Dal primo gennaio 2024 la Rai uscirà dalla ricerca sugli ascolti del Tavolo Editori Radio.
Lo annuncia Flavio Mucciante, vicedirettore vicario di Radio Rai,in un’intervista al periodico di settore Newslinet. “Con la sua storia, quasi centenaria, il suo marchio e il suo prestigio, Radio Rai deve essere garanzia di affidabilità etrasparenza”, dice Mucciante. Per questo “non possiamo continuare a garantire con la nostra presenza al tavolo laqualità di un’indagine, che presenta troppe criticità”.
Nelmirino la metodologia Cati, le interviste telefoniche, basatesul ricordo, la formulazione del questionario, che può durarepiù di mezz’ora, le tempistiche di diffusione (oltre sei mesiper conoscere il risultato di un programma) finoall’elaborazione dei dati, che arrivano a produrre improvvisiexploit o cadute repentine. Solo per fare un esempio -sottolinea Mucciante – “in pochi mesi si è passati dai 34milioni scarsi di ascoltatori, su base nazionale, del 2°semestre 2022 fino a sfiorare i 37 milioni nel trimestre mobilemarzo-maggio 2023”. C’è, poi, la questione di fondo della governance, che escludealcuni protagonisti del mercato. È necessario – secondo la Rai -adottare al più presto la soluzione indicata da AgCom con ilcosiddetto modello Joint Industry Committees. Si tratta, spiegaMucciante, di “realizzare un’indagine in grado di rappresentaretutti i diversi aspetti del mondo radiofonico: editoriali,tecnologici, pubblicitari”. In sintesi, un modello che prevedauna ricerca commissionata da tutte le parti interessate:editori, concessionarie e agenzie di pubblicità, inserzionisticon propri rappresentanti nel comitato tecnico. Oggi lagovernance della società Tavolo Editori Radio è un cosiddettoMoc (Media Owner Committees), nel quale sono rappresentate solole radio iscritte e non il mercato nel suo complesso. Ma aquesto punto – avverte Mucciante -il solo cambiamento digovernance non è sufficiente. “Al modello JIC – puntualizza-dovrà essere affiancata anche una nuova metodologia dirilevazione. Nessun restyling di facciata, nessuna Ter inversione bis”. Poi la replica al presidente di Ter Federico Silvestri, chesi era chiesto polemicamente perché la Rai non si facesse motoredel cambiamento dall’interno. “Quello che Silvestri non dice -commenta Mucciante – è che lo statuto societario di Ter fissaall’80 per cento la soglia dei voti necessari per l’approvazionedi qualsiasi delibera: una quota così alta da rendere quasiimpossibile qualsiasi processo di innovazione”. Qual è, allora, il modello di ricerca, proposto da Rai, perrilevare gli ascolti radiofonici? Per trovare esempi virtuosinon bisogna guardare troppo lontano – secondo il responsabile diRadio Rai. “Contrariamente a quanto fatto da Ter, durante lasospensione dell’indagine, durante il coronavirus – diceMucciante – nel Regno Unito, Rajar, l’indagine ufficiale cherileva gli ascolti di ben 340 emittenti in Gran Bretagna, hasfruttato quel periodo per avviare una profonda revisione dellaricerca con nuovi sviluppi metodologici”. Dalla fine del 2021l’indagine ha ampliato le fonti, includendo per la prima voltaun panel con la tecnologia MediaCell, insieme alle intervistepersonali con l’obiettivo di intercettare l’ascolto sia daidiari sia dai dispositivi mobili. Una metodologia definita nelRegno Unito “flessibile e avanzata, che fornisce una maggiorestabilità e sicurezza per i futuri sondaggi, ottimizzando lerisorse e creando una solida base per lo sviluppo futuro”. Perl’Italia, conclude Mucciante, “la soluzione potrebbe essere, inun primo tempo, il meter più le interviste telefoniche con icontinui e necessari aggiornamenti, in linea con la progressivaevoluzione dello scenario dei media”.
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