Strane navi, progetti segreti: l’alluvione di Valencia e il complottismo

2 days ago 44

Dopo la devastante alluvione che ha colpito Valencia alla fine di ottobre 2024, sui social media si è diffusa una nuova teoria complottista secondo cui il disastro naturale non sarebbe stato causato da un fenomeno meteorologico, ma sarebbe il risultato di un esperimento di manipolazione climatica causato da una nave dotata di antenne, come questa.

I post che ne parlano, infatti, sono spesso accompagnati dalle foto di una strana nave, con alti pali di metallo e una struttura rossa che regge dei tralicci.

Nella maggior parte dei commenti si fa riferimento al progetto HAARP, un programma avviato negli Stati Uniti negli anni ’90 per studiare le interazioni tra onde radio e la ionosfera, con l’obiettivo di migliorare le comunicazioni a lungo raggio. 

HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program), dunque, è un complesso di antenne che emettono onde radio verso l’atmosfera superiore. Ne avevamo ampiamente parlato, per esempio qui e qui. Nonostante HAARP sia un ben noto progetto con finalità di ricerca, fin dall’inizio esso è diventato il bersaglio di teorie cospirazioniste che lo descrivono come un possibile strumento per alterare il clima o causare disastri naturali. Più in generale, l’idea che antenne possano generare fenomeni atmosferici anomali ha alimentato ulteriori congetture ed ogni volta che ne appaiono di nuove. 

Si tratta di una teoria senza alcun fondamento scientifico o tecnico: il clima è determinato da processi meteorologici su larga scala, impossibili da influenzare con antenne o con altri apparati artificiali, sia terrestri sia marittimi.

Questa narrazione si è comunque amplificata a causa della diffusione di foto di una nave al largo delle coste valenciane, nave definita “in grado di manipolare il clima”.

In realtà, l’unità navale usata per queste narrazioni non ha nulla a che vedere con il progetto HAARP o con strumenti di controllo climatico: si tratta di una centrale elettrica galleggiante della società turca Karpowership, specializzata nella produzione di energia elettrica su navi. Nelle foto sono visibili due specifiche unità: la “Karadeniz Powership Osman Khan” e la “Karadeniz Powership Onur Sultan”.

Le Powership vengono posizionate lungo le coste e collegate, tramite cavi sottomarini, a sottostazioni locali che forniscono  energia alla rete elettrica della zona in cui operano. Molte di queste navi operano presso le coste di diversi paesi dell’Africa subsahariana, dove spesso la produzione locale di energia è insufficiente a coprirne il fabbisogno. Le Powership rappresentano una soluzione rapida per soddisfare queste necessità, anche se, spesso, da soluzioni temporanee si trasformano in postazioni stabili, visto che nella concreta realtà non vengono sostituite da infrastrutture locali  adeguate, e magari più pulite e rinnovabili, che svincolerebbero questi stati dalla dipendenza da terzi.

Queste centrali elettriche galleggianti sono montate su chiatte o su navi: per funzionare bruciano olio combustibile, gasolio o Gas Naturale Liquefatto (GNL), cioè miscele di gas naturale come metano, propano o butano. Le presunte “antenne” visibili nelle immagini in realtà altro non sono che camini di scarico, necessari per rilasciare in atmosfera i fumi della combustione. Questi camini sono analoghi a quelli di un normalissimo gruppo elettrogeno,  anche se, naturalmente, di dimensioni assai maggiori, visto che queste navi possono generare fino a 470 MW di potenza elettrica. I tralicci, invece, sono componenti standard di una centrale elettrica. 

Nulla di misterioso o d’inquietante, dunque. Ciliegina sulla torta: come verificato da Facta, al momento dell’alluvione entrambe le navi erano ormeggiate in Turchia.

Diffondere notizie prive di fondamento, come è il caso della storia della “nave HAARP”, crea disinformazione e alimenta paure inutili, allontanando l’attenzione dalle vere cause di eventi catastrofici di questo genere e dagli sforzi necessari per farvi fronte. 

Immagine: MV Karadeniz Powership Doğan Bey, Freetown, Sierra Leone. Foto di Adrian Turner, da Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 2.0 Generic.

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