Siae attacca Meta: serve trasparenza. La replica: richieste irragionevoli

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Il confronto tra Meta e Siae sul rinnovo delle licenze sull’utilizzo di brani musicali sui social arriva alle Commissioni riunite Cultura e Trasporti, con le audizioni di Salvatore Nastasi (nella foto a sinistra), presidente della Società di gestione dei diritti e del responsabile degli Affari Istituzionali della holding social, Angelo Mazzetti.

Nei giorni scorsi il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano ha ribadito come il tema sia all’attenzione del suo dicastero, mentre il 6 aprile, è già stato programmato un incontro con Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla cultura.

Siae: da Meta serve trasparenza

“La battaglia che stiamo portando avanti in questi giorni da soli non è solo economica ma culturale, perché cerchiamo di tutelare l’industria creativa italiana. La Siae ha oltre centomila iscritti tra autori ed editori e rappresenta la quasi totalità dell’industria creativa italiana. Per questo abbiamo chiesto un aiuto e un sostegno non solo alle forze politiche, che ci viene dato e che è molto utile”, ha esordito Nastasi.

“La trattativa non si è mai chiusa. Chiediamo maggiore trasparenza da Meta per evitare che la sua posizione unilaterale provochi ancora gravi danni alla filiera musicale italiana”, ha aggiunto nel suo intervento, ripreso da AdnKronos.
“La parola trasparenza in questa vicenda è importante e vera. Per questo Meta, che è un colosso, deve trattare con Siae non dico alla pari ma con un obbligo di trasparenza” ha spiegato, sottolineando che la direttiva europea “pone in capo alle piattaforme l’obbligo di dichiarare a Siae una serie di informazioni fondamentali necessarie per definire il giusto compenso degli autori”.

Accordi scaduti a dicembre

La licenza di Meta per i contenuti Siae “è scaduta il 16 dicembre scorso e in questo momento, mentre noi ci parliamo, ci sono ancora contenuti sulla piattaforma senza licenza. E fino al giorno della rottura delle trattative, dieci giorni fa, loro hanno continuato a operare senza licenza”, ha spiegato Nastasi.

“Nel momento in cui quella licenza è scaduta noi ci siamo messi a tavolino per rinnovarla, ma non abbiamo avuto i dati che noi chiedevamo per poter rinnovare quell’accordo”.

Agcom e Antitrust

Sollecitato sulle mosse messe in campo da Siae per sbloccare la situazione, Nastasi ha parlato anche di incontri avuti con Antitrust e Agcom. “Siamo stati ascoltati esponendo le nostre ragioni: noi riteniamo che l’atteggiamento di Meta sia stato distorsivo del mercato e della concorrenza, anche perché stiamo parlando di posizioni economiche molto rilevanti rispetto alla nostra. Che cosa decideranno l’Agcom e l’Antitrust non lo sappiamo, ma noi doverosamente ci siamo andati. E’ un’iniziativa che noi riteniamo molto importante”.

Meta replica

Diverso il punto di vista sulla vicendi di Meta. “Non abbiamo deciso di interrompere le trattative unilateralmente, come è stato dichiarato”, ha detto Mazzetti, la cui audizione non è stata trasmessa in diretta webtv come quella di Nastasi. “La licenza è scaduta il 15 dicembre 2022, e già dallo scorso agosto abbiamo preso contatti per rinnovare l’accordo. La trattativa si è interrotta per la natura dell’importo chiesto da Siae, che inizialmente è stata di 4 volte superiore all’importo concordato fino al 2022 senza che venisse fornita alcuna motivazione mentre i diritti di licenza erano sostanzialmente di gli stessi”.

“Abbiamo fatto il possibile per mantenere viva la negoziazione” ha continuato, parlando della presentazione di “un’offerta significativamente più alta della royalty concordata con Siae fino a dicembre 2022”. “Abbiamo progressivamente aumentato la nostra offerta cercando di andare incontro alle richieste di Siae che, tuttavia, si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta inferiore ad un aumento del +310%”.
“Non siamo disposti a chiudere accordi irragionevoli da un punto di vista economico e di mercato”, ha sopiegato ancora il manager definendo comunque il raggiungimento dell’intesa con Siae “una nostra priorità”. “Abbiamo accordi con tutti i principali titolari di diritti in Italia e all’estero. Tutti questi accordi sono stati rinnovati dopo l’entrata in vigore della Direttiva Copyright. Se abbiamo rimosso il catalogo Siae è proprio per rispetto della proprietà intellettuale”.

