Rimuovere o no? I dubbi di Meta sui contenuti politici violenti

1 year ago 62

Gli eventi di politica internazionale irrompono sempre più sui social. Meta, la holding che controlla Facebook, nelle ultime ore ha preso posizione sulle proteste che hanno infiammato il Brasile dove i sostenitori dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro a Brasilia hanno fatto irruzione in diversi palazzi sede delle istituzioni del Paese.

La holding social ha definito le irruzioni – che hanno coinvolto la sede del Congresso, l’edificio del Tribunale supremo elettorale (Tse) e della Corte Suprema – un “evento di violazione”, aggiungendo che avrebbe “rimosso il contenuto che sostiene o elogia” i manifestanti che hanno preso d’assalto gli edifici governativi.

Brasile osservato speciale

“Prima delle elezioni, abbiamo designato il Brasile come luogo temporaneo ad alto rischio e abbiamo rimosso i contenuti che invitano le persone a prendere le armi o a invadere con la forza il Congresso, il palazzo presidenziale e altri edifici federali”, ha spiegato il presidente Andy Stone.
“Stiamo anche designando questo come un evento di violazione, il che significa che rimuoveremo i contenuti che sostengono o elogiano queste azioni. Stiamo monitorando attivamente la situazione e continueremo a rimuovere i contenuti che violano le nostre politiche”.

Il caso Iran

Ma non c’è solo il Brasile. L’Oversight Board (l’organismo dell’azienda per il controllo dei contenuti) di Meta ha annullato la decisione dell’azienda di rimuovere un post di Facebook che utilizzava l’espressione “morte a Khamenei”.

Alla base della scelta del comitato indipendente la convinzione che la frase, usata con il significato di “abbasso Khamenei”, non violi la regola che vieta le minacce violente.
Nel contesto del post, è la convinzione del consiglio ripresa da Reuters, la frase ‘marg bar Khamenei’ dovrebbe essere intesa come “uno slogan retorico e politico, non una minaccia credibile”.

La linea di Meta

Una posizione ben diversa rispetto a quanto fatto con i contenuti in Brasile, o un paio di anni fa con quelli sull’assalto a Capitol Hill, in cui le minacce sono state valutate come concrete.
Secondo Reuters, è evidente come la gestione dei contenuti di retorica politica violenta stia diventando un tema sempre più di rilievo per Meta. Visto anche il precedente con la Russia, con il social che – dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina – ha temporaneamente lasciato correre dichiarazioni contro il paese e il presidente Vladimir Putin, finendo anche nella lista delle organizzazioni estremiste di Mosca.

Non sembra certo una coincidenza, quindi, che dopo questi ultimi casi – tra Iran e Brasile – l’Oversight Board abbia invitato il social a sviluppare modi migliori per tenere conto del contesto nelle sue politiche sui contenuti e delineare chiaramente quando sono consentite minacce retoriche contro i capi di stato.

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