Pubblichiamo due testi di Gilbert Achcar: il primo è un contributo al dibattito interno al NPA [Nouveau Parti Anticapitaliste – Anticapitaliste] apertosi immediatamente dopo la vittoria del NFP (Nuovo Fronte Popolare). Il secondo articolo, sulla deriva reazionaria che sta vivendo globalmente il mondo, è stato pubblicato su alquds.co.uk. (Qui il testo originale.Traduzione dall’arabo a cura della Redazione di Rproject utilizzando traduttori automatici.)
di Gilbert Achcar
“Macron ora non ha altra scelta se non quella di sottomettersi alla volontà popolare e permettere a un governo di sinistra di attuare il programma del Nuovo Fronte Popolare, che ora ha la legittimità delle urne”. Queste le parole dell’NPA [Nouveau Parti Anticapitaliste – Anticapitaliste], la componente più a sinistra del Nuovo Fronte Popolare, nel suo comunicato stampa della sera del 7 luglio, in risposta all’annuncio dei risultati del secondo turno delle elezioni parlamentari anticipate. Si tratta di un’affermazione all’unisono con quelle delle altre componenti del NFP, ma doppiamente sbagliata.
Da un lato, il programma del NFP non ha semplicemente acquisito la “legittimità delle urne”. Con 182 seggi (195 includendo i vari partiti di sinistra) su 577, cioè il 31,5% (33,8%) dei seggi dell’Assemblea Nazionale, nonché il 28% dei voti espressi al primo turno e il 25,7% dei voti espressi al secondo turno, il NFP non può affermare che il suo programma sia stato approvato dall’elettorato. Si tratta di un risultato ben lontano da quello del Fronte Popolare, che nel 1936 ottenne il 57,8% dei voti e 386 seggi su 610 (63,3%) alla Camera dei Deputati.
Ma anche se il NFP avesse conquistato la maggioranza dei seggi senza ottenere la maggioranza dei voti espressi, grazie a un sistema elettorale distorsivo – come quello che ha permesso ai laburisti britannici di conquistare il 63% dei seggi alla Camera dei Comuni con appena un terzo dei voti espressi – non avrebbe potuto, e non avrebbe dovuto, pretendere di ottenere la “legittimità delle urne” nel senso democratico di legittimità, che non coincide necessariamente con il senso istituzionale dell’espressione. La sinistra – quella radicale in particolare – non può trarre vantaggio da un sistema elettorale che considera antidemocratico
Perché un programma sia una legittima espressione della volontà popolare, deve essere sostenuto dalla maggioranza assoluta della popolazione. Tuttavia, è chiaro che la maggioranza dell’elettorato francese è ben lontana dal sostenere il programma del NFP. Oltre il 70% dei voti al primo turno è andato all’arco politico che va dal “centro-destra” all’estrema destra, che si oppone radicalmente al programma del NFP. In condizioni in cui la sinistra – e ancor più la sua fazione radicale – è ben lontana dall’essere la maggioranza dell’opinione pubblica, è un errore per la sinistra chiedere di governare. In queste condizioni, un governo di sinistra sarebbe ostaggio del sistema, costretto a convivere con un presidente di destra, con un apparato statale, di sicurezza e militare ostile ai valori della sinistra e con il grande capitale sempre incline ad affermare il suo “muro di denaro”, senza dimenticare le istituzioni europee, naturalmente.
Per realizzare un programma di sinistra – anche moderato come quello del Fronte Popolare del 1936 – sarebbe necessaria una vera e propria “legittimazione dalle urne”, cioè un livello di sostegno popolare notevolmente superiore a quello ottenuto dal NFP nelle ultime elezioni legislative. Quanto al credere che un governo deL NFP possa scatenare una dinamica popolare simile a quella del 1936, significherebbe imporre alla realtà odierna un’esperienza storica che si è svolta in condizioni politiche e sociali molto diverse e con un equilibrio di potere completamente differente.
Lo spettacolo della sinistra che discute su chi debba rappresentarla a capo di un governo che non può essere altro che quello descritto sopra è deplorevole. Alla luce dei risultati elettorali, l’atteggiamento della sinistra dovrebbe essere quello di rifiutare il governo, anche se venisse offerto al NFP su un piatto d’argento. Questo proprio perché, da un punto di vista di sinistra, non possiamo accettare niente di meno che applicare “il programma del NFP, tutto il programma, nient’altro che il programma”, come ha detto Jean-Luc Mélenchon la sera del 7 luglio e questo è assolutamente impossibile nelle condizioni attuali.
