Sci a bassa quota, 13 milioni dalla Regione Lombardia per l’impianto di risalita che nessuno vuole. Lo “strano” caso di Piazzatorre

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Prealpi Orobie, Val Brembana. Dei fasti che furono degli anni Settanta e Ottanta resta una foresta di seconde case, dai cui balconi penzolano i cartelli con scritto “vendesi”. E resta la struttura in legno che contribuì a garantire quei fasti: la stazione di partenza, a 900 metri di quota, della caratteristica bidonvia azzurra che portava gli sciatori in Torcola Soliva e che ora non esiste più: è stata dismessa nel 2005, quando gli impianti di risalita, di proprietà della Sesp, sono stati chiusi. Ma la Regione Lombardia ha messo a disposizione 13,8 milioni di euro per rilanciare Piazzatorre, in provincia di Bergamo, e per costruire una seggiovia biposto sul vecchio tracciato. Partenza dal centro abitato, a 900 metri, arrivo a 1550. Un’infrastruttura che in paese la maggior parte degli abitanti non vuole. Il problema, però, è che a giugno si vota. E il prossimo sindaco potrebbe confermare il progetto (l’attuale primo cittadino ha già espresso apprezzamento).

LA STORIA – La Giunta guidata da Attilio Fontana, un mese fa, ha approvato con una delibera l’adesione al “patto territoriale per la riqualificazione e la destagionalizzazione del comprensorio turistico Piazzatorre-Monte Torcola”. E meno male che viene definita “destagionalizzazione”. Già, perché non solo si vuole costruire un’infrastruttura a bassa quota (e dunque in contrasto con le mutate condizioni climatiche) sulle ceneri di una abbandonata. Ma lo si vuole fare quando esiste già un impianto di risalita – una seggiovia a quattro posti – che dalla cima del paese porta in quota. Si tratta del comprensorio Torcola Vaga.

Persino la storia della località bergamasca dovrebbe suggerire cautela. Come detto, nel 2005 la stazione Torcola Soliva chiude i battenti, anche se nel frattempo, tre anni prima, aveva aperto appena più a nord la “concorrente” stazione Torcola Vaga. Ma anche quest’ultima, come centinaia di comprensori sciistici disseminati lungo la nostra Penisola, conosce alterne fortune (e sfortune) che ne condizionano la vita. Nel 2010 la società che gestisce gli impianti fallisce e il Comune è costretto a comprare – per 800mila euro – le due seggiovie. Nell’arco di 13 anni, si susseguono ben cinque gestori diversi, tra cui la società Itb, che ha già in mano Valtorta-Piani di Bobbio, e Torcola Soliva viene aperta (collegata con Torcola Vaga) soltanto per due stagioni (2011/’12 e 2012/’13). L’ultimo colpo di scena è dell’anno scorso, quando la società Monte Poieto ha lasciato.

IL PROGETTO – E ora i soldi dalla Regione. Quasi 14 milioni di euro – a cui il Comune ne deve aggiungere uno e mezzo – per la “destagionalizzazione”. Soldi senz’altro utili per un paese di montagna che da anni fatica a trattenere i propri abitanti, ma peccato che di destagionalizzazione ci sia ben poco: la maggior parte del finanziamento spetta proprio agli impianti di sci (la biposto e una nuova seggiovia quadriposto) e il sistema di innevamento artificiale, ai quali si aggiungono la riqualificazione del parcheggio e di due rifugi. Per la diversificazione delle attività, invece, resta l’ampliamento del bike park e una vaga dicitura “realizzazione di percorsi per il turismo lento”. “Dobbiamo dimostrare di saper impiegare bene queste risorse, affinché servano 365 giorni all’anno – dice Jonathan Lobati, consigliere regionale di Forza Italia e a lungo amministratore in Val Brembana – perché è sbagliato concentrarsi solo sullo sci. Peraltro Torcola ha grandi potenzialità, anche al di fuori dell’inverno, tra i numerosi sentieri che offre e lo splendido panorama. Non sono dell’idea che la montagna debba diventare un parco giochi. Fermo restando che il turismo fa bene alle comunità locali, fa trovato il giusto compromesso”. Ora che la Regione Lombardia ha garantito i soldi, spetta al Comune presentare i progetti, confermandoli o modificandoli.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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