Rapporto Auditel-Censis, la crescita digitale e le nuove fragilità

1 year ago 358

Una presentazione quasi in sordina, al Senato, per il quinto Rapporto Auditel-Censis dedicato al boom delle tv connesse a Internet. Eppure, nonostante le assenze, come quella del presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, e dei
giornalisti di diverse testate nazionali, non sono mancati momenti di analisi e riflessione critica sulle trasformazioni nella composizione delle famiglie italiane, tra invecchiamento progressivo, divari territoriali, individualizzazione del consumo di contenuti audiovisivi e informativi.

Fragilità e crescita

Le tv connesse crescono del 210% in cinque anni, certo, ma in un contesto dove aumentano anche le famiglie povere, dove l’età media aumenta mentre si riduce il numero di componenti.
Dice il Rapporto: “Gli eventi critici che si stanno succedendo hanno innescato fragilità economiche e psicologiche nelle famiglie italiane, che oggi sono più piccole, più vecchie, più povere, più disuguali rispetto a cinque anni fa”.
Ma, allora, davvero il Paese “corre verso la modernità, dagli schermi alla banda larga, grazie alla televisione”, come afferma la copertina del Rapporto Auditel-Censis?

La vita digitale è la vita reale, si dice ancora nel Rapporto. Ma è una vita stabile? C’è un’evidente divaricazione tra i dati dell’indagine di base Auditel, sulla crescita delle tv connesse e ancor più su quella degli smartphone, che sembra annunciare un “sol dell’avvenire” digitale e gli avvertimenti di Giuseppe De Rita e del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, sui rischi di una individualizzazione esasperata e separata dei social media e del consumo e della ricezione di audiovisivi e informazione, con scelte individuali operate senza confronto famigliare e sociale.

De Rita ha puntato il dito anche sui format televisivi tutti costruiti sulle opinioni e la loro richiesta al pubblico: “non si fa informazione senza dialettica”, quindi senza confronto e senza strumenti condivisi d’interpretazione della realtà.
Il presidente dell’Istat ha messo in rilievo il cambiamento del quadro delle povertà, con l’aumento al suo interno dei giovani e delle famiglie numerose ma anche con il raddoppio previsto per i 100mila italiani con almeno 90 anni, “che feeling avranno con le tecnologie?”.

Barachini e i finanziamenti all’editoria

L’editoria digitale e della carta stampata resta ai margini delle presentazione, con Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’ Editoria, che ha avanzato la proposta di un finanziamento pubblico “basato in prima istanza sul pluralismo informativo ma in seconda sostenendo realtà che abbiano una presenza sul mercato editoriale e che abbiano un’identità di valore culturale. Senza queste due caratteristiche, il finanziamento rischia di
essere poco produttivo. Molta informazione ha perso la propria strada, rincorrendo ascolti a basso costo: il sostegno pubblico dev’essere una responsabilità anche per gli editori, che devono “restituire” un servizio di qualità, senza disperdere i finanziamenti”.

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