100
anni dopo: l'Unico modo per renderle
omaggio è Disertare le piazze e le
agiografie dei suoi carnefici.
di
Massimo Greco
Gennaio 2019
“Wir brauchen
keinen Kommissar für Bolschewismus, die Bolschewisten mögen
mit ihrer Taktik zu Hause bleiben”.
“Non abbiamo bisogno di un Commissario per il
bolscevismo, i bolscevichi possono restarsene a casa con le
loro tattiche”.
Con queste
parole Rosa Luxemburg commentava l'arrivo di Radek, il
quale, proveniente da Mosca, si sarebbe presentato alla sede
dello Spartakusbund il 19 dicembre 1918.
Ma qualcosa andò storto e l'arrivo fu posticipato di qualche
giorno*. Parole che rivelano tutta l'ostilità di Rosa
Luxemburg, con tutte le sue riserve, per i bolscevichi di
Lenin, il cui emissario Radek era ormai in Germania con
ruoli, scopi e funzioni volti ad interferire nella piega
degli eventi di quei giorni.
Parole che, allo stesso tempo, esprimevano la sfiducia quasi
istintiva che Rosa Luxemburg ha sempre provato nei confronti
della persona di Radek. Siamo nel pieno degli eventi della
Rivoluzione Tedesca, a pochi giorni dall'esplosione della
rivolta spartachista e mancavano ormai poche settimane
all'epilogo tragico di Gennaio.
Ho voluto
iniziare così per marcare l'importanza non tanto di un
qualcosa di episodico ma di una serie di Eventi legati a
quel contesto tragico e non solo.
Oltretutto si tratta di un Fatto in totale contrasto con le
narrazioni insipide e manipolatorie a cui siamo costretti ad
assistere ogni anno. Il miglior modo, NON conforme, per
rendere omaggio alla memoria di Rosa Luxemburg e nello
stesso tempo prendere le distanze, invitando a fare
altrettanto, dalle parate rossobrune che ogni anno infestano
le strade di Berlino sventolando la triade prospettica di
Lenin, Stalin e Mao per oltraggiarne la memoria erigendo
mausolei alla mistificazione.
Tutte
cose che non sono affrontate nella moltitudine di iniziative
di ricorrenza, aspetti sistematicamente omessi dalla
carrellata celebrativa dei Blog e da scribacchini prestati
alla stampa borghese che si fanno il loro bell'articoletto
improvvisandosi ora biografi, ora politologi o addirittura
storici.
In realtà è anche scorretto definirli "prestati"... poiché
questi si danno di corpo e di mente e va ricordato che
certo modo di essere e di fare appartiene alla
tradizione storica dei cosiddetti "intellettuali" che il
processo degenerativo storico della sinistra ha prodotto nel
tempo a ritmi impressionanti di catena di montaggio.
Se da un lato l'Era
di Internet ha consentito una più facile diffusione ed
accesso ad una gran moltitudine di documenti d'archivio,
libri, stampe e ristampe, dall'altro ha dimostrato ancora
una volta di essere specchio della realtà.
Una realtà rimasta invariata rispetto agli equilibri di era
meramente cartacea, dove l'editoria "ufficiale" fatta
controllare in appalto agli apparati culturali della
sinistra vendutasi per i trenta denari di posizioni di
privilegio, quasi sempre ed esclusivamente ereditarie e
familistiche che taluni, non a torto, definiscono "di
casta" in cambio della funzionalità al capitalismo
mascherata, più o meno evidentemente, di
"marxismo-leninismo".
Così, come
per molte altre cose, anche Rosa Luxemburg è stata usata
per essere trascinata nel vortice dei culti della
personalità, spogliandola di qualsiasi elemento "indigesto"
non funzionale alla tradizione "di partito", manipolandone a
colpi di forbice biografia e documentazione per poi giungere
alle manipolazioni più raffinate e saccenti di era digitale.
