di Marco Disanto
A un mese dal Salone del Libro di Torino possiamo affermare che l’evento è stato – forse suo malgrado – uno spartiacque nel dibattito pubblico attorno all’influenza che la destra sta avendo non solo nella politica nazionale (vedi anche ultime elezioni amministrative), ma anche nell’ambiente culturale. Vuoi perché nei giorni del Salone teneva banco anche la questione delle nomine Rai, vuoi perché una così tale parata di ministri non si era mai vista a un evento culturale: le ragioni possono essere svariate, ma la sostanza non cambia.È vero anche che, nell’immenso calderone di manifestazioni letterarie, il Salone del Libro di Torino è quella che più di tutte si fa cartina di tornasole dello stato dell’editoria e, più in generale, del dibattito pubblico nel nostro paese. Chi non si ricorda della cacciata di Edizioni Altaforte, casa editrice vicina a Casapound, nell’ormai lontano 2019?Come è ormai noto, ciò che in questa edizione è rimbalzato maggiormente agli ...