La sinistra deve quindi lasciare che il “centro-destra” continui ad avere la responsabilità esclusiva delle sue politiche impopolari e continui a costituire una forza di resistenza e di veto nell’Assemblea nazionale. In altre parole: in primo luogo, lasciare che Macron esca da solo dal pantano che ha appena ricreato in modo amplificato e astenersi dalla formazione di un governo di centro-destra per non assumersi la responsabilità di una grave crisi istituzionale, foriera di un colpo di forza o di nuove elezioni, in cui l’estrema destra rischia di continuare il suo slancio e di superare finalmente la soglia che le consentirebbe di prendere le redini del governo, o addirittura di assumere il controllo dell’intero esecutivo in caso di elezioni presidenziali anticipate; in secondo luogo, continuare a opporsi sistematicamente a tutte le leggi e le misure contrarie agli interessi della popolazione attiva e lottare per l’intero programma del NFP, combinando la battaglia nell’emiciclo con la lotta unitaria della sinistra politica, sindacale e associativa sul terreno delle lotte sociali.
Il centrodestra sarebbe così costretto a far passare le sue misure antipopolari solo con l’appoggio dell’estrema destra, anziché il contrario, come intende fare il Rassemblement National. Infatti, quest’ultimo sta già denunciando quella che descrive come una collusione Macron-Mélenchon. Non ci si può sbagliare: è molto meglio proporsi come forza di opposizione a un governo impopolare e continuare ad agire in questo modo per ottenere il sostegno della maggioranza del popolo, piuttosto che accettare di governare senza un equilibrio di forze favorevole e assumersi così la responsabilità di un inevitabile fallimento, che rischierebbe di rafforzare il polo opposto.
IL PEGGIO NON E’ SEMPRE CERTO
“Il peggio non è sempre certo” è il titolo di una famosa commedia di uno dei grandi drammaturghi spagnoli del XVII secolo. Il titolo di questa commedia è diventato un aforisma, spesso utilizzato per illustrare la sopravvivenza della speranza in una situazione di pessimismo. Naturalmente, in una regione in cui il pessimismo è prevalente, è utile credere che il peggio non sia sempre certo, anche se spesso è difficile farlo. Tuttavia, non stiamo parlando della situazione nella nostra regione, ma della situazione globale, in particolare della deriva verso destra che l’ha caratterizzata negli ultimi decenni, esacerbata dalla crisi economica globale scoppiata nel 2008, nota come Grande Recessione.
Negli ultimi anni sembra che il mondo si stia inevitabilmente avviando verso un percorso simile a quello degli anni tra le due guerre del secolo scorso: l’ascesa dell’estrema destra nel mondo, in Europa in particolare, alimentata dalla presa del potere del fascismo in Italia e culminatlacon l’arrivo al potere del nazismo in Germania. Naturalmente, la storia non si ripete e il presente non è un’immagine speculare del passato. Ci sono chiare differenze tra il fascismo del secolo scorso e il cosiddetto neofascismo di quello attuale, le più importanti delle quali derivano dalla lezione della sconfitta del fascismo nella Seconda Guerra Mondiale, dall’innalzamento del livello culturale della gente e dalla lezione del crollo del sistema sovietico, che ha rivelato il desiderio di democrazia della gente.
Pertanto, il nuovo fascismo ha abbandonato le manifestazioni militari che caratterizzavano quello vecchio e anche l’uso della violenza armata come via verso il potere
Pur conservando gli elementi più importanti dell’ideologia fascista, con il suo contenuto nazionalista ed etnocentrico, il neofascismo ha cercato di arrivare al potere attraverso le elezioni, evitando di ricorrere a metodi violenti e assicurandosi il monopolio del governo attraverso misure graduali che stringono il cappio intorno agli oppositori, in modo da continuare a governare pur continuando a tenere elezioni periodiche con vari gradi di credibilità. Il neofascismo è quindi inserito in una sequenza di regimi autoritari, cosicché i confini tra autoritari e neofascisti sono diventati piuttosto sfumati; la differenza più importante tra loro è la centralità dell’intolleranza nazionale ed etnica e l’intensità dell’ostilità verso la liberazione culturale, i diritti delle donne e la sinistra in generale.
