Una mega-centrale eolica decisamente pericolosa per l’ambiente al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis.

4 months ago 514

Carloforte, Stea

la petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) è intervenuta con uno specifico atto di “osservazioni” nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di centrale eolica flottante nel Mar di Sardegna sud occidentale, proposto dalla Ichnusa Wind Power s.r.l. al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis.

Coinvolti il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, l’I.S.P.R.A., i Comuni di Carloforte, Portoscuso, Gonnesa, Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Vallermosa, Serramanna, Villasor, Musei, Siliqua, Decimoputzu, Nuraminis.

Il progetto prevede la realizzazione di una centrale eolica off shore, con 42 “torri eoliche” altre 265 metri, su una superficie marina di 273 ettari, a circa 35 chilometri (circa 19 miglia marine) dalla costa dell’Isola di San Pietro e del Sulcis (Sardegna sud-occidentale).

La potenza prevista è di 12 MW per ciascuna “torre eolica flottante” per complessivi 504 MW, mentre “l’impianto eolico sarà formato da due sottoparchi costituiti da 21 turbine ciascuno. La distanza geometrica minima tra le singole turbine è 1800 metri“.  Le “torri” eoliche saranno galleggianti, e “costituiscono un innovativo sviluppo tecnologico del settore eolico che permette di realizzare parchi eolici offshore su fondali profondi” (Floating Offshore Wind Farm – FOWF).

Carloforte, faro di Capo Sandalo

La durata prevista della centrale eolica sarebbe di 30 anni e il cavidotto di collegamento dovrebbe approdare sulla terraferma a Portoscuso, poi un nuovo elettrodotto e la sostituzione dell’esistente elettrodotto aereo a 220 kV “Sulcis-Villasor” attraverso la costruzione di un nuovo elettrodotto a 380 kV.

Nel 2019 la società energetica era nata con un capitale sociale minimalista, fra i suoi soci il progettista ing. Luigi Severini, poi, dal 2022, “Ichnusa Wind Power è un progetto che fa capo ad una joint venture tra Copenhagen Infrastructure Partners e Green IT, a sua volta joint venture tra Eni Plenitude (51%) e Cassa Depositi e Prestiti (49%)”, quindi società in mano pubblica, quindi lo Stato.

Il GrIG era già intervenuto con specifico atto di opposizione (28 gennaio 2021), avverso il rilascio della richiesta concessione demaniale marittima trentennale in assenza di qualsiasi atto autorizzativo e la Capitaneria di Porto di Cagliari – Sezione Demanio aveva accolto l’istanza e comunicato (nota prot. n. 16676 del 19 aprile 2021) l’avvenuta sospensione della procedura relativa al rilascio della concessione demaniale marittima richiesta di un’ampia area demaniale, di mare territoriale e d’interesse nazionale al largo del Sulcis per realizzarvi una centrale eolica off shore.

Mar di Sardegna, progetto di centrale eolica offshore (tratto da documentazione procedura di scoping)

In seguito, il progetto è stato presentato al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare per la fase di scoping (verifica preliminare), che precede la predisposizione dello studio di impatto ambientale finalizzato alla procedura di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) (qui la documentazione presentata).

Ora la procedura di V.I.A. è in corso.

A parte la visibilità dalle coste dell’Isola di San Pietro (19 miglia marine non garantiscono certo la sparizione dall’orizzonte di “torri” eoliche alte centinaia di metri dall’acqua), i principali elementi di pericolo per l’ambiente e la fauna riguardano la tutt’altro che verificata interferenza con le rotte migratorie dell’avifauna selvatica (con particolare riferimento alla colonia di Falco della Regina nidificante sull’Isola di San Pietro) e della fauna marina, in particolare del Tonno rosso (Thunnus thynnus), autentico simbolo identitario della comunità carlofortina.

Gravi rischi, quindi, in palese violazione del principio di precauzioneche deve informare le azioni e i provvedimenti delle pubbliche amministrazioni in materia ambientale, come esplicitamente previsto dagli artt. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE, versione consolidata) e 3 ter del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), mentre nel progetto in argomento le scelte azzardate ai fini di una corretta salvaguardia ambientale e della biodiversità appaiono fin troppo presenti.

Non risultano chiari, poi, gli effetti diretti e indiretti sulla navigazione, sulla pesca e in caso di incidenti (caduta rotori, caduta aerogeneratori, ecc.). 

