“Prima ti combattono, poi ti ignorano, poi vinci”: questa è una frase che fa parte dell’Olimpo delle Paracitazioni o “derive citazionistiche”. Ovvero il falso più vero del vero, quel genere di frasi che “Non sono mai state dette, ma potrebbe averle dette e quindi lo ha fatto”.
Perché nonostante nella bufala ci siano caduti anche professionisti dell’informazione e testate giornalistiche negli anni, Gandhi non ha mai detto questa frase.
Potrebbe aver detto qualcosa di simile magari, o pensato. Ma non lo ha mai detto.
Prima ti combattono, poi ti ignorano, poi vinci: la falsa citazione di Gandhi
La citazione appare infatti per la prima volta nella storia del 1918, proferita da tale Nicholas Klein, avvocato e sindacalista americano che raggiunse la fama proprio per un discorso contenente quelle parole proferito dinanzi agli Amalgamated Clothing Workers of America.
O meglio, una variante di quelle parole: il discorso originale infatti conteneva la frase
“First they ignore you. Then they ridicule you. And then they attack you and want to burn you. And then they build monuments to you.”
Traducibile con
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, infine ti attaccano e vogliono distruggerti. E dopo erigono monumenti in tuo onore”
Che in seguito fu sintetizzato nella forma che conosciamo, togliendo un paio di passaggi intermedi.
Due anni dopo Gandhi disse qualcosa di simile, che però fu fuso al discorso di Klein per conflazione, ovvero per il fatto che la probabile somiglianza e la fama di Gandhi superiore a livello internazionale di quella di Klein portarono a dimenticare il secondo.
“Ridicule is like repression. Both give place to respect when they fail to produce the intended effect. […] It will be admitted that non-co-operation has passed the stage ridicule. Whether it will now be met by repression or respect remains to be seen. […] But the testing time has now arrived. In a civilized country when ridicule fails to kill a movement it begins to command respect.“
Riassumibile con
“Il ridicolo è come la repressione, perché entrambi lasciano posto al rispetto quando non riescono ad ottenere i loro effetti […]. Andrà ammesso che la non cooperazione ha superato lo stadio del ridicolo. Vedremo solo in futuro se arriverà la repressione o il rispetto […] ma è giunto il momento di metterci alla prova. In un paese civilizzando quando il ridicolo non riesce a distruggere un movimento lascia spazio al rispetto”
Concetti simili ancorché non sovrapponibili: eppure siccome sia Klein che Gandhi parlavano di ridicolo e rispetto, nel tempo si è preferito fondere i due ricordi assieme e far prevalere il personaggio più famoso.
Non è la prima volta che a Gandhi vengono attribuite affermazioni carismatiche: tempo fa trattammo della narrazione della inesistente rivalità tra Gandhi ed un “malvagio professore inglese”, storia che riscriveva il timido studente che era Gandhi in un brillante umorista pronto a dare del maiale e del cretino ad un professore ad ogni piede sospinto.
In archivio abbiamo anche false citazioni di Churchill, del principe Antonio De Curtis detto Totò e un’improbabile lettera di Pasolini diretta alternativamente ad Alberto Moravia o Alberto Sordi in cui lo scrittore e poeta citava tormentoni delle trasmissioni di Sabina Guzzanti trasmesse dopo la sua morte.
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