Qualche anno fa, questa sequenza dall’autoritarismo al neofascismo sembrava avviarsi al dominio globale dopo la conquista della presidenza degli Stati Uniti da parte di Donald Trump (anche se il suo rivale ha ricevuto quasi tre milioni di voti in più di lui). Il panorama globale è spaventoso e combina l’ascesa dell’autoritarismo con quella del neofascismo. Ciò è avvenuto nel Nord globale, con Trump, Putin, i governi di Ungheria, Polonia e Italia e il crescente estremismo di destra dei conservatori in Gran Bretagna, per non parlare di Netanyahu, dato che lo Stato sionista appartiene politicamente al Nord globale. Nel Sud globale, l’ascesa dell’autoritarismo in Cina e Turchia (quest’ultima attraverso l’alleanza di Erdogan con i neofascisti turchi a partire dal 2015), l’ascesa del neofascismo in India e Brasile, l’ascesa dell’estrema destra in Argentina e la tenuta del governo di Putin dopo la sconfitta subita all’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Questo è stato accompagnato da una forte apprensione per la continua ascesa di questa ondata, in particolare per l’ascesa dell’estrema destra al potere in Francia e Germania, i due Stati centrali dell’Unione Europea (UE). Il pessimismo ha raggiunto il suo apice dopo le elezioni europee, in cui l’ascesa dell’estrema destra è stata evidenziata su scala europea, soprattutto alla luce dello scioccante risultato elettorale in Francia, dove l’estrema destra ha ottenuto il 40% dei voti espressi.
Mentre l’avventata decisione del presidente francese Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale ha scatenato il panico per la vittoria dei neofascisti di Marine Le Pen alle elezioni parlamentari d’emergenza, la paura si è acuita quando il declino del presidente americano Biden è diventata chiara e le possibilità di Trump di vincere un secondo mandato presidenziale, che sarebbe di gran lunga peggiore del primo, sono aumentate, soprattutto dopo che la Corte Suprema, la cui maggioranza di destra ha contribuito a rafforzarlo perché quando era presidente, gli ha dato carta bianca su ciò che farà durante un secondo mandato.
Tuttavia, il peggio non è sempre certo, come ha dimostrato in modo sorprendente l’esito del secondo turno delle elezioni parlamentari francesi, che ha visto la coalizione di sinistra conquistare il blocco parlamentare più grande e l’estrema destra arrivare solo terza per numero di seggi (anche se ha preso più voti di qualsiasi altro partito da solo). Questo importante evento ha messo in luce i recenti sviluppi che hanno invertito la tendenza globale all’aumento dell’autoritarismo e dell’ascesa dell’estrema destra, in particolare il fallimento di Trump nel 2020 nella conquista di un secondo mandato, la rapida retromarcia del governo cinese di fronte all’indignazione dell’opinione pubblica per i continui arresti domiciliari legati al Covid, la sconfitta di Bolsonaro in Brasile, il declino elettorale di Erdogan in Turchia e di Modi in India, la sconfitta della destra dura polacca e la vittoria dei laburisti nel Regno Unito (nonostante la poca distanza politica dai conservatori).
Questo importante evento ha messo in luce gli sviluppi dell’ultimo periodo che riflettono la tendenza globale verso un crescente autoritarismo e l’ascesa dell’estrema destra, i più importanti dei quali sono stati il fallimento di Trump nel 2020 per ottenere un secondo mandato, la rapida ritirata del governo cinese di fronte alle proteste popolari contro il continuo confinamento delle persone nelle case con il pretesto della Covid, la sconfitta di Bolsonaro in Brasile, il declino elettorale di Erdogan in Turchia e di Modi in India, la sconfitta dell’hard right polacca e la vittoria del partito laburista britannico (nonostante la breve distanza politica che lo separa dai conservatori).
Questi sviluppi avversi all’ondata di destra degli ultimi anni non significano, ovviamente, che la tendenza si sia invertita e non c’è spazio per l’ottimismo di fronte a dati allarmanti. Il più importante dei quali è la continua ascesa elettorale dell’estrema destra in Europa nonostante il suo fallimento. Il fattore decisivo di quest’anno sarà l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi in autunno.
La vittoria di Trump darà un forte impulso all’ascesa del neofascismo su scala globale e farà presagire cambiamenti spaventosi all’interno degli stessi Stati Uniti. La conclusione è che la speranza è ancora possibile e il peggio non è certo, a patto che la speranza sia accompagnata dall’ottimismo e dalla determinazione a sconfiggere l’ondata di destra ovunque essa sia presente.