Referendum su orsi e lupi 

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Legambiente: “Il risultato emerso dal referendum è frutto di un clima di paura e odio cresciuto negli ultimi anni e alimentato da politica e istituzioni miopi.  Sul fronte coesistenza uomo-animali selvatici, è evidente che le comunità locali in questi anni si sono sentite abbandonate e lasciate sole.  

Bisogna recuperare il tempo perso e fare rete: l’unica strada da percorrere è quella della convivenza tra uomo e animali selvatici attraverso un approccio scientifico.  Prima pietra migliorare e aggiornare il PACOBACE con dieci azioni preventive” .

 “Il risultato emerso dal referendum su orsi e lupi, con il 98,58% dei votanti che ritiene la presenza di grandi carnivori in zone densamente antropizzate come le Valli di Sole, Peio e Rabbi un grave pericolo per la sicurezza pubblica e danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni, è frutto di un clima di paura e odio cresciuto negli ultimi anni e alimentato da una politica miope, che in Trentino ha spinto per una nuova “caccia alle streghe” soprattutto contro gli orsi. È evidente che in questi anni – commenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – le comunità locali si sono sentite sole e abbandonate di fronte al grande tema della coesistenza uomo e animali selvatici, ma la paura e l’odio non devono prendere il sopravvento. Tutti sono chiamati a svolgere un ruolo importante: le popolazioni locali che devono adattare il loro comportamento e la politica locale, che tanta responsabilità ha avuto e continua ad avere nella fallimentare gestione di una problematica complessa e che tramite questo referendum sembra uscire invece indenne, che dovrebbe non alimentare divisioni e dividere i cittadini ma lavorare invece per informare le comunità. Lo ripetiamo, l’unica strada da percorrere è quella della coesistenza tra uomo e animali selvatici attraverso un approccio scientifico e un lavoro di rete con le comunità locali, le aree protette, le associazioni del territorio che in questi anni è venuto meno e che non può più essere messo in secondo piano. Serve un piano nazionale che parta dall’aggiornamento e dal rafforzamento del PACOBACE, il Piano d’azione interregionale per la tutela dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali, attraverso dieci azioni preventive che abbiamo sintetizzato nel nostro report Biodiversità a rischio, e che comprendono ad esempio la corretta raccolta e gestione dei rifiuti, la gestione preventiva dei possibili conflitti con le attività ed i comportamenti umani, più campagne di informazione e sensibilizzazione”.  

DIECI ANZIONI PREVENTIVE: In particolare, in merito al PACOBACE e alle azioni preventive da mettere in campo, Legambiente chiede: 1) rimozione delle fonti di cibo di natura antropica e il controllo dell’accesso alle stesse da parte degli animali; 2) Le azioni di dissuasione verso gli animali confidenti (deterrenti, barriere fisiche ecc); 3) più campagne di informazione e sensibilizzazione tra le comunità locali. 4) più attività di monitoraggio dell’orso; 5) una comunicazione trasparente sui casi problematici, 6) il coinvolgimento della comunità locale nella gestione dei conflitti, suddividendo correttamente le responsabilità. 7) La revisione e il monitoraggio dei piani di gestione dei conflitti. 8) Il coinvolgimento dei tecnici e degli esperti della specie nella gestione delle situazioni critiche e nelle decisioni politiche. 9) Il coinvolgimento delle istituzioni, delle aree protette e delle associazioni ambientaliste di tutto il territorio alpino nella governance e nelle strategie per la conservazione dell’Orso e rendere operativo il Tavolo Tecnico promosso dal MASE in coerenza di quanto prevede il PACOBACE. 10) Il finanziamento e la realizzazione di corridoi faunistici.

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