[RASPINI] Sciopero dei lavoratori a Torino. Continua la lotta per aumenti di salario e internalizzazione. Fabbrica militarizzata

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RASPINI SCIOPERO LAVORATORI
CONTINUA LA LOTTA PER AUMENTI SALARIO E INTERNALIZZAZIONE
FABBRICA MILITARIZZATA BASTA ECONOMIA DI GUERRA

Riprende l’agitazione operaia dai cancelli della fabbrica Raspini di Scalenghe a Pinerolo.

Si è infatti concluso negativamente l’incontro sindacale dei lavoratori con l’azienda (oltre la committenza Raspini al tavolo era presente anche il fornitore Adecco Professional Solution).

Per quasi tre ore, il sindacato con i rappresentanti dei lavoratori ha provato a trovare una soluzione per ricomporre una situazione di illegittimità dentro la fabbrica, dove sfruttamento dei lavoratori e rappresaglia antisindacale sono continui.

A ció, la scorsa settimana si è aggiunto il grave episodio di violenza antioperaia delle forze dell’ordine armate in assetto antissommossa contro i lavoratori in sciopero (con studenti e solidali), concertato dal padrone Raspini con prefettura e questura.

Nonostante la disponibilità del sindacato a trattare per un esito positivo del confronto, l’azienda ha deciso di alzare un muro duro e finanche ideologico: dimostrandosi mai favorevole a una trattativa seria e fruttifera.

In particolare, Raspini ha negato ogni possibilità di reintegro per i due lavoratori (entrambi iscritti al sindacato) ingiustamente licenziati e ha respinto la richiesta di aumenti di salario.

Si ricorda che nella Raspini, storica azienda di carni da più di 100 milioni di euro di fatturato annuo, il padrone sfrutta i lavoratori e addirittura per anni nei reparti disosso e logistica non solo applicando loro contratti irregolari per sottopagarli (come recentemente riconosciuto dalla Dtl Ispetttorato del lavoro di Torino a seguito di segnalazione dei lavoratori iscritti al sindacato) ma pure imponendo un clima pesante di comportamenti antisindacali – caporalato, minacce, lettere disciplinari, licenziamenti politici… – e violazione dei diritti dei lavoratori – razzismo, lavoro nero, discriminazioni…

Inoltre, questi operai lavorano in condizioni rischiose per la salute e la sicurezza: al freddo, sottoposti ad alti ritmi carichi di lavoro, con orari massacranti e strumenti di lavoro pericolosi.

L’attività produttiva aziendale non si è mai fermata nemmeno durante la pandemia Covid, per cui questi operai sono lavoratori essenziali cioè indispensabili per la società.

Ciònonostante, come milioni di lavoratori essenziali anche gli operai Raspini si vedono (ancora una volta con l’ultimo incontro) negare ogni richiesta di miglioramenti per un salario dignitoso, diritti, libertà sindacale e dignità.

Fino a quando?

Tale grave situazione, insostenibile già di per sé e ora accentuata dal carovita, ha determinato le rivendicazioni migliorative avanzate normalmente dalla nostra organizzazione sindacale in tanti altri luoghi di lavoro: cui l’azienda risponde con una chiusura unilaterale e inaccetabile.

In più, alla giusta e legittima protesta dei lavoratori che hanno semplicemente usato le pratiche di lotta storiche del movimento operaio come la solidarietà e il picchetto, Raspini ha risposto chiamando prefettura e questura che hanno eseguito uno sgombero violento e ingiustificato contro operai pacificamente in sciopero, i quali (come si vede dalle immagini ampiamente diffuse dai media anche nazionali) sono stati aggrediti – con studenti e solidali lí presenti – da decine di carabinieri armati in assetto antisommossa che han causato tre feriti ricoverati in ambulanza e diversi feriti lievi.

Adesso, all’apertura del sindacato per risolvere questa importante vertenza, l’azienda continua a rispondere negativamente ed anzi conferma la militarizzazione della fabbrica (nel cui piazzale stazionano giorno e notte due camionette antissommossa di polizia e carabinieri… ma chi paga?).

Di fronte a questa chiusura che nega le richieste operaie, contro lo sfruttamento padronale e la violenza poliziesca, per la libertà sindacale e forti aumenti di salario, contro economia di guerra e carovita, per salute e sicurezza, per la dignità di tutti i lavoratori: la lotta operaia va avanti.

Il sindacato conferma le richieste di reintegro dei due compagni illegittimamente licenziati e il pagamento di 200 euro netti mensili di aumento per compensare il carovita con un premio adeguato all’inflazione.

I lavoratori rivendicano la libertà di organizzarsi sindacalmente sul luogo di lavoro e il diritto di fare iniziativa sindacale dentro la fabbrica: scegliendo liberamente il loro sindacato, difendendo il loro interesse manifestando con proteste e facendo sciopero per ottenere miglioramenti.

Quindi, lo sciopero va avanti.

ll sindacato chiede la massima solidarietà di lavoratori e compagni: questa lotta è la lotta di tutti per migliorare le condizioni di vita e lavoro.

Gli operai chiedono di raggiungerli dai cancelli in via Piscina 73 a Viotto…

CHI TOCCA UNO TOCCA TUTTI

S.I. Cobas Torino

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