Ci segnalano i nostri contatti un video secondo cui il WEF avrebbe ordinato e ottenuto l’apertura di un portale al CERN. Portale attribuito a varie teorie del complotto.
Le più “accreditate” vedono lo stesso essere un “portale per l’Inferno” (come quelli apparsi nella saga videoludica di Doom) o parte del c.d. “Progetto Blue Beam“, ovvero la creazione di una serie di divinità e demoni olografici (tra cui, non abbiamo mai compreso perché, la bambola Barbie…) allo scopo di convincere l’Umanità ad adorare una divinità creata dai Poteri Forti.
Si tratta di un contenuto creato in CG e riutilizzato per veicolare un falso messaggio.
No, il WEF non ha aperto un portale al CERN
Avevamo già letto in passato la teoria del complotto del “portale infernale al CERN”, a sua volta derivata da un “creepypasta”, una storia dell’orrore a puntate destinata ad essere pubblicata su Internet nei commenti e nei gruppi di discussione definita come poco ispirata e derivativa dell’anime (serie animata giapponese) di fantascienza e visual novel Steins;Gate, storia di un giovane sedicente “scienziato pazzo” che si trova a combattere insidiosa “Guerra Fredda Temporale” contro un avido scienziato e il CERN stesso, trionfando in modo da cancellare la macchina del tempo stesso e proteggere le vite dei suoi cari.
Il racconto dell’orrore strappava il lieto fine concludendo tutto con la vittoria dei mostri: i complottisti hanno da subito estrapolato pezzi del racconto per spingere l’immagine del CERN come un’organizzazione satanica che aiuta gli scienziati (da sempre definiti l’incarnazione del male perché in grado di svelare le bufale più atroci con la conoscenza) a portare il “Male Assoluto nel mondo”.
Era palese che nell’ultima iterazione avremmo avuto il WEF a capo di ogni cosa, essendo l’accusa di Satanismo ormai una “azione libera” usata dai complottisti come succedaneo della calunnia per pedofilia a ufo.
Il video è infatti in questo caso dal Content Creator Antonio Williams, uso a creare contenuti fotorealistici rilanciati con la didascalia “è vero o falso?” per attirare l’attenzione sulla sua prodezza tecnologica.
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