Anni fa FCA decise di avvalersi di lavoratori provenienti da stabilimenti polacchi per rispondere alla ingente domanda di veicoli commerciali nell’impianto dell’allora Sevel di Atessa. Oggi Stellantis ripercorre la stessa strada, da sempre osteggiata dall’USB, ricorrendo alla trasferta di lavoratori slovacchi dello stabilimento di Trnava.
Lo stabilimento di Trnava, da cui provengono i lavoratori slovacchi impiegati a Torino, è oggetto di una chiusura parziale per una ristrutturazione che dopo un investimento di 180 milioni, nel 2024 dovrà accogliere nuovi modelli per il segmento B.
I giornali slovacchi riportano che Stellantis ha dichiarato un primo esubero di 360 persone a Trnava e la soppressione dei turni nel weekend. Tuttavia fonti sindacali locali stimano che a partire dal mese di aprile l’azienda manderà via circa 600 persone a causa dell'imminente ristrutturazione del sito.
È in questo contesto che Stellantis propone a 17 operai slovacchi la trasferta nel sito di Mirafiori, cosa che le consente di rispondere alla crescita degli ordinativi del modello 500 e, non ultimo, di “formare” una prima pattuglia di operai in vista dell’inaugurazione delle nuove linee di produzione di Trnava. La stessa cosa era accaduta l’anno scorso quando gli operai serbi di Kragujevac erano stati spediti proprio a Trnava. Ancor più gravi i precedenti degli operai di Melfi spediti in Francia, nel nome della comune appartenenza a Stellantis.
Oggi, i 17 lavoratori in trasferta da Trnava rappresentano un risparmio minimo per i numeri di Stellantis. Ma in questo modo la multinazionale riafferma con arroganza una gestione spregiudicata della forza lavoro su scala continentale e mondiale, utilizzando il contratto di provenienza e negando il rientro in produzione ad altrettanti operai dello stabilimento piemontese attualmente in CIG.
- È una decisione per risparmiare sulla pelle dei lavoratori italiani?
- È il tentativo di mettere in concorrenza lavoratori remunerati in maniera diseguale?
- È il preludio a scelte di politica industriale fatta di delocalizzazioni?
Quello che sappiamo con certezza è che siamo di fronte a provocazioni da respingere con forza, senza scadere nella guerra fratricida tra lavoratori.
Chiediamo al Governo di dare seguito alle richieste da noi formulate al ministro Urso in occasione del tavolo Stellantis del 14 febbraio scorso. La prima su tutte: “Non si danno soldi pubblici alle aziende che non offrono garanzie di tutela occupazionale e di salario!!”
Il piano “Dare Forward 2030” non dà alcuna certezza sui numeri occupazionali, che continuano a scendere grazie alla complicità di chi ha sottoscritto il CCSL.
Per l’USB è vitale respingere i tentativi di mettere i lavoratori in concorrenza tra loro, abbassando livelli salariali e diritti e imponendo ritmi di lavoro sempre più pesanti.
USB Lavoro Privato - Industria
Roma, 04/04/2023