Se un tempo
poteva richiedere enorme fatica giungere a fonti non
corrotte tramite paziente ricerca in archivi o biblioteche o
inseguendo operazioni editoriali in lingue differenti con
scambi e/o ricerche da effettuare su distanze di migliaia di
km... oggi resta altrettanto faticoso, nonostante la
velocità della luce, raggiungere archivi che custodiscono
narrazioni differenti da quelle "ufficializzate", da quelle
insipienti e ripetitive fino alla nausea che infestano i
marciapiede del web, tutte uguali, tutte maniacalmente volte
a scongiurarne il potenziale dirompente in termini di
analisi, esposizione, trattazione e spesso anche in termini
di 'attualità', dal momento che i processi storici
spesso ci aprono finestre su vicende non risolte del
passato.
Ma non tutte le
pentole vengono coperte adeguatamente. Anzi, nel caso di
Rosa Luxemburg il coperchio è andato facilmente all'aria più
volte. Ciò infatti ha comportato lunghi periodi di vero e
proprio silenzio dove solo un alone di santità doveva
trapelare per essere facilmente gestibile per non
compromettere la gestionalità della prassi leninista nella
preservazione del suo ruolo meramente funzionale al divenire
del Capitale. Questo è dovuto all'oggettivo Dato di Fatto
che l'opera TUTTA di Rosa Luxemburg è essenzialmente anti
leninista. La quasi totalità dei suoi scritti e trattati,
tutti, non sono altro che una contrapposizione a Lenin (o
comunque osteggiati da Lenin) ed in particolare al
"leninismo". Lo sapeva bene Lenin stesso, successivamente il
suo più grande prodotto: Stalin che dovette mettere al bando
il "luxemburghismo" ed in seguito i cosiddetti "marxisti
leninisti"
tutti.
Già nel
1904 in
"Questioni organizzative della socialdemocrazia russa"
Rosa Luxemburg prendeva dichiaratamente le distanze contro
il punto di vista di Lenin sul concetto di organizzazione
emerso nel trattato nazional populista del "che fare". La
cosa è nota e non certo da poco.
Ancor prima in
"Riforma Sociale o rivoluzione"
(pubblicato per la prima volta nel Leipziger Volkzeitung nel
1898 e nel 1899) vi si trovano contenuti destinati ad
acutizzarsi successivamente
andando ben oltre i più noti dissensi con Bernstein. Poi
arriverà l'opera più indigesta: "L'Accumulazione del
Capitale" [Die Akkumulation des Kapitals, 1912, oder Was die
Epigonen aus der Marxschen Theorie gemacht haben]
ed apriti cielo. Opera (la più importante) che ha avuto il
pregio di coalizzare come in un grande "fronte unico"
dal più insipiente degli economisti borghesi al più
irredentista dei leninisti (o 'stalinisti' non fa
differenza) di oggi passando per la bile avariata di Lenin
stesso.
Rosa era ben consapevole del putiferio che aveva scatenato e
per meglio difendersi dai "fronti unici" dopo la
prima stesura, ancor più convinta, vi aggiunse un capitolo
che precedeva tutto il trattato: "Un'anticritica: Ciò che
gli epigoni hanno fatto della teoria marxista" che a
lettere di fuoco trova conferma fino ai giorni nostri.
Ma non finisce qui. Nell'"Esame critico" de "La
Rivoluzione russa"- Die Russische Revolution, scritto
quando ancora era in carcere e poco prima di morire, vi
troviamo tutte le ragioni, le motivazioni, i perché ed i
'per come' ai bottegai del recensionismo come agli arruffoni
di ricorrenza, sempre e comunque "fedeli alla linea",...
risulti estremamente indigesta l'opera tutta di Rosa
Luxemburg, tanto che nella foga del "che fare", ad ogni
ricorrenza, non gli resta altro che tentare di estrapolare
inutili carteggi appartenenti alla sfera
privata o volti a distogliere l'attenzione dalla parte vera
e Preminente della sua opera per operazioni di deviazionismo
magari verso un'inesistente femminismo (Rosa Luxemburg si
schierò CONTRO il femminismo comunemente inteso dalla
sinistra che conosciamo fino ad oggi come anche da quello
del tempo) oppure volti maniacalmente ad estrapolare
qualcosa di associabile magari all'insipienza di un Gramsci.
