Ricerche: la Lombardia è già smart. La connessione rivoluziona la tv

1 year ago 276

La Lombardia come un vero e proprio “laboratorio”, se non l’avanguardia del cambiamento nella fruizione televisiva, nel momento storico in cui velocamente tutti gli apparecchi degli italiani stanno diventando smart. Un convegno organizzato dal Corecom nazionale e da quello lombardo, intitolato ‘Smart Tv Revolution’, ha indagato sul nuovo e sempre più articolato scenario dei media nell’era delle tv connesse a Internet.

E ha proposto innanzi tutto i dati di una ricerca prodotta da Ce.R.T.A (il Centro Ricerca sulla Televisione  e sugli Audiovisivi dell’Università Cattolica di Milano) che ha provato a stimare il primo impatto della trasformazione tecnologica sul sistema televisivo nel territorio lombardo.

In sala Pirelli, inoltre, nel grattacielo della Regione vicino alla stazione di Milano, tanti ospiti importanti hanno contribuito a rendere ancora più completa e generale (e a livello nazionale) la descrizione del processo in atto, analizzandone valenze e conseguenze.

Marianna Sala e gli altri rappresentanti dei Corecom arrivati a Milano per l’evento

L’iniziativa del Corecom: Lombardia apripista del cambiamento

Ha introdotto e coordinato il panel di relatori Marianna Sala, presidente Corecom Lombardia e coordinatrice nazionale Corecom, con molti tra i presidenti dei vari comitati regionali presenti all’evento.

Sala ha sottolineato come la Lombardia, con la metropoli Milano, ma poi con le tante realtà provinciali differenti l’una dall’altra e un tessuto economico e sociale particolarmente diversificati, tenda ad offrire un quadro decisamente variegato e complesso.

Lato Università Cattolica, invece, e Centro Ricerca sulla Televisione e sugli Audiovisivi in particolare, il direttore Massimo Scaglioni ha parlato in generale del cambiamento dei consumi lombardi. Mentre Anna Sfardini, ricercatrice del Certa, ha dispiegato più estesamente i risultati dello studio condotto attraverso il panel Toluna su un campione di mille intervistati rappresentativi della popolazione lombarda per sesso ed età.

Scaglioni ha confermato che la Lombardia sta marciando velocemente verso il futuro. Il combinato disposto switch off + pandemia, negli ultimi due/tre anni, ha prodotto un’accelerazione.

I numeri lombardi

La ‘revolution’ è entrata in oltre il 70% delle case lombarde, un dato che è decisamente sopra la media nazionale, che è attestata al 60%. Un terzo dei lombardi ha comprato la smart tv negli ultimi tre anni e la smart tv – di regola – conquista preferibilmente il salotto e modifica il consumo tv, non sempre e per forza condiviso.

Scaglioni ha spiegato poi che c’è una relazione diretta tra possesso della smart tv e abbonamenti familiari alle tv via streaming e on demand. In Lombardia le famiglie tendono ad avere due abbonamenti alle varie APP, in un contesto in cui l’on demand ha conquistato circa il 60% delle abitazioni.

Laura Aria (Agcom) e Andrea Imperiali (Auditel)

Sfardini è andata ancora più nel dettaglio. Tra i driver, tra le motivazioni chiave, cioè, addotte dagli intervistati del campione per il passaggio alla smart tv, al primo posto assoluto c’è proprio la fruizione migliore e più comoda della tv via streaming e on demand.

Al secondo posto si colloca il desiderio di fruire dei contenuti video presenti su Internet e ‘solo’ al terzo posto la necessità di continuare a vedere tutti i canali tradizionali.  +

Sfardini ha quindi enfatizzato un dato in buona misura non scontato. Per più di un terzo degli intervistati la nuova fruizione smart ha portato ad un allungamento dei tempi di consumo del media tv, variando da lineare a non lineare e intrecciando le due modalità.

In tema piattaforme e contenuti, la smart tv (58%) batte gli altri device come strumento di consumo dello streaming, staccando computer e smartphone. Se si considera Youtube, invece, il mezzo più utilizzato è ancora lo smartphone (specie tra i 16-19enni), ma con la smart tv terza (seconda tra i 25-44).

