Rinnovabili, 4 grafici per capire dove siamo ora e dove saremo nel 2030-2050

1 year ago 54

Abbiamo difronte uno sforzo enorme per avere ancora qualche speranza di limitare l’aumento della temperatura media globale a +1,5 °C entro la fine del secolo e comunque al di sotto dei 2 gradi. Come va raggiunto?

Prova a definire degli scenari al 2030 e al 2050 il nuovo rapporto Irena (International Renewable Energy Agency), il World Energy Transitions Outlook 2023 Preview (link in basso), i cui numeri in questi giorni sono tra i più citati.

Si parla almeno di 10.000 GW totali (10 TW) di potenza installata nelle rinnovabili al 2030. Ma oggi siamo a circa 3.000 GW (3 TW), quindi questo target significherebbe installare in media quasi mille GW ogni anno.

Si stima di dover investire complessivamente 35mila miliardi di $ al 2030 nelle diverse tecnologie della transizione green, dalle rinnovabili ai veicoli elettrici, passando per le reti, le soluzioni di efficienza energetica, la produzione di idrogeno e così via.

Con le politiche attuali, evidenzia il rapporto, nel solo settore della produzione di energia elettrica, le fonti rinnovabili arriverebbero a 5,4 TW di capacità cumulativa nel 2030, della metà di quello che servirebbe (oltre 11 TW) in un percorso compatibile con il traguardo 1,5 °C.

Vediamo meglio, aiutandoci con alcuni grafici, dove siamo oggi e dove potremmo (dovremmo) essere nel 2030-2050 secondo Irena.

Nel settore elettrico, nel 2022 si sono installati 295 GW di rinnovabili, con una quota percentuale altissima sul totale del nuovo installato (cioè l’83%). Così le rinnovabili, scrive Irena, rappresentano il 40% della potenza globale elettrica.

Le rinnovabili quindi corrono, ma non abbastanza, come chiarisce la tabella seguente.

Dai 295 GW realizzati lo scorso anno, infatti, bisognerebbe balzare a una media di quasi 1000 GW/anno entro il 2030. In particolare, bisognerebbe installare ogni anno, in media, da qui al 2030, 551 GW di fotovoltaico e 329 GW di eolico, contro, rispettivamente, 191 e 75 GW sviluppati nel 2022.

Gli investimenti annuali in nuova generazione elettrica rinnovabile dovrebbero quasi triplicare, da 486 miliardi di $/anno in media a 1.300 mld $.

Saranno necessari anche più investimenti per le reti elettriche e le tecnologie di flessibilità, come gli accumuli: 548 miliardi di $ ogni anno, circa il doppio rispetto alla media degli ultimi anni.

Le fonti rinnovabili dovrebbero quindi arrivare al 67% della generazione elettrica complessiva nel 2030, contro il 28% odierno.

Il grafico sotto, invece, mostra come dovrebbe cambiare il quadro dei consumi energetici finali (TFEC: Total final energy consumption), guardando al 2050. Lo scenario prevede intanto una diminuzione dei consumi globali di energia del 15% rispetto al 2020.

Si nota poi il crollo della quota delle fonti fossili nel soddisfare i consumi finali complessivi di energia, dal 66% nel 2020 al 12% nel 2050.

In una prospettiva di elettrificazione dei consumi, la quota dell’elettricità sui consumi finali passerebbe dal 20% al 51%, con un peso delle rinnovabili sempre più vicino al 100%, più nello specifico al 91% dei consumi elettrici.

Una fetta rilevante dei consumi (14%) sarebbe coperta con idrogeno (di cui il 94% sarebbe H2 verde da rinnovabili), tra usi diretti e indiretti tramite i cosiddetti e-fuel, carburanti sintetici ricavati appunto da idrogeno green e CO2.

Mentre il 16% dei consumi energetici mondiali sarebbe garantito dagli usi “moderni” delle biomasse, con impianti e tecnologie a elevata efficienza (invece gli usi “tradizionali” delle biomasse si riferiscono ad esempio alla legna da ardere nelle economie poco sviluppate).

Il quarto e ultimo grafico, tratto dal rapporto Irena, evidenzia come dovrebbe evolversi la fornitura globale di energia primaria (TPES: Total primary energy supply).

Già al 2030 la quota delle rinnovabili dovrebbe raddoppiare, dal 16% del 2020 al 34%, per poi toccare il 77% nel 2050.

Osservazione importante: la quota di nucleare rimarrebbe stabile, al 6-7%, pertanto senza conoscere quindi quel nuovo boom di progetti che alcuni ritengono possibili.

Le fonti fossili sarebbero ancora dominanti fino al 2030 (60% delle forniture), per poi andare in pareggio con le rinnovabili cinque anni più tardi (47% a testa) e diminuire costantemente nei decenni successivi.

Come detto, si tratta di uno sforzo enorme che potrà essere conseguito solo se ci sarà una volontà politica molto più forte, in grado di accelerare gli investimenti soprattutto nelle economie emergenti.

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