100 anni da Rosa Luxemburg

100 anni dopo: l'Unico modo per renderle omaggio è Disertare le piazze e le agiografie dei suoi carnefici.


di
Massimo Greco

Gennaio 2019

“Wir brauchen keinen Kommissar für Bolschewismus, die Bolschewisten mögen mit ihrer Taktik zu Hause bleiben”.
Non abbiamo bisogno di un Commissario per il bolscevismo, i bolscevichi possono restarsene a casa con le loro tattiche”.

Con queste parole Rosa Luxemburg commentava l'arrivo di Radek, il quale, proveniente da Mosca, si sarebbe presentato alla sede dello Spartakusbund il 19 dicembre 1918.
Ma qualcosa andò storto e l'arrivo fu posticipato di qualche giorno*. Parole che rivelano tutta l'ostilità di Rosa Luxemburg, con tutte le sue riserve, per i bolscevichi di Lenin, il cui emissario Radek era ormai in Germania con ruoli, scopi e funzioni volti ad interferire nella piega degli eventi di quei giorni.
Parole che, allo stesso tempo, esprimevano la sfiducia quasi istintiva che Rosa Luxemburg ha sempre provato nei confronti della persona di Radek. Siamo nel pieno degli eventi della Rivoluzione Tedesca, a pochi giorni dall'esplosione della rivolta spartachista e mancavano ormai poche settimane all'epilogo tragico di Gennaio.

Ho voluto iniziare così per marcare l'importanza non tanto di un qualcosa di episodico ma di una serie di Eventi legati a quel contesto tragico e non solo.
Oltretutto si tratta di un Fatto in totale contrasto con le narrazioni insipide e manipolatorie a cui siamo costretti ad assistere ogni anno. Il miglior modo, NON conforme, per rendere omaggio alla memoria di Rosa Luxemburg e nello stesso tempo prendere le distanze, invitando a fare altrettanto, dalle parate rossobrune che ogni anno infestano le strade di Berlino sventolando la triade prospettica di Lenin, Stalin e Mao per oltraggiarne la memoria erigendo mausolei alla mistificazione.

Tutte cose che non sono affrontate nella moltitudine di iniziative di ricorrenza, aspetti sistematicamente omessi dalla carrellata celebrativa dei Blog e da scribacchini prestati alla stampa borghese che si fanno il loro bell'articoletto improvvisandosi ora biografi, ora politologi o addirittura storici.
In realtà è anche scorretto definirli "prestati"... poiché questi si danno di corpo e di mente e va ricordato che certo modo di essere e di fare appartiene alla tradizione storica dei cosiddetti "intellettuali" che il processo degenerativo storico della sinistra ha prodotto nel tempo a ritmi impressionanti di catena di montaggio.

Se da un lato l'Era di Internet ha consentito una più facile diffusione ed accesso ad una gran moltitudine di documenti d'archivio, libri, stampe e ristampe, dall'altro ha dimostrato ancora una volta di essere specchio della realtà.
Una realtà rimasta invariata rispetto agli equilibri di era meramente cartacea, dove l'editoria "ufficiale" fatta controllare in appalto agli apparati culturali della sinistra vendutasi per i trenta denari di posizioni di privilegio, quasi sempre ed esclusivamente ereditarie e familistiche che taluni, non a torto, definiscono "di casta" in cambio della funzionalità al capitalismo mascherata, più o meno evidentemente, di "marxismo-leninismo".

Così, come per molte altre cose, anche Rosa Luxemburg è stata usata per essere trascinata nel vortice dei culti della personalità, spogliandola di qualsiasi elemento "indigesto" non funzionale alla tradizione "di partito", manipolandone a colpi di forbice biografia e documentazione per poi giungere alle manipolazioni più raffinate e saccenti di era digitale.

Se un tempo poteva richiedere enorme fatica giungere a fonti non corrotte tramite paziente ricerca in archivi o biblioteche o inseguendo operazioni editoriali in lingue differenti con scambi e/o ricerche da effettuare su distanze di migliaia di km... oggi resta altrettanto faticoso, nonostante la velocità della luce, raggiungere archivi che custodiscono narrazioni differenti da quelle "ufficializzate", da quelle insipienti e ripetitive fino alla nausea che infestano i marciapiede del web, tutte uguali, tutte maniacalmente volte a scongiurarne il potenziale dirompente in termini di analisi, esposizione, trattazione e spesso anche in termini di 'attualità', dal momento che i processi storici spesso ci aprono finestre su vicende non risolte del passato.

Ma non tutte le pentole vengono coperte adeguatamente. Anzi, nel caso di Rosa Luxemburg il coperchio è andato facilmente all'aria più volte. Ciò infatti ha comportato lunghi periodi di vero e proprio silenzio dove solo un alone di santità doveva trapelare per essere facilmente gestibile per non compromettere la gestionalità della prassi leninista nella preservazione del suo ruolo meramente funzionale al divenire del Capitale. Questo è dovuto all'oggettivo Dato di Fatto che l'opera TUTTA di Rosa Luxemburg è essenzialmente anti leninista. La quasi totalità dei suoi scritti e trattati, tutti, non sono altro che una contrapposizione a Lenin (o comunque osteggiati da Lenin) ed in particolare al "leninismo". Lo sapeva bene Lenin stesso, successivamente il suo più grande prodotto: Stalin che dovette mettere al bando il "luxemburghismo" ed in seguito i cosiddetti "marxisti leninisti" tutti.

