Per salvare il Pianeta occorre ripartire dal Sud del Mondo

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Immaginate di trovarvi nel vostro bosco o parco preferito e che a un certo punto venga raso al suolo perché sotto potrebbe esserci del petrolio. Pensate di aver ereditato dalla vostra famiglia un terreno che le appartiene da generazioni e che qualcuno vi dica che in realtà non è vostro. 

Pedro e Rosa Marina sanno bene di cosa si tratta. Vengono rispettivamente dall’Ecuador e dal Messico e sono arrivati in Italia per partecipare al primo Congresso mondiale per la giustizia climatica che si tiene a Milano dal 12 al 15 ottobre. 

Uno sviluppo più sostenibile, secondo gli attivisti, deve essere anche equo e rispettoso di tutti i popoli, per questo al centro del Congresso si trova la voce di delegati provenienti soprattutto dal ‘Sud del mondo’, un concetto non solo geografico.

“Possiamo descrivere il Global South come la parte del mondo da cui il Nord prende tutto: i minerali, il petrolio, l’acqua, persino i fertilizzanti per le piante e i saperi delle comunità indigene.” dice Pedro Bermeo del collettivo ecuadoriano YASunidos. Ne fanno parte i paesi dell’Africa, del Sud e Centro America e alcuni stati dell’Asia. Sono queste aree che oggi sperimentano i più devastanti effetti del cambiamento climatico pur avendo contribuito in minima parte al totale delle emissioni globali e allo sfruttamento delle risorse.  

Spesso questi stessi Paesi pagano le conseguenze di un sistema economico energivoro che avanza senza sosta, a scapito di chi da secoli preserva la vera ricchezza del Pianeta. 

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