Non solo musica

Mazzotti ha spiegato che il “modello di business di Meta non si basa esclusivamente sulla musica. Su YouTube e Spotify la gente va per ascoltare la musica, su Facebook e Instagram no. Non abbiamo nemmeno strumenti di monetizzazione per i formati brevi, come i Reels. Li abbiamo per i video lunghi e su quelli abbiamo proposto a Siae una condivisione dei ricavi. I nostri ricavi derivano dalla pubblicità su una pluralità di contenuti che non contengono musica. Per questo per noi non ha senso partire dai nostri ricavi per definire il valore delle licenze. Abbiamo concluso centinaia di accordi con partner senza dover trattare sui ricavi specifici del Paese perché hanno compreso perfettamente il nostro modello di business. Negli incontri di vertice che si sono tenuti abbiamo presentato un approfondimento sul modello che Meta applica per le licenze e condiviso tutti i dati economici rilevanti per spiegare la ragionevolezza delle nostre proposte”.

E ha concluso: “L’assenza della musica è dovuta al rifiuto di Siae di accettare una proroga dell’accordo precedente per continuare le negoziazioni. Non potevamo tollerare l’utilizzo del repertorio Siae senza una licenza in essere, quindi senza il consenso e la remunerazione degli autori. Abbiamo disabilitato le musiche del repertorio Siae proprio per tutelare i diritti degli artisti in tutta Italia”.

Siae contesta i numeri

Dopo l’audizione, Nastasi ha contestato alcune dichiarazioni del manager di Meta. “La dichiarazione che ‘Siae si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta che fosse inferiore ad un aumento del 310% rispetto all’accordo del 2022’ è semplicemente falsa”, ha detto. “Come detto nella nostra audizione, che in maniera trasparente abbiamo deciso di rendere pubblica a differenza di Meta, la nuova licenza non è comparabile con quella siglata nel 2020 e qualsiasi raffronto in percentuali è semplicemente pretestuoso”.

“Meta si chiamava Facebook e non voleva occuparsi di metaverso e i suoi ricavi e sfruttamenti del nostro repertorio non erano minimamente paragonabili a quelli attuali. Oltre a questo la dichiarazione è falsa e pretestuosa in quanto Siae non ha mai dato un ultimatum a Meta come fatto da quest’ultima e non abbiamo mai detto che la nostra ultima offerta sia il minimo che saremmo disponibili ad accettare. Quella che vuole imporre un proprio valore e che ha interrotto la negoziazione, creando le condizioni per la situazione attuale, è e rimane unicamente Meta”, ha concluso.

Da Meta decisione unilaterale

“Molti contenuti tutelati dalla Siae sono ancora presenti sulla piattaforma”, ha puntualizzato Nastasi. “La scelta unilaterale di Meta di non rendere disponibili parte dei nostri contenuti in Italia è un’azione volta a generare pressione e a costringerci ad accettare la loro offerta”.

Secondo Nastasi “ne è dimostrazione il fatto, anche questo dichiarato pubblicamente, che i nostri contenuti sono ancora presenti negli oltre 100 paesi coperti – tra cui tutti quelli europei – dalla nostra vecchia licenza con Meta, scaduta nel 2022. L’assenza della nostra musica, o parte di essa, dalle piattaforme in Italia è quindi legata a una decisione unilaterale di Meta. Legare questa situazione a un rifiuto da parte della Siae è totalmente pretestuoso, poiché la situazione attuale è sostanzialmente la stessa del 17 dicembre 2022, ed è quindi evidente che l’assenza di parte dei contenuti sia unicamente attribuibile alla nuova posizione assunta da Meta a partire dalla metà di marzo”, ha concluso.

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