Nella Critica della Rivoluzione Russa vanno ricordate molte
cose. Premesso che, anche qui (ed ancora oggi), i leninisti
hanno cercato di demolirne il tutto con ogni mezzo, talvolta
perfino Negando l'esistenza del carteggio stesso
oppure criminalizzando Paul Levi per averne dato in giro le
stampe destinate poi a circolare in tutte le lingue del
mondo...
L'attacco a Levi, naturalmente, non consisteva tanto
nell'aver dato tardivamente alle stampe lo scottante
carteggio ma per la sola ragione di averlo fatto. Fu
addirittura inventata la fandonia che Rosa Luxemburg avesse
"cambiato idea" e per questo non lo aveva pubblicato prima
di morire e che quindi Paul Levi non aveva rispettato le sue
volontà. Strano modo, da parte di chi era in combutta con le
diplomazie e le gerarchie militari prussiane di Brest
Litovsk, per stabilire cosa volesse o non volesse Rosa
Luxemburg...
In realtà la fandonia architettata dai Kommissarien für
Bolschewismus... non è mai stata in piedi anche perché fu
proprio Levi a ricevere nelle proprie mani il carteggio
sulla Rivoluzione Russa direttamente da Rosa Luxemburg,
quando era in carcere, con insistenza di pubblicarlo con la
massima diffusione ed essendo Paul Levi tra le pochissime
persone di cui si fidasse. Così come fu proprio Paul Levi a
dissuaderla dall'immediata pubblicazione, fino a
scongiurarla, poiché impressionato dalle violente critiche a
Lenin ed ai Bolscevichi, invitandola a prendere tempo anche
per via del
precipitare degli eventi di Berlino
e della Germania tutta.
Naturalmente il fatto che Rosa Luxemburg abbia ceduto
all'invito disperato di Levi di prendere tempo
ed a rimandarne la pubblicazione non corrisponde
assolutamente alla versione dei Kommissarien für
Bolschewismus... o dei seguaci odierni dei
Kommissarien für Bolschewismus... anche perché, è
evidente, se quel carteggio fosse finito nelle loro mani,
invece che di Levi, con ogni probabilità non se ne sarebbe
saputo più nulla, vista anche certa 'tradizione'...
L'unica critica
che si può rivolgere a Levi..., appunto, non può essere
altro che "aver preso tempo"... e di essersi reso conto
troppo tardi del ruolo nefasto e metastatico del bricolage
leninista.
Torniamo
adesso alla citazione iniziale ed ai riferimenti su Radek.
Le fonti non mancano, fra la moltitudine di queste ve ne
sono anche di recenti, una delle quali risale ad un evento
celebrativo di quelli "ufficiali", la XIV. Internationale
Rosa-Luxemburg-Konferenz 2009. Lo stesso ente che
organizzerà anche la conferenza del 2019.
Fra gli atti di
questo evento, tenutosi a Berlino tra il 16 e 17 gennaio del
2009, spicca per originalità ed attrattiva un documento dal
titolo "Rosa Luxemburg und der 'Kommissar' der
Bolschewiki Karl Radek", relazionea firma di
Jean-Francois Fayet. "Finalmente cade anche questo muro a Berlino"
verrebbe da pensare. Invece no. Anche in questo caso e
durante una delle più importanti manifestazioni-evento di
coloro che controllano l'ufficialità celebrativa su Rosa
Luxemburg ed a cui si continua a far incosciente riferimento
si assiste all'effermazione della versione leninista. Pur
ammettendo il documento lo storico contrasto tra Rosa
Luxemburg ed i bolscevichi e personaggi come Radek ci
ritroviamo di fronte all'ennesima difesa di Radek. Una vera
e propria assoluzione da cui l'emissario di Lenin ne esce
tutto sommato come una brava persona, benevola e magari in
buona fede e che, soprattutto, godeva della stima e fiducia
di Lenin...
