In questi giorni su buona parte della stampa ha fatto scalpore che l’Ape, veicolo storico commercializzato dal 1948, uscirà per sempre di produzione. Continuerà ad essere prodotto ma in India, una scelta aziendale dovuta al fatto che in Europa le normative in materia di inquinamento e sicurezza sono più stringenti e per la Piaggio adeguare questo veicolo sarebbe un costo spropositato rispetto ai volumi di vendita.
Su varie testate si parla di simbolo, di un prodotto che ha fatto la storia della mobilità, forse sarebbe opportuno guardare oltre. Sarebbe opportuno interrogarsi sul fatto che la famiglia Colaninno, ormai da anni, non sta investendo in nuovi prodotti, lo vediamo bene nelle officine dove gli ultimi veicoli prodotti hanno subito solo un restailing dovei veicoli nuovi sono solo adeguamenti di vecchi prodotti alle normative per l’euro 5, oppure assemblaggi come il nuovo Porter che, esce dallo stabilimento di Pontedera, ma è un veicolo in appalto dalla società pubblica cinese PHOTON.
Si parla di riconversione delle linee dell’ape alla produzione del nuovo Porter, lo speriamo ma siamo già stati testimoni di intere linee ferme per anni e poi smantellate.
Come USB sono anni che denunciamo il disimpegno della dirigenza sullo stabilimento di Pontedera dove oggi lavorano poco più di duemila operai e sull’intero territorio della Valdera dove a causa della delocalizzazione anche l’indotto non esiste più.
Forse i giornalisti dovrebbero interrogarsi sul futuro dei circa mille operai che staranno in cassa integrazione dal 2 dicembre e che hanno già fatto cassa nel mese di ottobre e nel mese di agosto con una costante perdita di salario, stipendi già falcidiati dall’inflazione e dell’aumento costante delle spese necessarie per vivere.
La Famiglia Colaninno ha devastato un intero territorio in termini occupazionali, la grande fabbrica di cui si parla tanto in questi giorni sui giornali non esiste più ci sono centinaia di contratti a termine sfruttati, ricattabili, sono riusciti a chiudere intere officine senza dichiarare lo stato di crisi con l’aiuto di sindacati collusi per difendere il proprio orticello e istituzioni comunali e regionali che si ricordano dei lavoratori e delle lavoratrici solo in campagna elettorale ma che non riescono mai ad andare contro la famiglia di uno dei capitani coraggiosi che dopo la scalata a Telecom ha portato Alitalia alla rovina.
Come USB crediamo che sia arrivato il momento di agire dobbiamo riaffermare il diritto ad un lavoro sicuro e soprattutto dobbiamo capire che servono meno produttività, meno tempo nei posti di lavoro ecco perché è importante parlare di riduzione di orario a parità di salario, serve parlare di aumenti salariali concreti il salario deve essere al centro della contrattazione dato che la dirigenza negli ultimi anni ha fatto utili. Non si può con l’inflazione che taglia i nostri stipendi parlare di trattativa per un aumento di cento euro, è una presa in giro per tutti quei lavoratori che ogni giorno sono in catena di montaggio e ingrassano le tasche dei dirigenti, abbiamo l'obbligo di rivendicare un aumento di salario reale.
I provvedimenti dei vari governi negli anni hanno diminuito il costo del lavoro per le imprese, interventi che non fanno salire i nostri salari anzi portano meno entrate al bilancio pubblico per sanità scuola e servizi, quindi doppia perdita per tutti noi.
Tutto questo è stato accompagnato da un attacco ideologico e culturale pesante contro la classe lavoratrice mentre vengono smantellatele conquiste fatte negli anni precedenti e distrutta la coscienza di classe.
Sappiamo che non ci può essere giustizia dentro le logiche di questo gioco al massacro: servono lotta e conflitto per costruire un’alternativa.
Indifferenza, egoismo e miopismo sociale ci rendono sempre più deboli contro padroni e sindacati servi. Serve il coinvolgimento attivo dei lavoratori
Per dare una svolta rispetto alle disastrose firme dei contratti nazionali e di secondo livello precedenti e che punti a ridare valore e dignità al lavoro dei metalmeccanici.
I sindacati complici con la loro contrattazione ci hanno portato alla fame se non si rompono le subordinazioni accettate da Fim Fiom Uilm su salario e contrattazione non si potranno mai far crescere i salari. Ci saranno sempre più precari, disoccupati e maggior sfruttamento per chi un lavoro ce l’ha.
Occorre ridare ruolo e valore agli operai, è l'unica strada per riconquistare un potere contrattuale che impedisca alle imprese di peggiorare la condizione di lavoro su orari, flessibilità. Ricostruire un sistema di diritti e di tutele che i contratti a perdere hanno progressivamente cancellato, forza e coraggio di non fare un passo indietro.
Serve riscoprire una coscienza di classe, serve riscoprire la lotta, il conflitto ma soprattutto serve la rabbia e l'odio contro padroni governo e sindacati complici per arginare un sistema che ci sta togliendo tutto
Le scelte inique del governo e l’aggressività padronale devono essere combattute nonostante le leggi che imbrigliano la conflittualità come il DDL 1660 perché per i governi tutti Il bersaglio è sempre il conflitto sociale in ogni sua sfaccettatura.
Noi abbiamo le nostre proposte dal reddito al salario minimo, dalla riduzione d’orario alla redistribuzione della ricchezza, dall’intervento pubblico nell’economia alla fine della privatizzazione dei servizi pubblici e sociali, dal risanamento dell’ambiente al taglio delle spese militari.
E’ il tempo della lotta e della ribellione, esse sono il solo vero investimento per il futuro.
Ecco perché c'è solo uno SCIOPERO GENERALE, quello del 13 dicembre, per gli aumenti salariali reali contro le politiche di guerra per chieder di abbassare le armi e alzare i salari.
RSU USB PIAGGIO
COORDINAMENTO USB PIAGGIO
UNIONE SINDACALE DI BASE NAZIONALE SETTORE INDUSTRIA