Il decreto c’è, è stato varato dal governo Meloni, e prevede una multa fino a 60 mila euro per chi imbratta o danneggia monumenti e opere d’arte. Il ministro della Cultura lancia un’esortazione, in Aula, affinché gli attivisti climatici la paghino: «Abbiamo approvato, nel Consiglio dei ministri dell’11 aprile scorso, una norma che punta a far pagare ai responsabili di questi atti, prescindendo dal dato penale, immediatamente con una sanzione pecuniaria fino a 60 mila euro comminata dal prefetto, immediatamente, per far pagare i costi necessari per il ripristino dei luoghi». Alla Camera, durante il question time di oggi, 24 maggio, Gennaro Sangiuliano è irreprensibile nei confronti degli esponenti di Ultima generazione e delle altre associazioni per il clima che manifestano sporcando i beni culturali del Paese: «Chi attacca i monumenti, attacca il volto della patria. Ambiente è non solo fiumi, laghi, mare e montagne, ma anche tutto ciò che il genio umano ha prodotto in secoli di storia. L’attacco ai monumenti è un attacco allo stesso ambiente che si presume voler tutelare».
Sangiuliano passa in rassegna l’esborso necessario per ripristinare tre monumenti presi di mira negli ultimi mesi: «Fino ad oggi i costi sono stati sostenuti dalla collettività. Il ripristino della facciata del Senato è costato 40 mila euro, più o meno la stessa cifra è costato l’intervento su Palazzo Vecchio. Nel caso della statua di Vittorio Emanuele a Milano si è dovuto procedere a una gara d’appalto del costo di 200 mila euro. Già siamo a una cifra considerevole che al momento è sostenuta dai cittadini contribuenti». Infine, il ministro della Cultura afferma davanti ai deputati che i materiali utilizzati per i blitz, seppure lavabili o di origine naturale, sono tutt’altro che innocui per le opere d’arte. «Sfatiamo un mito. È stato detto che vengono usati materiali vegetali, che questi materiali non danneggiano in permanenza l’opera. Questo è tutto da verificare, perché ho affidato a una commissione esperta interna del ministero uno studio in proposito. Ma già le prime risultanze mi dicono che alcuni marmi sono porosi e quindi quello che viene gettato resta all’interno delle strutture».
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