Delirante realtà della presunta lotta ai cambiamenti climatici.
Da un lato la superficie coperta da boschi in Scozia raggiunge quasi il 18% del territorio (era soltanto il 6% un secolo fa), dall’altro ben 15,7 milioni di alberi sono stati abbattuti per far posto a centrali eoliche dal 2000.
Ben 7.858 ettari di foresta in meno, con effetti fortemente negativi proprio sul fronte del contrasto ai cambiamenti climatici.
Semplicemente demenziale.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
da L’Indipendente, 15 settembre 2023
In Scozia sono stati abbattuti 16 milioni di alberi per far posto all’eolico. (Simone Valeri)
15,7 milioni. Questo è il numero di alberi che in Scozia è stato abbattuto, dal 2000 ad oggi, per far posto allo sviluppo dei parchi eolici nel paese. A renderlo noto è stato lo stesso segretario agli Affari rurali del governo scozzese, il quale ha affermato di aver dato vita a dei veri e propri piani di abbattimento di alberi al fine di costruire le turbine per la generazione dell’energia pulita su terreni pubblici. Il paradosso vuole che la controversa iniziativa rientri nei piani dell’amministrazione per rendere la Scozia a zero emissioni entro il prossimo decennio. Il governo, nei prossimi anni, punta infatti ad aggiungere circa 20.000 turbine di modo da poter generare un totale di 20 Gigawatt (GW) di energia pulita. Una strategia ambiziosa in fatto di riduzione delle emissioni climalteranti che tuttavia non spiega e non giustifica la necessità di abbattere, a conti fatti, l’equivalente di una vera e propria foresta. Dall’inizio del secolo corrente, con una media di 2.000 alberi per ettaro, è stato infatti deforestato il corrispettivo di almeno 7.858 ettari.
Gli alberi in questione sarebbero stati abbattuti su terreni gestiti dall’agenzia governativa Forestry and Land Scotland, incaricata proprio di gestire le foreste e i terreni del paese britannico. Al momento non è chiaro perché si sia rivelato necessario abbattere una quantità così elevata di alberi, ma certo è che la notizia ha scatenato più di una protesta. L’amministrazione vigente, al riguardo, si è difesa insistendo sul fatto che il tutto è stato pianificato nel rispetto dei boschi e pensando anche ad “una messa a dimora compensativa altrove”. L’agenzia ha infatti risposto alle critiche affermando di aver piantato più di 500 milioni di alberi dal 2000. Vero o no, il messaggio che passa alla popolazione non è comunque dei migliori. La conversione alla sostenibilità dovrebbe, per principio e coerenza, andare sempre di pari passo col rispetto della natura, delle popolazioni locali e delle risorse.
Così, agli occhi dell’opinione pubblica, la vicenda rimane inconcepibile. Promuovere la transizione verde deforestando è, comunque la si voglia vedere, un controsenso. Molte specie arboree hanno infatti spiccate capacità di sequestro del carbonio il che significa che già di per sé contribuiscono a mitigare il cambiamento climatico in atto. Oltre a questo gli alberi, specie se nativi del luogo, assolvono altre importanti funzioni ecologiche, dalla protezione dell’erosione al supporto alla fauna selvatica. E tanto più un albero è maturo tanto più è in grado di svolgere questi ed altri ruoli ecosistemici essenziali alla biodiversità e alle società umane. Non a caso, chi ha criticato duramente questa politica ha sottolineato che la piantumazione di nuovi alberi, al contrario, richiede uno sforzo non indifferente e una gestione attiva, non sempre attuata. Il risultato è che, laddove un esemplare riesca ad arrivare al punto di autosostenersi, passano anni prima che l’equilibrio ecologico venga ripristinato. Basti pensare che sono necessari numerosi alberi giovani per assorbire la stessa quantità di carbonio di un solo albero maturo.
(foto S.D., archivio GrIG)