No! Questa interrogazione parlamentare non dimostra l’esistenza delle fantomatiche scie chimiche

1 year ago 101

Nonostante le molteplici smentite, quella sulle scie chimiche è una teoria del complotto dura a morire e difficile da sradicare. I molti utenti dei social che sono assolutamente convinti della loro esistenza ricercano prove in maniera incessante: recentemente hanno creduto di individuarle in un intervento fatto dal senatore Scilipoti nel 2014.

Per chi ha fretta:

  • Circola su Facebook uno screenshot volto a dimostrare l’esistenza delle scie chimiche
  • L’immagine si riferisce a un’interrogazione presentata dal senatore Scilipoti sul tema
  • Che tuttavia non basta da sola a confermare la teoria: Scilipoti non ottenne risposta dall’esecutivo dell’epoca
  • La versione ufficialmente abbracciata dalle istituzioni italiane, inoltre, è quella che esclude qualsiasi collegamento tra le scie di condensazione degli aerei e una possibile azione di controllo sul clima

Analisi

«Sapevate che nel maggio 2014 il senatore SCILIPOTI presentò in Senato una serie di interrogazioni al governo Renzi riguardanti le cosiddette ‘scie chimiche’? Ecco alcuni dei punti sollevati dal senatore: – La presenza di bario e alluminio nelle acque piovane dopo le operazioni militari; – Il rischio ambientale e per la salute della popolazione dei territori soggetti a operazioni di scie chimiche permanenti; – L’influenza che le operazioni di scie chimiche hanno avuto sulla salute degli italiani; – Le correlazioni tra l’aumento delle malattie e le sostanze utilizzate nelle scie chimiche». Questo il testo condiviso su Facebook, in maniera pressoché identica, da diversi utenti.

Le parole accompagnano uno screenshot, di cui viene allegata anche la fonte: la trascrizione dell’Atto n. 4-01960, presente nel sito del Senato della Repubblica. Quanto scritto, infatti, è verificato, non rappresenta in sé una falsità. Ma se condiviso senza collocarlo nel suo reale contesto fa passare un messaggio sbagliato: vediamo dunque perché non può essere considerato una dimostrazione del fatto che le scie chimiche esistano.

Con il termine «scie chimiche», innanzitutto, i teorici del complotto fanno riferimento alle scie di condensazione degli aeroplani civili e militari. Comuni tracce di vapore acqueo, che però a detta loro sarebbero altro: resti di operazioni di dispersione di vari metalli (come il bario o l’alluminio) orchestrate dai poteri forti per il controllo della popolazione o del clima. Domenico Scilipoti (che è stato parlamentare dell’Italia dei valori, e poi senatore di Forza Italia) provò a portare all’attenzione delle istituzioni questa narrazione non una ma ben due volte. Prima del testo in questione, risalente al 2014, ci aveva infatti provato anche nel 2011. Ma in nessuno dei due casi gli esecutivi ritennero opportuno rispondere alle interrogazioni.

L’atto incriminato, pubblicato il 27 marzo 2014, nella seduta n. 218, era indirizzato «al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della salute, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della difesa». Si tratta di un «atto di sindacato ispettivo», termine con cui vengono indicate le interrogazioni e le interpellanze. Se domandare è lecito, rispondere è cortesia, o quantomeno attestazione di credibilità: la cornice istituzionale ha infatti portato molti utenti a ritenere ufficiale quando affermato, senza tenere in conto il feedback che tale atto ha avuto. Come aveva già ricordato Facta, infatti, all’epoca le istituzioni italiane avevano già conosciuto il tema delle scie chimiche, e preso una posizione a riguardo.

Ovvero quella di escludere ogni collegamento tra le scie di condensazione degli aerei e una possibile azione di controllo sul clima. Lo dimostrano due risposte scritte pubblicate rispettivamente nel 2008 e nel 2009 dal sottosegretario di Stato all’ambiente Roberto Menia e dal ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Conclusioni

Mentre è vero che Scilipoti presentò per ben due volte delle interrogazioni sulle scie chimiche, il solo fatto non basta a certificarne l’esistenza. Gli esecutivi dell’epoca infatti non risposero a nessuno dei due atti. E la versione ufficialmente abbracciata dalle istituzioni italiane è quella che esclude qualsiasi collegamento tra le scie di condensazione degli aerei e una possibile azione di controllo sul clima.

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