Tonno rosso (Thunnus thynnus)

Nemmeno risultano adeguatamente considerate le interferenze con le bonifiche dei siti inquinati in corso e previste nell’area S.I.N. del Sulcis, mentre i nuovi elettrodotti interessano nei rispettivi tracciati la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione con legge regionale delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, ma già reperite con il recente D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).

Il GrIG, pertanto, ha chiesto la declaratoria di non compatibilità ambientale del progetto in esame.

La speculazione energetica.

Il ricorso all’energia prodotta da fonti rinnovabili è fondamentale per il contrasto ai cambiamenti climatici, tuttavia non versiamo il cervello all’ammasso dell’ideologia dell’ambientalmente corretto che scivola troppo spesso nell’oggettivo favore verso un’ipocrita speculazione energetica, che danneggia ambiente e soldi dei cittadini.  

Qualche sintetica considerazione sull’attuale situazione di speculazione energetica arrembante, con particolare riferimento alla Sardegna.

Appare piuttosto evidente la prevista trasformazione della Sardegna in piattaforma produttiva destinata alla servitù energetica, come esplicitato chiaramente da Terna s.p.a. e avallato dall’allora Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani.

La Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030 sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto” (nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023 e nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.  

Ma questo vale per tutto il territorio nazionale: “tale prospettiva si potrebbe attuare anche a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

elaborazione della Soprintendenza speciale per il PNRR, con evidenziata la Marmilla picco di concentrazione, riquadro in ROSSO – e quelli ulteriori FER costituiti da impianti industriali eolici on-shore / off-shore – triangoli BLU / VERDE CHIARO – e fotovoltaici/agrivoltaici – punti GIALLI e ROSSI – ugualmente in valutazione in sede di VIA di competenza statale, il cui impatto cumulativo globale a livello regionale – comprensivo anche delle opere di connessione alla RTN, che ricadono nello stesso ambito territoriale dei predetti impianti industriali FER, e di potenziamento della stessa RTN – non avrebbe eguali se tutti realizzati, tanto a dimostrazione di come la pianificazione in materia di impianti FER non sia in alcun modo adeguata a contemperare la molteplice presenza di impianti sul territorio e il relativo carico di saturazione per la tutela anche del patrimonio culturale e il paesaggio quale fattore ambientale di cui all’art. 5, comma 1, lett. c, del D.Lgs. n. 152 del 2006 (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.

In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 30 giugno 2024 risultano complessivamente ben 5.930, pari a 341,33 GW di potenza, suddivisi in 3.805 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 150,29 GW (44,03%), 1.992 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 106,74 GW (31,27%) e 133 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 84,30 GW (24,70%).

In Sardegna, le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 30 giugno 2024 risultano complessivamente ben 824, pari a 54,39 GW di potenza, suddivisi in 547 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 23,82 GW (43,81%), 248 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 16,72 GW (30,73%) e 29 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 13,85 GW (30,90%).

Falco della Regina (Falco eleonorae)

54,39 GW significa quasi 30 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna, aventi una potenza complessiva di 1,93 GW (i 1.926 MW esistenti, di cui 1.054 MW di energia eolica a terra + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).

Un’overdose di energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola (che già oggi ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al proprio fabbisogno), non potrebbe esser trasportata verso la Penisola (quando entrerà in funzione il Thyrrenian Link la potenza complessiva dei tre cavidotti sarà di circa 2 mila MW), non potrebbe esser conservata (a oggi gli impianti di conservazione approvati sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta).

Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).

Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata.  I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.

Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”.   In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.

Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”.

Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.

Che cosa possiamo fare.

Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta: dopo aver quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.

In realtà, la prima cosa necessaria, a breve termine, sarebbe una moratoria nazionale (non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.

In sede di Conferenza permanente Stato – Regioni e Province autonome può esser discussa e approvata una proposta di moratoria nazionale così da evitare scempi ambientali e finanziari. 

Occhiate (Oblada melanura)

Nessun cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio, salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene le mani.

Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese.

Il sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.

E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!

La petizione popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), si firma qui https://chng.it/MNPNNM9Q62. Ormai siamo quasi 14 mila ad averlo già fatto.

Siamo ancora in tempo per cambiare registro.

In meglio, naturalmente.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Cormorano (Phalacrocorax carbo)

(foto S.D., archivio GrIG)

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