Di tanto in tanto ci segnalano notizie relative alle “lampadine delle baraccopoli”, anche se sarebbe meglio chiamarle “rifrattori fai da te”. Complice qualche virgolettato inventato di troppo, ci vengono segnalate come se fossero bufale e vintage, ma in realtà parliamo di una notizia vera e che sfrutta un semplice fenomeno fisico.
E che, diciamolo francamente, per l’occidentale medio avrebbe risultati infimi, ma se vivi in una baraccopoli ti cambiano davvero la vita.
Nell’Occidente in cui compriamo cerchi luminosi per il makeup e lo streaming e i “life hack” consigliano di costruirsi diffusori fotografici per pochi spicci, in una baraccopoli costruire un rifrattore luminoso e un diffusore con l’immondizia è il modo migliore per avere luce, almeno di giorno (questo è il caveat).
Rifrattori fai da te nelle baraccopoli del Kenya e del Brasile
Mi direte voi “Ma perché, non ci sono i lucernari”?
Eh, diventa un po’ difficile costruire un lucernario se vivi in una baracca costruita con lamiere, cartoni e immondizia.
Se avessi i soldi per comprare e installare un lucernario, probabilmente vivresti almeno in un lurido e crollante tugurio di una stanza con lucernario, che sarebbe un miglioramento rispetto ad una baracca di immondizia in una baraccopoli.
Escludendo l’installazione di un lucernario perché gli infissi non te li puoi permettere, e un semplice foro nel tetto in stile Pantheon perché a quel punto tanto varrebbe vivere tra i rifiuti al freddo e al gelo, resta costruirsi un lucernario o almeno un rifrattore fai da te, possibilmente con la stessa immondizia nella quale sei costretto a vivere e dalla quale trai sostentamento raccogliendo e rivendendo l’immondizia di chi può permettersi di consumare.
La necessità aguzza l’ingegno, ed ecco che grazie a iniziative come “A Liter of Light” rifrattori e lucernari vengono costruiti con le bottiglie di plastica.
Un buco nel tetto viene riempito con una o più bottiglie, naturalmente col foro sigillato da resina o altri collanti abbastanza robusti perché non piova dentro. La bottiglia resta in parte fuori e in parte dentro la stanza, riempita di acqua e candeggina. Naturalmente la candeggina è una economica alternativa a disinfettanti ed antimicotici e assolve alla funzione di ritardare la formazione di alghe e muffe che renderebbero il lucernario/rifrattore inutile: la rifrazione farà il resto e nelle giornate di sole un umido e buio tugurio almeno riceverà la luce del sole rifratta.
L’iniziativa di A Liter of Light continua grazie a partner nazionali e internazionali: la sfida è ora appaiare quei riflettori fai da te a piccoli, economici LED alimentati da pannelli solari in modo da poter avere oltre a lucernari fai da te anche illuminazione stradale sfruttando i vantaggi della rifrazione per risparmiare energia laddove non è possibile portarla o comprarla.
In questo caso il meccanismo sarebbe affine al “life hack” che prevede poggiare la torcia di un cellulare sotto un bicchiere pieno di acqua per illuminare una tenda in campeggio, ma per gente che ne ha davvero bisogno.
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