Aria, Agcom e la ‘prominence’

Marianna Sala ha quindi innescato l’intervento di Laura Aria, componente di Agcom, su un tema critico e delicato del cambiamento in senso ‘smart’ degli schermi. La cosiddetta ‘prominence’, ovverosia il principio per cui la tv gratuita e generalista, specie quando veicola contenuti di interesse pubblico, deve avere/mantenere dei privilegi nel telecomando dei nuovi televisori. Evitando cioè che le nuove homepage e le regole commerciali di navigazione delle offerte e delle App dei costruttori di apparecchi, finisca per obliterare o rendere meno raggiungibili di quanto non fossero prima sugli schermi delle tv meno evolute i canali della Rai, di Mediaset, WBD, La7, ma anche delle tv locali.

Aria ha sottolineato come l’Authority – muovendosi all’interno della cornice dettata dalla legge 103 del 1975, ma anche in sintonia con la normativa europea – abbia cercato di evitare il paradosso per cui il mondo della tv digitale, regolato e attenta alle norme italiane ed europee, finisse per essere oscurato da un mondo OTT e Internet che spesso si muove fuori da ogni confine normativo.

I principi fissati da Agcom fin qui, sono tesi a riproporre anche nei nuovi apparecchi l’ordine e le categorie che hanno determinato l’organizzazione delle LCN.

“AGCOM – ha spiegato Aria – vuole tutelare tutte le fasce della popolazione, anche le persone che, per ragioni culturali o tecnologiche, mantengono una fruizione tradizionale del mezzo televisivo. In questo senso il telecomando è il termometro del pluralismo e, in quanto tale, deve rendere facilmente accessibile tutti gli ambienti, anche quelli non lineari”.

Raffaele Pastore di Upa

Imperiali, Pastore e le misurazioni

Dopo Aria, il presidente di Auditel, Andrea Imperiali, ha parlato di un quadro complessivo dell’innovazione che rimane comunque contrastante: nel nostro Paese 5 milioni di famiglie sono ampiamente dotate di connessioni veloci, ma 2,3 milioni sono ancora sprovviste totalmente. E poi ha illustrato il doppio ruolo del JIC da lui guidato. Da una parte Auditel produce la poderosa ricerca di base dell’indagine televisiva, che scatta una foto continuamente aggiornata della società italiana. E dall’altro fornisce al mercato della pubblicità misurazioni attendibili e trasparenti.

Auditel è già pronta misurare anche il complesso frastagliato dei nuovi fenomeni ‘smart, e auspica che gli inviti e le indicazioni inviate da Agcom agli attori di questo mondo (che sfugge di regola alle misurazioni dei JIC) possano quanto prima produrre una svolta e far tornare la industry ad una situazione più trasparente. Quale sia il problema lo ha molto ben sintetizzato, subito dopo Imperiali, l’intervento di Raffaele Pastore, direttore generale di Upa, l’associazione degli utenti di pubblicità. In questo momento, ha sottolineato Pastore “su circa 9 miliardi di investimenti in advertising, solo il 55% è ‘illuminato’ da ricerche effettuate da un JIC”.

Fabrizio Angelini

Fabrizio Angelini, Amministratore Delegato di Sensemakers, ha parlato dei nuovi consumi televisivi e digitali fornendo tanti dati interessanti sull’audience degli streamer e sull’ascolto non riconosciuto.

Nella fase finale dell’evento, Maurizio Giunco, Presidente dell’Associazione TV locali di Confindustria Radio TV e Fabrizio Berrini per Aeranti Corallo, hanno difeso le prerogative delle tv locali, che si sentono non a torto ‘aggredite’ nel nuovo contesto.

In conclusione Claudia Perin, Vice Presidente del Corecom Lombardia, ha allargato il discorso all’impatto dell’itelligenza artificale e del Metaverso, e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una rete fra Istituzioni, Università, Organismi di autorità e di controllo “per lavorare  insieme al fine di valutare rischi e opportunità delle nuove tecnologie”.

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