La solita campana, volta ad allontanare le "maldicenze", che
per generazioni ha affermato e preservato l'unica verità di
partito...
Quell'Unica "Verità di Partito" che, per quanto possa
suonare come obsoleta ai giorni nostri, ci spiega più che
evidentemente quella gran moltitudine di bandiere
inneggianti alla DDR con tutti quegli striscioni inneggianti
a Stalin, Mao e Lenin che continuano a Dominare e presidiare
ogni manifestazione di gennaio a Berlino, dove oltretutto
chi dovesse mai dissentire nei confronti di tale penoso
spettacolo è destinato al linciaggio, come avvenuto nel
2012.
Una immagine tipica e rappresentativa della
manifestazione annuale di Berlino in memoria di Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht "LLdemo". Nel 2019 non vi sarà
nulla di diverso.
Sempre dal
documento di Jean-Francois Fayet emergono delle discrepanze
in merito all'effettivo arrivo di Radek nella data
inizialmente citata. Altre fonti ci dicono che l'arrivo
effettivo di Radek risalirebbe ai primi di Gennaio 1919
(Felshtinsky-Wolfe) e non a Dicembre 1918, per via di un
respingimento di frontiera avvenuto ad opera delle truppe
tedesche che bloccò il gruppo dei "Kommissarien" composto da
Radek, Yoffie, Rakovsky, Bucharin e Ignatov e dove il Radek
stesso dichiara di aver poi proseguito il viaggio da solo
assieme a Reuter-Friesland aggirando illegalmente gli
accessi di frontiera (Edward Hallett Carr e M. Philips Price
in una traduzione della rivista Krasnaya Nov - Красная Новь
del 1926).
Tuttavia la ricostruzione, almeno rispetto alle date,
dell'avvocato difensore... di Radek, Jean-Francois Fayet,
potrebbe essere più realistica quanto verosimile, tant'è che
poi nella sua già citata relazione del 2009 insiste e
scrive:
"Subito dopo
il suo arrivo a Berlino, il 19 dicembre 1918, Radek si reca
nel quartier generale, dove incontra i principali
Spartachisti. La riunione si svolge in un'atmosfera molto
tesa. Il passato ovviamente non ha importanza per Jogiches.
Al contrario, le cose sono più complicate con Rosa
Luxemburg. Dopo tutti questi anni, la sua opinione su Radek
è rimasta invariata. Secondo Paul Levi, "un solo sentimento
nei confronti di Radek: una figura da detestare"
Cosa volesse
significare quel " Il passato ovviamente non ha
importanza per Jogiches." ...
ovviamente. NON è dato a sapersi. Tipica boutade
manipolatrice dei leninisti fedeli alla linea, tenuto anche
conto che Jogiches fu uno dei principali accusatori
dell'opera immonda che la persona, in quanto tale, di Radek
ha sempre rappresentato in quanto "uomo di Lenin".
D'altra parte
Edward Hallett Carr afferma che le memorie di Radek titolate
"November" hanno due edizioni di cui l'ultima databile 1926,
su Krasnaya Nov - Красная Новь, risulta chirugicamente monca
in particolar modo sui riferimenti delle relazioni tra Radek
e gli interscambi commerciali con la borghesia tedesca e ciò
dimostra che il tutto è stato sbirramente rimaneggiato dai
"fedeli alla linea". Quindi la banda Radek può essere
considerata operativa già nel pieno del
dicembre 1918.
