A nove mesi dalla sua pubblicazione, si continua a discutere del rapporto dello scorso agosto sulla guerra in ucraina pubblicato da Amnesty international. Ora, diversi utenti sui social sostengono che un team di esperti abbia rivisto il controverso rapporto e ne abbia confermato l’accuratezza e la veridicità. «Assolto», dicono. La tesi sostenuta sui social inizia a circolare proprio negli stessi giorni in cui il New York Times pubblica i risultati di una revisione che sarà sicuramente stata apprezzata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Per chi ha fretta:
- La revisione esterna commissionata da Amnesty International sul rapporto di agosto circa i crimini di guerra in Ucraina ritiene che l’Ong sia stata poco accurata nelle proprie conclusioni e non abbia fornito le prove di quanto sostiene.
- Diversi utenti su Facebook sostengono il contrario.
- Lo fanno citando il New York Times, che ha dato la notizia prima di tutti parlando con alcuni dei cinque revisori.
- Citano un passaggio che viene decontestualizzato.
- Nel rapporto di agosto appariva come se l’Ucraina fosse da incolpare per la morte dei suoi stessi civili.
Analisi
Questo è quello che si legge nella descrizione di uno dei post su Facebook che sostengono la tesi:
«Il rapporto di 5 esperti di diritto umanitario internazionale indipendenti assolvono #Amnesty definendo corretto il dossier in cui accusava #Kiev di posizionare militari nei pressi degli insediamenti civili e lanciare attacchi da zone sovraffollate. Lo riporta il New York Times».
Ironicamente, questo lo fa condividendo uno screenshot del titolo dell’articolo del New York Times che confuta quanto sostiene: «Il rapporto trova colpe nella critica di Amnesty International all’Ucraina», recita il titolo. Anche altri utenti, senza condividere lo screenshot, citano la testata statunitense. Nei commenti, chi sostiene la Russia incalza, sostenendo che i militari ucraini abbiano usato «i civili come scudi umani».
Il testo del post è identico a quello diffuso dall’account Twitter @UltimeNotizie:
Il report originale
Ma di preciso di cosa si parla? Ad agosto 2022 è uscito un rapporto pubblicato da Amnesty International sulle dinamiche dei combattimenti della guerra in Ucraina. Al contrario di quanto si pensava fino a quel momento, il report evidenziava che i russi non fossero stati gli unici a colpire aree residenziali, ma che operazioni simili fossero state condotte anche dagli ucraini nelle regioni occupate dal nemico. Inoltre, Amnesty riferiva che le truppe ucraine utilizzassero anche gli ospedali e le scuole come basi militari. Quello che chiedeva l’Ong era che nessuna delle parti in conflitto «localizzasse obiettivi militari vicino o all’interno di aree densamente popolate».
Le critiche
Alla luce di ciò, Zelensky aveva attaccato l’organizzazione, sostenendo che nel redigere il rapporto non avesse considerato il contesto in cui i militari ucraini erano costretti a combattere contro i russi. Anche il giornalista di guerra italiano Cristiano Tinazzi aveva criticato il rapporto, anche lui sostenendo che la tesi della decontestualizzazione e portando a prova di ciò quanto visto con i propri occhi sul campo di battaglia. Al cuore della contestazione di Tinazzi era il fatto che non si possano considerare basi militari delle case o altri edifici civili che i soldati usano solo per dormire e rifocillarsi, e dove non vengono portati armamenti. A ciò si aggiunge il fatto che – sostiene il giornalista – la stragrande maggioranza dei civili avesse comunque lasciato quelle zone a causa dei precedenti bombardamenti russi su di loro. Il report aveva ricevuto critiche anche dalla piattaforma ucraina e da quella italiana della Ong.
La revisione e le controversie
In un articolo del 27 aprile 2023, il New York Times rivela le conclusioni dell’indagine sullo studio che Amnesty aveva commissionato in seguito alle critiche a dei revisori esterni. Pare che i risultati fossero disponibili sin da febbraio 2023. Ciononostante, l’Ong ha atteso a pubblicarli, tanto che a renderli noti per prima è stata proprio la testata americana. Amnesty, inoltre, avrebbe fatto pressioni per ammorbidire i risultati della revisione. Per un contesto più completo, si faccia riferimento a questo articolo di Open. Veniamo ora alle conclusioni.
La presunta assoluzione
Iniziamo dallo stralcio che potrebbe aver dato il La agli utenti su Facebook secondo i quali la revisione indipendente avrebbe «assolto» il report. Ed è proprio il New York Times a usare questo termine, ma contestualizziamolo. Scrive il Nyt:
In some respects, the report by the review panel absolved Amnesty International, concluding that it was proper to evaluate whether a defender, not just an aggressor, was obeying the laws of war, and saying that Amnesty’s records made clear that Ukrainian forces were frequently near civilians.
In italiano:
Per certi aspetti, il rapporto del comitato di revisione ha assolto Amnesty International, concludendo che era giusto valutare se un difensore, e non solo un aggressore, stava obbedendo alle leggi di guerra, e affermando che i registri di Amnesty chiarivano che le forze ucraine erano spesso vicine ai civili.
È chiaro, quindi, che l’assoluzione riguarda il metodo. Ovvero il giusto esame a cui sono stati sottoposti sia invasi che invasori circa il loro rispetto delle leggi di guerra.
La colpa di Amnesty International
Basta scendere due paragrafi in basso, però, per rendersi conto che il panel di revisione ha concluso «all’unanimità che Amnesty International è stata poco accurata nelle proprie affermazioni in diversi modi». Inoltre, scrive il Nyt, «le conclusioni chiave secondo le quali l’Ucraina avrebbe violato la legge internazionale non erano sufficientemente supportate dalle prove fornite». Non solo, «il racconto della guerra fatto nel rapporto di agosto era scritto in un linguaggio ambiguo, impreciso e in alcuni aspetti legalmente discutibili. Ciò è particolarmente vero nei paragrafi d’apertura del report dai quali – sebbene non fosse questa l’intenzione di Amnesty International – appariva come se, a livello sistemico o generale, l’Ucraina fosse da incolpare di più o tanto quanto la Russia negli attacchi che hanno portato alla morte di civili», evidenziano i revisori.
Conclusioni
La revisione esterna commissionata da Amnesty International sul rapporto di agosto circa i crimini di guerra in Ucraina ritiene che l’Ong sia stata poco accurata nelle proprie conclusioni e non abbia fornito le prove di quanto sostiene. Diversi utenti su Facebook sostengono il contrario. Lo fanno citando il New York Times, che ha dato la notizia prima di tutti parlando con alcuni dei cinque revisori. Lo fanno citando un passaggio che viene decontestualizzato. Nel rapporto di agosto appariva come se l’Ucraina fosse da incolpare per la morte dei suoi stessi civili.
Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.
Leggi anche:
- Il rapporto di Amnesty che accusava l’Ucraina è stato bocciato da un team di revisori indipendenti
- Il rapporto di Amnesty International che accusa l’Ucraina? La versione del giornalista italiano sul campo: «Vi spiego che cosa ha sbagliato la ong»
- Cosa succede in Ucraina tra Zelensky e Amnesty International
L'articolo No! La revisione esterna non ha «assolto» il report di Amnesty sull’Ucraina del 2022 proviene da Open.