Nel trentennale della 84/94, il punto di vista dei lavoratori portuali: nell’era dei monopoli armatoriali, degli appalti sulle banchine e della crisi degli artt 17, la necessità di ricostruire un polo unico di manodopera nei porti italiani.
Quando nel 1994 fu approvata la Legge 84 per il riordino della Legislazione in materia Portuale la volontà era quella di confermare il percorso di liberalizzazione del sistema portuale italiano iniziato con i “famosi” decreti dell’allora Ministro della Marina Mercantile Prandini. Complice la fase di riflusso del movimento operario italiano e la fine del ciclo di lotte sindacali degli anni 70. Complice lo stato di indebitamento disastroso di alcuni dei più importanti Enti Pubblici di gestione portuale e la successiva mossa del Governo che aprì la strada a migliaia di prepensionamenti, la riforma passò.
Nonostante ciò, tale riforma, fu il frutto di un dibattito e di un sostanziale compromesso tra più istanze che produsse sì una liberalizzazione del lavoro portuale, ma sempre all’interno di un sistema “chiuso” e regolamentato. Con questa iniziativa vorremmo provare ad analizzare, a distanza di trent’anni, l’evoluzione e
le sue più recenti “distorsioni”, di tale sistema dal punto di vista esclusivo dei lavoratori Portuali.
La nostra riflessione non vuole partire, come spesso viene fatto, dall’andamento dei traffici, dalla concorrenza o efficienza, ma dalle condizioni di lavoro generali dei portuali in un contesto in cui i grandi soggetti armatoriali hanno, di fatto, costruito un vero e proprio oligopolio sulle banchine attraverso una progressiva concentrazione delle proprietà e dei capitali che è andata di pari passo con la parcellizzazione della forza lavoro.
Partendo della materialità delle piccole e grandi vertenze in atto e guardando anche al rinnovo del contratto nazionale, capire quale debbano essere le proposte generali che un sindacato che ambisce ad essere veramente un’organizzazione capace di difendere la classe lavoratrice, può e deve mettere in campo.
Le nostre controparti sfruttando, sia le possibilità e gli spazi che la stessa Legge 84/94 concede, sia esercitando un sempre maggior potere di pressione nei confronti degli stessi Governi ma in realtà anche e soprattutto nei confronti degli enti regolatori locali attraverso concessioni e autorizzazioni, dimostrano di avere un progetto e una strategia ben precisa.
Mentre dal nostro fronte la vera concorrenza spietata è stata esercitata sfruttando le debolezze intrinseche dei lavoratori dovute ai processi di parcellizzazione avviati a seguito della 84/94 e approfittando della “debolezza” delle organizzazioni sindacali che non hanno voluto e saputo prevedere i rischi derivanti da tali meccanismi.
La crisi ormai conclamata degli artt 17 e il progressivo svuotamento della loro funzione, l’aumento vertiginoso della produttività e della flessibilità, la giungla degli appalti di manodopera art 16, l’ingresso in area portuale di soggetti privati siano essi società o finte cooperative, che applicano contratti nazionali “pirata” e che hanno iniziato ad erodere ambiti e segmenti, seppur ancora marginali, di lavoro che prima erano considerati di esclusiva pertinenza dei lavoratori portuali. L’autoproduzione e l’assenza di sicurezza che sta determinando un aumento di infortuni e malattie professionali. I salari fermi al palo da anni con aumenti ridicoli ad ogni rinnovo del CCNL. Le proposte di riconoscimento del lavoro portuale come usurante solo per alcune mansioni. Questa è la realtà che abbiamo di fronte.
A partire dalle esperienze nei porti, analizzando altri sistemi portuali Europei.
Valorizzando le conquiste e i percorsi virtuosi avviati nei vari scali, con il sostegno di esperti del settore e senza la pretesa di poter, da subito, dare delle risposte definitive e strutturate, vorremmo discutere di questi argomenti in un’assemblea/convegno che sarà ospitato a Livorno in data 19 aprile 2024 dalle ore 15 presso La Sala Ferretti - Fortezza Vecchia.
Unione Sindacale di Base Mare e Porti