Come già ben
noto agli storici di ogni tipo e natura e come lo è molto
meno, se non per nulla, per le militonze di quel gregariato
fedele alla linea utile solo a produrre consenso alla
parte più sporca degli epigoni del marxismo... nel 1912 Karl
Radek fu espulso dal SDKPiL, Partito Socialista di Polonia,
per Indegnità Morale. Furono Leo Jociches e Rosa Luxemburg
ad avallarne il definitivo allontanamento dopo una
controversa vicenda che si trascinava già da oltre 2 anni e
dopo aver appurato che questo traditore non era altro che un
infiltrato di Lenin.
Rosa Luxemburg e Leo joiches lo avevano inizialmente difeso
da accuse iniziate nel settembre 1910. Nel 1911 iniziò a
manifestarsi evidente che la fiducia che avevano riposto in
questo personaggio era stata tradita da sempre in quanto
Radek non era altro, appunto, che un infiltrato di Lenin.
Ciò determinò anche l'espulsione dalla SPD in Germania,
nello stesso anno. Leo Jociches, anni dopo, pagherà con la
morte anche questa consapevolezza proprio perché continuò ad
indagare sulla morte di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.
Su tutto questo come sul personaggio Radek abbiamo 3 grandi
filoni che determinano biografie e ricostruzioni storiche e
l'editoria stessa quanto le più recenti recensioni di era
internet. Il primo, di matrice Post-Stalinista, quindi
tradizionalmente leninista, ci mostra un Radek "eroe"
rivoluzionario bolscevico omettendo accuratamente qualsiasi
riferimento alle vicende di Polonia e minimizzandone la
caduta in disgrazia sotto Stalin. Sono fatti così... essi
minimizzano.
Un secondo filone, sempre leninista, multicolore,
probabilmente il più diffuso, diversamente trotzkysta,
modernista, pseudo riformista... meglio infiltrato anche tra
le botteghe di casta dell'intellettualismo che deve
sopravvivere in tutte le epoche ci regala un Radek sempre e
comunque rivoluzionario, fedele a Lenin, che avrebbe voluto
essere amico della Luxemburg, guardiano vigente della
rivoluzione, brillante diplomatico, ingiustamente accusato
di essere contro Rosa Luxemburg perché male interpretato...
e caduto oscurantemente in disgrazia in era staliniana
probabilmente fatto eliminare dal Cattivone coi baffi.
Un terzo filone, non meno importante ma osteggiato,
"apocrifo", "divisivo"... ci mostra invece tutto ciò che è
sistematicamente omesso, occultato, omertato dagli altri
due, ed è quello che va da Paul Levi alla stessa Luxemburg a
tutte le Edizioni che in Oltre Un Secolo hanno pubblicato
ciò che i leninisti non avrebbero MAI pubblicato... passando
per Jociches, Theodor Liebknecht, Boris I. Nicolaevsky,
Bertram Wolfe, Sylvia Pankhurst (per vicende parallele
relative al suo Partito Comunista Britannico ed anche molto
simili a quella dei Kommissarien für Bolschewismus......),
senza mai dimenticare altre fonti preziose come Clara
Zetkin, Paul Frolich e Marie-Luise Goldbach fino a quelle,
diciamo più recenti, come Fritz J. Raddatz o ancor più
dirompenti come Yuri Felshtinsky.
Scusate se è poco...
È grazie a Yuri
Felshtinsky, ed altre fonti che vedremo in seguito, che si
apre un immenso orizzonte di bibliografie che va a
sovvertire tutto l'universo di artifizi ed agiografie
propinate da quel Nazional Bolscevismo che va da Lenin a
Stalin, che ha imperversato nel dopo Stalin da Krusciov a
Breznev e che ancora oggi appesta quell'editoria che va
dalla saggistica prezzolata di era 'democratica' ai
grafomani del web "culturalmente impegnato" che ci
ripropinano, riciclandolo anche in "digitale", un secolo di
favolette e menzogne.
