vietata la propaganda nazista e comunista. Lo prevede una legge del 2015 «Sulla condanna dei regimi totalitari comunisti e nazionalsocialisti (nazisti) in Ucraina e sul divieto di propaganda dei loro simboli». Il governo di Volodymyr Zelensky è stato eletto nel 2019 con un risultato schiacciante a suo favore. I partiti di estrema destra ottennero appena 315 mila voti su circa 30 milioni di votanti, non facevano e non fanno parte della sua coalizione. Al contrario, sono proprio i gruppi neo nazisti a contestare Zelensky (anche per le sue origini ebraiche) e non solo a parole.

La narrazione dell’invasione «inaspettata»

Secondo Massimo Mazzucco, la narrazione dei media consisterebbe nel «raccontare a tutti che l’attacco di Putin è stato improvviso e ingiustificato». Poi prosegue: «Eravamo tutti li a raccogliere i fiorellini e di colpo è arrivato questo tiranno sanguinario che voleva ammazzarci tutti. “Oddio! Oddio! Dobbiamo difenderci”. Pensate, talmente ingiustificata è stata l’invasione dei russi che già due mesi prima, cioè nel dicembre 2021, l’Unione europea aveva già concordato nei minimo dettaglio con la Casa Bianca quali dovessero essere le sanzioni da applicare alla Russia». Secondo Mazzucco, l’Unione europea e gli americani avrebbero preparato le potenziali sanzioni «per una guerra che nessuno si aspettava».

Per lungo tempo circolava il timore che Putin decidesse di compiere l’attacco all’Ucraina, una minaccia che venne considerata «fake news americana» da Marco Travaglio in un editoriale de Il Fatto Quotidiano. Questo accadde il giorno prima dell’inizio dell’invasione del 24 febbraio 2022, ma se ne parlava da un anno di questa possibilità.

Su EuropaToday troviamo un articolo del 24 dicembre 2021 dal titolo «Perché l’Europa può fare poco o nulla se la Russia invade l’Ucraina». Il 23 novembre 2021, a Open riportavamo la presenza delle truppe russe al confine ucraino riprese dal satellite (Mosca negava un attacco). In un articolo dell’otto dicembre 2021, dal titolo «Russia e Ucraina: oltre al pericolo dell’invasione c’è di più» pubblicato su Difesaonline, dove si parlava del possibile intervento del Cremlino contro Kiev. Il 5 dicembre 2021 Open riportava dei soldati russi al confine mentre Mosca parlava di «Isteria dell’Occidente». Limes pubblicò il 14 aprile 2021 un articolo dal titolo «Perché la Russia potrebbe invadere l’Ucraina».

La NATO e l’Ucraina

L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato) è un’organizzazione internazionale a scopo difensivo. Il Patto Atlantico, che risale al 1949, venne firmato da quei Paesi che temevano una mira espansionistica dell’allora Unione Sovietica.

Le recenti dichiarazioni di Jens Stoltenberg e quelle di John Kirby, portavoce del Consiglio nazionale per la sicurezza Usa, vengono citate nel video di Mazzucco. Kirby, consigliere per la Sicurezza della Casa Bianca, spiega nell’intervista che se oggi l’Ucraina resiste all’invasione è grazie all’addestramento ottenuto da parte degli Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e di altri alleati. Jens Stoltenberg afferma che dal 2014 gli alleati NATO hanno aiutato l’Ucraina con addestramento ed equipaggiamento e quindi l’esercito ucraino è molto più forte nel 2022 di quanto fosse nel 2014.

Secondo Mazzucco, Jens Stoltenberg avrebbe detto altro: «La guerra non è iniziata nel 2022, ha detto, ma è iniziata nel 2014 “quando noi abbiamo iniziato ad addestrare le truppe ucraine per combattere la Russia”». Non è affatto così. Le dichiarazioni di Stoltenberg e di Kirby non dimostrano che la guerra è iniziata nel 2014 per mano dell’Occidente. Ciò che i due affermano è che l’esercito ucraino è stato preparato per affrontare uno scontro come quello odierno, cioè di un secondo atto dell’invasione russa nel loro territorio dopo quella del 2014 avvenuta in Crimea.

Nel sito della NATO è presente una cronologia dei rapporti con l’Ucraina. Nel 1992, dopo la cessazione del Patto di Varsavia e a quattro mesi dall’indipendenza del Paese, l’Organizzazione invitò un rappresentante a una riunione straordinaria del Consiglio di cooperazione del Nord Atlantico, dove tutti i partecipanti all’incontro dichiararono la loro determinazione a lavorare per un duraturo periodo di pace in Europa.

Durante un vertice a Bruxelles nel 1994, la Nato avviò il programma “Partnership for Peace” (PfP) dove aderì anche l’Ucraina. Tutti gli aderenti si impegnarono ad «astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, rispettando i confini esistenti e risolvendo le controversie con mezzi pacifici», impegnandosi a «proteggere e promuovere le libertà fondamentali e i diritti umani e a salvaguardare la libertà, la giustizia e la pace attraverso la democrazia».

Negli anni successivi i rapporti tra Ucraina e Nato si sono svolte esercitazioni congiunte, missioni in Afghanistan e Kosovo e nelle operazioni antiterroristiche. Che la Nato sostenesse la difesa ucraina non è una novità. Ciò che raccontano Stoltenberg e Kirby riguarda la missione avviata a seguito dell’invasione della Russia del 2014, dove la Nato ha lavorato per l’addestramento e l’equipaggiamento delle truppe ucraine.

Sostenere, come insinua Mazzucco, che la Nato abbia «ammesso» di recente un aiuto nei confronti dell’Ucraina non risulta corretto, in quanto l’Organizzazione del Patto Atlantico coopera con Kiev fin dai primi anni della sua indipendenza. Per fare un esempio, queste informazioni sono reperibili in un articolo pubblicato da Treccani il 3 giugno 2022 con tutti i riferimenti pubblici reperibili online. Di fatto, come riportato in questi ultimi, l’Ucraina era già intenzionata da oltre un decennio ad entrare nell’Organizzazione del Patto Atlantico e ben prima della prima invasione del 2014. Un’adesione a scopo difensivo, non offensivo.

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