Nuove norme europee per l’industria a zero emissioni nette

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Legambiente: “Le proposte della Commissione vanno nella giusta direzione, ma non va dato nessun sostegno a CCS e mini-reattori nucleari se si vuole per davvero accelerare la transizione energetica europea e fronteggiare l’emergenza climatica”.

La Commissione ha appena adottato due cruciali proposte legislative per sostenere l’industria europea a produrre le necessarie tecnologie pulite per accelerare la corsa dell’Europa verso la neutralità climatica e consentire la sua maggiore competitività ed indipendenza economica. Si tratta dei Regolamenti a sostegno dell’industria a zero emissioni nette (NZIA – Net Zero Industry Act) e per l’accesso sicuro e sostenibile alle materie prime critiche (CRMA – Critical Raw Materials Act). Costituiscono, insieme alla revisione della normativa sull’assetto del mercato dell’energia elettrica, il pilastro legislativo del Piano industriale del Green Deal adottato dalla Commissione lo scorso febbraio per rafforzare la competitività dell’industria europea a zero emissioni nette e sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica.

“I due regolamenti a sostegno dell’industria a zero emissioni nette – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vanno nella giusta direzione, ma con alcune preoccupanti contraddizioni da superare nel corso del loro iter legislativo in Consiglio e Parlamento per poter centrare gli ambiziosi obiettivi climatici che l’Europa ha di fronte ed evitare rischi di deregulation ambientale nell’accelerazione delle procedure autorizzative. Purtroppo, tra le tecnologie strategiche da sostenere con progetti prioritari si include anche la cattura e lo stoccaggio di CO2(CCS) con l’improbabile obiettivo di poter stoccare sul territorio europeo 50 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030. Per di più, tra le altre tecnologie a zero emissioni nette, si prevede la possibilità di sostenere lo sviluppo di mini-reattori nucleari (Small Modular Reactors – SMR), una tecnologia che non potrà certamente rimpiazzare gli impianti nucleari obsoleti costretti a chiudere nei prossimi anni, visto che non riesce a risolvere il problema della gestione delle scorie producendo rifiuti radioattivi addirittura fino a 30 volte in più rispetto agli impianti convenzionali. Si tratta di scelte pericolose che rischiano di rallentare anziché accelerare la transizione energetica verso la neutralità climatica. Non è saggio destinare limitate e preziose risorse finanziarie pubbliche anche a costose tecnologie (CCS e SMR) ancora non disponibili su larga scala. Si sottraggono solo importanti risorse finanziarie a rinnovabili ed efficienza energetica allungando così pericolosamente il periodo di utilizzo dei combustibili fossili. Tempo prezioso che non abbiamo a disposizione”.

“Per fronteggiare l’emergenza climatica e contribuire equamente al raggiungimento dell’obiettivo di 1.5°C, l’Europa – aggiunge Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – deve andare oltre l’obiettivo del 57% annunciato alla COP27 e ridurre le sue emissioni di almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e poter così raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Una sfida che l’Europa può e deve vincere anche con il contributo cruciale del suo comparto industriale”.

NZIA – Net Zero Industry Act – Il Regolamento sull’industria a zero emissioni nette ha come obiettivo il raggiungimento entro il 2030 del 40% della capacità industriale necessaria a raggiungere gli obiettivi climatici europei attraverso un quadro normativo che garantisca autorizzazioni semplificate e rapide, promuova finanziariamente progetti strategici europei e sostenga l’espansione di queste tecnologie in tutto il mercato unico. Questo quadro normativo è integrato dal Regolamento sulle materie prime critiche per garantire un accesso sufficiente a materiali, come le terre rare, che sono essenziali per la produzione di tecnologie chiave per la transizione verde e digitale. Pertanto, si prevede di raggiungere entro il 2030 il 10% di materiali estratti nel territorio comunitario, il 40% di materiali processati e raffinati ed il 15% di materiali riciclati.

 

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