Ci segnalano i nostri contatti una condivisione virale per cui una suora ha davvero detto che con una scatoletta di cibo per cani e gatti si sfamerebbero i bambini del Terzo Mondo
La frase l’ha detta, ma andrebbe ricontestualizzata per comprenderne la portata.
Una suora ha davvero detto che con una scatoletta di cibo per cani e gatti si sfamerebbero i bambini del Terzo Mondo?
Eravamo nel lontano 2011 ben pre-Pandemico, e Suor Laura Giotto, missionaria, si dichiarava indignata per gli argomenti di cui si parla sui media del nostro paese.
Non quindi per gli animali in sé, ma per la comunicazione mediatica relativa al business nei loro confronti.
Ripeto: io li amo gli animali, ma santo Iddio! Ad Adua i bambini muoiono per delle sciocchezze, magari solo perché manca la cannula per metterli sotto flebo e reidratarli. Basta una diarrea infantile per uccidere un neonato in 24 ore. Come posso accettare questo abisso fra l’attenzione per gli “amici dell’uomo”e il disinteresse invece per l’uomo?”.
Dichiarava dunque la stessa.
La frase incriminata è peraltro una critica all’attenzione mediatica, non all’animalismo.
““Non bastasse, il giorno dopo, mentre mi sfogo con un’amica, quella si alza e va a spegnere la televisione: “Scusa, stanno parlando delle diete per i gatti obesi”. I gatti obesi! Con il costo di una scatoletta di cibo per cani o gatti si manterrebbe un bambino africano per due giorni!”.”
Non si tratta quindi di cibo per cani o gatti, ma della comunicazione al riguardo.
E per quanto riguarda l’argomento delle “ricchezze del Vaticano”? Ne abbiamo parlato qui, ed è non meno capzioso e fallace della comunicazione dinanzi emarginata.
Liquidare proprietà museali e immobiliari di gestione a caso sarebbe letteralmente un cerotto su uno squarcio. Meglio sarebbe aprire un sano dibattito.
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