PA, Barachini: ruolo centrale per i comunicatori accanto a istituzioni

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“Il ciclo della comunicazione negli ultimi dieci anni ha avuto una accelerazione importante”. A dirlo, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, oggi al Forum Pa 2023, protagonista dell’intervista dedicata all’evoluzione e alle prospettive della comunicazione della Pubblica Amministrazione nello spazio Conversazione con a cura di Michela Stentella.

Come parlare ai cittadini

“Nelle istituzioni c’è stata una spinta anche legislativa alla trasparenza, una voglia di raccontarle come una casa di vetro”, ha detto. Un percorso “non facile, per la frammentazione dei linguaggi e anche del pubblico”.
Anche per questo, “nei prossimi anni sarà sempre più importante la figura del comunicatore pubblico”.

“Capire come il messaggio arrivi ai cittadini è stata la mia prima preoccupazione quando sono arrivato al Dipartimento”, ha detto il sottosegretario, ripreso da Ansa.
L’elemento critico è come “la grande apertura da parte delle istituzioni non sempre viene compresa. Anzi, paradossalmente, si ha la sensazione di una minor trasparenza, come se i cittadini non ricevessero tutto il messaggio. Secondo me questa è responsabilità anche di tutta la filiera della comunicazione”.

Il cambio di canali e linguaggi

“Credo vadano rispettate le percezioni”, ha proseguito. “Se il cittadino ha la percezione di non aver sufficiente accesso all’informazione istituzionale o politica va considerato. È un problema anche di piattaforme. Prima, con tv e carta stampata, si raggiungeva l’80% della popolazione. Oggi non è più così. Per arrivare alla fascia 16-25 anni bisogna lavorare sulle piattaforme social o non si arriva. Bisogna essere aperti a soluzioni innovative” ed “essere in grado di modulare diversi modi e linguaggi per arrivare in maniera orientata e corretta”.

A questo proposito, “l’abbassamento della qualità del linguaggio della politica” degli ultimi tempi “rispecchia, non dovrebbe, il linguaggio complessivo del dibattito pubblico”. Per questo, in uno scenario “che cambia ogni 2-3 anni”, sempre più fondamentale e di “grande delicatezza” sarà la figura del “comunicatore che affianchi le istituzioni” in “un percorso professionale che intersechi anche norme deontologiche. Vedo la possibilità di un percorso condiviso anche con l’Ordine dei giornalisti e che sia reso piuttosto aperto, perché il comunicatore lo vedremo mutare molto nei prossimi anni, per capacità e professionalità necessarie”.

“Alta qualità messaggio istituzionale”

“La comunicazione è un mondo sul quale si è spesso gettato discredito. Si è sempre creata polemica, ma se poi chiedi: come l’avresti comunicato tu? Le proposte sono poche. È un po’ come con la Nazionale di calcio”, ha continuato.

Con il Dipartimento “abbiamo cercato di portare alcune campagne di comunicazione anche sui podcast”, dice, seguendo il principio di “un messaggio corretto a pubblico differenziati e su piattaforme diverse. La grande fatica di comunicare un messaggio istituzionale è anche che non sempre trova risposta dai media, che invece, cercano più il gossip politico”.

Valutazione nel tempo

Oggi al Dipartimento, ha continuato, “vogliamo utilizzare partner di comunicazione di altissimo livello”, perché “più la qualità delle collaborazioni è alta, più si alza anche la capacità di interazioni. La nostra missione è mantenere il livello di qualità molto elevato, di grande concretezza e anche sobrietà. Poi ogni tanto ci piace qualche idea particolare. In una prossima campagna sui lavori della Pubblica amministrazione, ad esempio, ci è piaciuto il claim: Non un posto fisso, ma un posto figo”. “A noi spetta il compito di fare scelte e diffondere messaggi, ai cittadini magari quello di darci il tempo. Ecco, vorrei una valutazione meno affrettata, meno isterica. Se ci chiedono di avere una visione, dobbiamo avere anche il tempo di costruirla. E poi di essere valutati”, ha concluso.

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