Immenso
orizzonte che possiamo paragonare ad un grande armadio che
si apre e da cui saltano fuori riferimenti, elementi, dati
di fatto e dove tutto ciò che ci era stato presentato come
prioritario e fondamentale diviene invece secondario o di
scarsa importanza, se non addirittura mitologicamente
inventato e da sfatare e dove tutto ciò che veniva
presentato come marginale o da ignorare del tutto
diviene invece deterministicamente determinante,
fondamentale o importante, oggettività da cui non si può
prescindere se non, nella peggiore delle ipotesi, divenendo
da "improbabile" o "da escludere" come invece probabile e
plausibile.
Tutto ciò per
poi rendersi conto che quell'armadio è sempre stato
sotto gli occhi di tutti, solo che che in troppi preferivano
ignorarlo o tenerlo ben chiuso. Allora, perché voltarsi
dall'altra parte?
L'"Affaire
Radek" è quindi
un capitolo importante attraverso il quale si possono
realmente comprendere le vicende non solo legate alla vita
ed alla morte di Rosa Luxemburg, ma di un intera epoca e di
un modo di concepire l' "organizzazione", le prassi e
le "tattiche" che hanno caratterizzato la storia del
socialismo nel "Secolo Breve". Le sue connessioni
stesse con la cosiddetta "Pace di Brest Litovsk"
divengono altresì l'occasione per meglio comprendere
l'importanza stessa di Brest Litovsk
(che sarebbe più
corretto definire "trattato" se non "resa"),
con tutti i suoi risvolti e ricadute non solo nel periodo
1917-1923 della "Rivoluzione tedesca" ma anche
in relazione al trattato di
Versailles, sulla "degenerazione" della rivoluzione
boscevica stessa, della finzione dell'Internazionale
sovietista e di tutte quelle relazioni che da Rapallo hanno
condotto fino al Patto Molotov-Ribbentrop.
Elementi che per altro, senza andare tanto lontano con le
fonti, aveva ben compreso anche Arturo Peregalli in
"1939-1941, Il Patto Hitler-Stalin e la spartizione della
Polonia", edizione Erre Emme del 1989 e che riprende
quanto già pubblicato da un altro italiano, rifugiato in
Francia, Angelo Tasca, in "Due anni di alleanza
germano-sovietica. Agosto 1939-giugno 1941", La Nuova
Italia, Firenze 1951, ripubblicato come reprint sempre dalla
Nuova Italia nel 1999.
Di tutto questo
contesto ne tiene conto
Bertram Wolfe
(nella colonna a
fianco vi è il collegamento alla recensione in lingua
italiana in occasione del Centenario)
che nel 1961 scrive:
Il 15 gennaio, poco
più di due mesi dopo essere stata scarcerata, Rosa Luxemburg
fu arrestata e sequestrata insieme a Karl Liebknecht e
Wilhelm Pieck.
Ufficiali reazionari assassinarono Karl Liebknecht e
Luxemburg "mentre li portavano in carcere". Pieck fu
risparmiato, per diventare, come si sa, uno dei governanti
fantoccio della Germania orientale controllata da Mosca
oggi.
Leo Jogiches trascorse i giorni successivi a denunciare
l'omicidio, fino al suo arresto. Fu condotto nella prigione
di Moabit, dove vi era anche Radek, l'emissario di Lenin in
Germania con cui il sovrano russo "avrebbe potuto fare
affari" con le forze tedesche. A marzo, Jogiches fu
trascinato fuori dal carcere ed assassinato, ma a Radek,
corazzato dall'investitura del potere governativo di Lenin,
fu permesso di vivacchiare nella sua cella, tenendo banco
per ufficiali ed influenti industriali tedeschi e comunisti
tedeschi, e cominciando i negoziati che hanno portato
all'accordo segreto militare dell'Armata Rossa del
Reichswehr, prefigurando il futuro Patto Hitler-Stalin.A suo modo, il
destino dell'emissario russo Radek e del Pieck "russificato"
da un lato, e quello di Rosa Luxemburg dall'altro, sono i
simboli più emblematici delle differenze tra le concezioni
di Rosa Luxemburg e Lenin del rapporto tra principi
socialisti e potere."
