Veicoli commerciali elettrici, le strategie per diffonderli in Italia

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In Europa il trasporto merci su gomma rappresenta il 2% dei veicoli in circolazione ma è responsabile di oltre un quarto delle emissioni del trasporto stradale.

Per questo l’Unione europea sta fissando obiettivi sempre più sfidanti per decarbonizzare il settore. Un processo che richiederà però un notevole impegno da parte dell’industria.

Per promuovere questo cambiamento occorrono formazione, modifiche ai modelli operativi e investimenti. Con un’adeguata politica incentivante sarà possibile immatricolare 2 veicoli elettrici su 3 già entro il 2030.

Sono questi alcuni dei principali aspetti emersi da due report (allegati in basso), elaborati da Motus-E sull’elettrificazione del trasporto merci nel nostro Paese.

Il primo report, “Roadmap per l’elettrificazione del trasporto merci su strada”, realizzato insieme a FIT Consulting, fa il punto della situazione sulla transizione energetica del trasporto su gomma.

Il secondo, “Le infrastrutture di ricarica per il trasporto merci elettrico”si concentra invece sulle colonnine di ricarica, un fattore decisivo per rendere possibile la transizione.

Roadmap per l’elettrificazione del trasporto merci su strada

Per quanto concerne la roadmap per la decarbonizzazione del settore industriale relativo al trasporto delle merci su strada e quindi alla penetrazione di veicoli elettrici sul mercato, lo studio individua e propone 5 aree di azione.

La prima è l’evoluzione del modello operativo del trasporto merci su gomma. L’elettrificazione dei veicoli commerciali implica, per gli operatori logistici che effettuano lunghe percorrenze, un cambiamento del modello operativo legato all’autonomia del veicolo e ai cicli della sua ricarica (battery swap).

Il secondo passo è la valorizzazione degli impatti. Al momento non esiste una modalità o una metodologia univoca per la contabilizzazione della riduzione della CO2, derivante dal segmento dell’autotrasporto. Per questo è importante il ruolo degli enti di ricerca che, insieme ai soggetti pubblici, devono individuare le modalità più efficaci ed efficienti per il calcolo della CO2.

Il terzo step riguarda la creazione della filiera. Viste le innovazioni tecnologiche e la necessità di formare adeguatamente la forza lavoro coinvolta (in particolare per la fase di manutenzione dei veicoli), si deve poter prevedere l’attivazione di diverse attività di training a favore dei soggetti interessati. Significativo il tema degli Istituti Tecnici Superiori che dovrebbero inserire nei programmi le attività legate alla filiera della mobilità elettrica, anche in termini di manutenzione e gestione delle flotte elettriche.

Poi c’è l’azione sugli incentivi pubblici. È inderogabile abbinare le strategie di promozione all’acquisto dei veicoli elettrici con quelle di supporto agli investimenti nelle infrastrutture di ricarica. La proposta di Motus-E prevede, per i veicoli elettrici sotto le 3,5 tonnellate, un incentivo all’acquisto pari al 20% della differenza di costo tra veicoli elettrici ed endotermici, oltre all’esenzione dal pedaggio autostradale e dalle tasse di immatricolazione e circolazione.

Per i veicoli oltre le 3,5 tonnellate, sempre full electric, si propone un incentivo all’acquisto pari all’80% della differenza di costo tra veicoli elettrici ed endotermici e l’esenzione dal pedaggio autostradale.

Infine, il quinto passo riguarda la Partnership Pubblico-Privata (PPP), modello che crea situazioni vantaggiose grazie alla messa in comune delle risorse, favorendo nel processo di decarbonizzazione il coinvolgimento di PMI e microimprese. Secondo Motus-E, tanto più le partnership sono ampie, maggiormente accelerano l’adozione di veicoli commerciali a impatto zero.

Un esempio di PPP può essere la creazione di “comunità energetiche rinnovabili” come libere associazioni tra operatori logistici, cittadini, PMI, enti locali del territorio che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti per la produzione e l’autoconsumo virtuale e condiviso di energia elettrica da fonti rinnovabili, conseguendo benefici economici, ambientali e sociali.

Le infrastrutture di ricarica per il trasporto merci elettrico

Quanto alle infrastrutture di ricarica, per favorire l’elettrificazione dei veicoli merci fino a 300 km di percorrenza, le iniziative suggerite dal secondo report riguardano per esempio le offerte integrate che operatori di ricarica propongono agli operatori di logistica per abbattere il costo operativo dei veicoli e per garantire un utilizzo maggiore delle infrastrutture installate ad hoc.

I Comuni – contestualmente alle politiche di restrizione alla circolazione di veicoli inquinanti – dovrebbero installare punti di ricarica di media potenza (50 kW) nei parcheggi di carico e scarico su strada, oltre che riqualificare aree comunali da adibire ad aree di ricarica in ambito urbano, oppure a rimessaggi comunali disponibili per le imprese di logistica.

Poi si propone la scontistica sulla ricarica sia lungo il percorso sia notturna nei depositi, e il servizio sharing per la condivisione dei veicoli commerciali elettrici.

Un’altra soluzione sono i fondi immobiliari e le banche: le aree industriali dismesse per crediti inesatti possono risultare utili per depositi o hub di ricarica per l’ottima posizione e la più probabile disponibilità di potenza in media tensione.

Anche mettere a disposizione un punto di ricarica ad alta potenza (almeno 100 kW) nelle aree commerciali facilita l’adozione di mezzi elettrici. L’utilizzo di questi POD consente di sfruttare un costo €/kWh più vantaggioso di quello ubicato in ambito pubblico.

Gli operatori di logistica invece potrebbero offrire la possibilità di ricarica ad alta potenza in deposito a terze parti, durante le ore di operatività dei propri mezzi. Infine le istituzioni nazionali dovrebbero aprire dei fondi dedicati alle ricariche in deposito dei mezzi commerciali.

Per quanto riguarda l’elettrificazione dei mezzi pesanti a lunga percorrenza (oltre 300 km medi giornalieri) secondo Motus-E è necessario che venga definita una pianificazione nazionale della ricarica a uso pubblico dei veicoli pesanti, in linea con la realizzazione dei target della Regolamentazione europea AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regulation).

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