Sì, esiste una Spada nella Roccia, ma non dovreste estrarla

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Tutti ricorderete il mito di Excalibur, la Spada nella Roccia che estratta dal mitico Re Artù lo consacrò come il Re dei Britanni diventando il fulcro dell’intera mitologia dei Cavalieri della Tavola Rotonda ed infinite narrazioni.

Vi stupirà sapere che una Spada nella Roccia esiste davvero, ma non è fatta per estrarla, tentare di farlo non vi renderà re ma potrebbe portarvi a pene pecuniarie e detentive pari a “la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000″.

Si tratta della spada di San Galgano Guidotti, custodita nell’omonima Abbazia, parte di un complesso con l’Eremo di Montesiepi.

Sì, esiste una Spada nella Roccia, ma non dovreste estrarla

Secondo la mitologia nata intorno alla canonizzazione di San Galgano, Galgano Guidotti era un signorotto nato nella metà del XXImo secolo nel castello di Chiusdino, nel Senese.

Compatibilmente coi tempi, i genitori vollerno farne un cavaliere, per ricchezza e prestigio, ottenendo però di rendere il figliolo “incline al disordine ed alla lussuria”, tanto abile nelle armi quanto incline allo sperpero ed ogni sorta di peccato.

Come avviene sovente in diverse storie legate alla canonizzazione ed alla santità, ad un certo punto Galgano Guidotti si pente dei suoi peccati, adducendo di aver avuto delle visioni mistiche in cui l’Arcangelo Michele in persona (arcangelo associato ai cavalieri), Gesù, la Vergine Maria e gli Apostoli lo invitavano a cambiare vita, rinunciando alla sua assurdamente lunga serie di peccati per dedicarsi all’eremitaggio.

Sì, esiste una Spada nella Roccia, ma non dovreste estrarla

Sì, esiste una Spada nella Roccia, ma non dovreste estrarla

Galgano decise a quel punto di rinunciare alla carriera da cavaliere (in quel momento storico pari per fama e gloria all’odierna carriera sportiva per capirci), al peccato, alla lussuria e ad una vita da signorotto con ricchezze, moglie ed eredi già assicurati nel prossimo futuro per ritirarsi eremita.

Non riuscendo ad erigere una croce, piantò in una roccia vicina la sua stessa spada perché non fosse mai più brandita e diventasse una croce.

Il mito e la realtà

Il mito si fonde sempre con la realtà: la realtà nei fatti è che nel complesso di San Galgano vi è, effettivamente, una spada incastrata nella roccia.

Nessuno ha mai capito come sia stata infilata nella roccia stessa, il mito dichiara Galgano l’abbia fatto a mani nude ispirato e armato dalla virtù divina, virtù che fece in modo che con la stessa facilità con cui Galgano la incastrò nella roccia nessuna mano umana avrebbe mai potuto estrarla, e quando tre religiosi invidiosi la ruppero per dispetto verso il santo la punizione divina fece in modo che rispettivamente fossero l’uno annegato, l’altro folgorato e il terzo sbranato dai lupi.

In realtà fino almeno al 1924 era astrattamente possibile asportare la spada: in tale anno il parroco provvide a saldarla con del piombo fuso colato nella fessura per evitare furti.

Negli anni ’60 un vandalo in vena di bischerate arturiane cercò di estrarla comunque, spezzando la parte visibile, che fu risaldata. Da allora la spada di San Galgano fu coperta da una teca allo scopo di vietare i contatti con gli utenti finali che, come visto, più che la punizione divina rischiano direttamente la reclusione.

Mitologie simili

Ovviamente la costruzione mitica della storia richiama la Spada nella Roccia, in subordine alla simile mitologia di San Guglielmo di Malavalle, eremita grossetano anche egli cavaliere dedito al romitaggio.

In entrambe le mitologie appare un’inversione del mito Arturiano e l’agiografia della virtù cristiana: il Cavaliere, personaggio ricco di fama, gloria e onore, che ad un certo punto della sua vita trasforma la spada (simbolo di guerra e morte) nella Croce (simbolo di pace e speranza) e abbandona la gloria del Mondo per diventare umile asceta.

Galgano richiama inoltre quantomeno per assonanza Galvano, nome inglese di Sir Gawain, anch’egli cavaliere, giovane nipote di Re Artù che a seconda dei miti oscilla tra un giovane e sfacciato seduttore ed un cavaliere degno del suo nome e della sua gloria.

In sintesi si può affermare che la mitologia del “Santo Cavaliere” sia una raffigurazione plastica dell’eremita pronto ad abbandonare per sempre le glorie del mondo passando dalla nobilità del corpo alla nobiltà dell’animo.

Il mito della Spada nella Roccia continua ad esistere in molte culture, anche moderne: l’Abbazia tutt’ora in rovina di San Galgano ricorderà ai videogiocatori accaniti il Tempio del Tempo, in alcune incarnazioni del gioco Legend of Zelda una delle possibili sedi per la Master Sword, la “Spada Suprema” dal potere di esorcizzare il Male, da brandire in tempo di guerra e custodire in tempo di pace perché ripristini il suo potere.

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