Yuri
Felshtinsky, nella sua investigazione da Storico, giunge
alle stesse conclusioni di Wolfe mostrandoci più fonti,
contribuendo a spalancare ancor di più quell' "Armadio"
precedentemente citato, e, parallelamente, approfondirà
anche molti degli aspetti più oscuri che regolarono i
conflitti tra quella "sinistra comunista" europea,
internazionalista, anche russa e la regressione nazional
bolscevica di Lenin prima e dei leninisti poi. Senza
tralasciare gli aspetti determinanti come Brest Litovsk.
Nel 1997,
su VOPROSY ISTORII - Вопросы истории -
p. 9-11, troviamo un articolo a firma Felshtinsky dal
titolo "K. Radek è stato coinvolto nella morte di K.
Liebknecht e R. Luxemburg?" - [Был ли причастен К. Радек
к гибели К. Либкнехта и Р. Люксембург? (Вступительная статья
Ю. Г. Фельштинского)]. 13 anni dopo, nel 2010, Felshtinsky
resta convinto di quella ricerca che diverrà un intero ricco
capitolo del suo libro
"Lenin and his comrades", pubblicato negli USA, in
lingua inglese e che ci ripropone quasi lo stesso titolo,
"Karl Radek and the Murders of Karl Liebknecht and Rosa
Luxemburg", ma con un particolare: il punto
interrogativo non c'è più.
Già nel 1997
Felshtinsky suggeriva da subito di partire dal "Karl
Radek Case"
e dal "George Sklarts Case" per chiarire la questione
della possibile complicità di Radek negli eventi del 15
gennaio 1919 a Berlino sottolineando che "Questi
materiali sono basati principalmente sull'archivio di B. I.
Nikolaevsky. Molte domande emergenti devono ancora essere
risolte." Nel libro del 2010 la sua investigazione gli
permette di ricostruire con più compiutezza il tutto e
scrive:
"Gli omicidi
dei famosi rivoluzionari tedeschi Karl Liebknecht e Rosa
Luxemburg il 15 gennaio 1919 sono stati oggetto di dozzine
di libri e di indagini formali da parte del governo tedesco.
Sembrerebbe che in questo caso i fatti siano chiari. Ma
poniamo questo evento nel contesto delle relazioni
tedesco-bolsceviche durante i primi mesi della rivoluzione e
il quadro cambia completamente.
Il trattato di Lenin di Brest-Litovsk, per quanto possa
essere valutato dal punto di vista degli interessi della
Russia sovietica, fu senza dubbio una pugnalata alle spalle
di Liebknecht e della rivoluzione tedesca. Un "patto di
pace" con il governo del Kaiser sul fronte orientale nel
marzo 1918 ridusse le possibilità - come lo erano - di una
rivolta comunista di successo in Germania."
Quindi troviamo
conferma non solo in quanto già sostenuto 40 anni prima da
Wolfe, che pur essendo stato un contemporaneo di Lenin e
Luxemburg vi farà esplicito riferimento molto tempo dopo.
Ora il leninista medio troverà di che obbiettare con
il solito "si sa già" o "si sapeva già" in
merito alle implicazioni di Brest Litovsk, ripropinandoci la
solita manfrina che la rivoluzione non era matura in
Germania, che Lenin aveva ragione... (per e$$i "Lenin
ha sempre ragione"....) e che la "Pace" fu un
"necessario compromesso". Ma nella liturgia dei
leninisti quel "si sa già" su Brest Litovsk è
volutamente monco e chirurgicamente prevenuto, così com'è
sempre volutamente monco e chirurgicamente prevenuto ogni
volta che scappa di bocca su qualsiasi argomentazione
ed in riferimento a qualsiasi vicenda storica.
Quindi passiamo pure avanti, perché Yuri Felshtinsky mette
bene a fuoco le preoccupazioni di Rosa Luxemburg sulle
conseguenze delle concessioni fatte alla Germania con Brest
Litovsk:
"Almeno dal 1915, Luxemburg credeva che la classe operaia
degli altri paesi europei non avesse la forza di iniziare
una rivoluzione e che quindi la sconfitta della Germania
avrebbe aumentato le possibilità di un'espansione
rivoluzionaria in tutta Europa. Una vittoria per
l'imperialismo tedesco, con il suo enorme appetito e regime
reazionario, sosteneva la Luxemburg, avrebbe
ricacciato l'umanità indietro e portato alla
demoralizzazione il movimento operaio internazionale.
Qualsiasi vittoria militare dell'esercito tedesco, ha
scritto Rosa Luxemburg, 'significa un nuovo trionfo politico
e sociale per le forze reazionarie all'interno del governo'.
Fu per la questione del trattato di pace che Rosa Luxemburg
e il governo sovietico guidato da Lenin ebbero i loro primi
seri disaccordi. 'Le sue speranze che la rivoluzione russa
portasse le armi al proletariato internazionale svanirono
rapidamente', ha scritto Paul Frolich. 'La più grande paura
di Rosa era che i bolscevichi facessero il gioco della
diplomazia tedesca'..."
"La notte del
9 dicembre 1918, i soldati della seconda guarnigione
irruppero negli uffici editoriali del giornale
spartachista Die Rote Fahne, con l'intenzione di
uccidere Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
Ma non erano presenti.
Nel corso
dell'indagine nel 1922, diversi testimoni hanno
riportato che già a quell'epoca Liebknecht e
Luxemburg avevano una taglia di 100.000 marchi sulle
loro teste.
Questa la realtà
di contesto in cui vanno collocate vicende e soprattutto
personaggi che vanno ben oltre il dire
"fu uccisa dai Freikorps" o dai "social
democratici" che non sono altro che mezze verità,
ridotte a infimi slogan, tradizionalmente volte sempre a
sostenere la grande menzogna. Abbiamo poi infatti una realtà
fatta di compromessi, emissari, gerarchi, infiltrati e
'commissari' con tanto di trattative di scambio e
mercanteggiamenti che fanno rima con tradimenti e tanto
denaro. Tanto. Pieck stesso divenuto leader di Stato della
DDR, in pieno stalinismo, parlò di "tradimento", un
"tradimento non risolto" dovette aggiungere. Perché
altrimenti avrebbe dovuto spiegare come diavolo fu che da
quegli arresti di quella fredda notte del 15 gennaio gli fu
consentito di uscirne indenne. Nell'indagine di Felshtinsky
tutto ciò lega i fili conduttori di tutto quanto fu
sacrificato
sull'altare di Brest Litovsk
ma ciò non viene fatto solo valorizzando bibliografie e
ricostruzioni "alternative" o "eretiche" rispetto a quelle
oscillanti tra "ragion di Stato" varie e disciplina
di Partito... Si fanno emergere anche personaggi che
assumono importanza fondamentale per la comprensione degli
eventi oppure archivi come quello di B. I. Nikolaevsky,
fino a Theodor Liebknecht, fratello di Karl, che da quel
giorno ha speso il resto della sua vita per investigare
sull'assassinio del fratello.
Theodor
Liebknecht ebbe un incontro clandestino col fratello Karl
proprio il giorno prima dell'assassinio dove apprese dei
suoi sospetti rispetto al ruolo di Radek e di tutta la sua
cricca di 'commissari' in combutta con le gerarchie militari
tedesche. Una cosa grave, su cui lo stesso Karl Liebknecht
stava evidentemente investigando e su cui avrebbero potuto
meglio confrontarsi per maggiori approfondimenti nei giorni
successivi se non addirittura il giorno seguente stesso.
Quel successivo incontro non poté più avvenire.
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