Già nel 1904 in "Questioni organizzative della socialdemocrazia russa" Rosa Luxemburg prendeva dichiaratamente le distanze contro il punto di vista di Lenin sul concetto di organizzazione emerso nel trattato nazional populista del "che fare". La cosa è nota e non certo da poco.
Ancor prima in
"Riforma Sociale o rivoluzione" (pubblicato per la prima volta nel Leipziger Volkzeitung nel 1898 e nel 1899) vi si trovano contenuti destinati ad acutizzarsi successivamente andando ben oltre i più noti dissensi con Bernstein. Poi arriverà l'opera più indigesta: "L'Accumulazione del Capitale" [Die Akkumulation des Kapitals, 1912, oder Was die Epigonen aus der Marxschen Theorie gemacht haben] ed apriti cielo. Opera (la più importante) che ha avuto il pregio di coalizzare come in un grande "fronte unico" dal più insipiente degli economisti borghesi al più irredentista dei leninisti (o 'stalinisti' non fa differenza) di oggi passando per la bile avariata di Lenin stesso.
Rosa era ben consapevole del putiferio che aveva scatenato e per meglio difendersi dai "fronti unici" dopo la prima stesura, ancor più convinta, vi aggiunse un capitolo che precedeva tutto il trattato: "Un'anticritica: Ciò che gli epigoni hanno fatto della teoria marxista" che a lettere di fuoco trova conferma fino ai giorni nostri.

Ma non finisce qui. Nell'"Esame critico" de "La Rivoluzione russa"- Die Russische Revolution, scritto quando ancora era in carcere e poco prima di morire, vi troviamo tutte le ragioni, le motivazioni, i perché ed i 'per come' ai bottegai del recensionismo come agli arruffoni di ricorrenza, sempre e comunque "fedeli alla linea",... risulti estremamente indigesta l'opera tutta di Rosa Luxemburg, tanto che nella foga del "che fare", ad ogni ricorrenza, non gli resta altro che tentare di estrapolare inutili carteggi appartenenti alla sfera privata o volti a distogliere l'attenzione dalla parte vera e Preminente della sua opera per operazioni di deviazionismo magari verso un'inesistente femminismo (Rosa Luxemburg si schierò CONTRO il femminismo comunemente inteso dalla sinistra che conosciamo fino ad oggi come anche da quello del tempo) oppure volti maniacalmente ad estrapolare qualcosa di associabile magari all'insipienza di un Gramsci.

Nella Critica della Rivoluzione Russa vanno ricordate molte cose. Premesso che, anche qui (ed ancora oggi), i leninisti hanno cercato di demolirne il tutto con ogni mezzo, talvolta perfino Negando l'esistenza del carteggio stesso oppure criminalizzando Paul Levi per averne dato in giro le stampe destinate poi a circolare in tutte le lingue del mondo...
L'attacco a Levi, naturalmente, non consisteva tanto nell'aver dato tardivamente alle stampe lo scottante carteggio ma per la sola ragione di averlo fatto. Fu addirittura inventata la fandonia che Rosa Luxemburg avesse "cambiato idea" e per questo non lo aveva pubblicato prima di morire e che quindi Paul Levi non aveva rispettato le sue volontà. Strano modo, da parte di chi era in combutta con le diplomazie e le gerarchie militari prussiane di Brest Litovsk, per stabilire cosa volesse o non volesse Rosa Luxemburg...

In realtà la fandonia architettata dai Kommissarien für Bolschewismus... non è mai stata in piedi anche perché fu proprio Levi a ricevere nelle proprie mani il carteggio sulla Rivoluzione Russa direttamente da Rosa Luxemburg, quando era in carcere, con insistenza di pubblicarlo con la massima diffusione ed essendo Paul Levi tra le pochissime persone di cui si fidasse. Così come fu proprio Paul Levi a dissuaderla dall'immediata pubblicazione, fino a scongiurarla, poiché impressionato dalle violente critiche a Lenin ed ai Bolscevichi, invitandola a prendere tempo anche per via del precipitare degli eventi di Berlino e della Germania tutta.
Naturalmente il fatto che Rosa Luxemburg abbia ceduto all'invito disperato di Levi di  prendere tempo ed a rimandarne la pubblicazione non corrisponde assolutamente alla versione dei Kommissarien für Bolschewismus... o dei seguaci odierni dei Kommissarien für Bolschewismus...  anche perché, è evidente, se quel carteggio fosse finito nelle loro mani, invece che di Levi, con ogni probabilità non se ne sarebbe saputo più nulla, vista anche certa 'tradizione'... 

L'unica critica che si può rivolgere a Levi..., appunto, non può essere altro che "aver preso tempo"... e di essersi reso conto troppo tardi del ruolo nefasto e metastatico del bricolage leninista.

 

Torniamo adesso alla citazione iniziale ed ai riferimenti su Radek.
Le fonti non mancano, fra la moltitudine di queste ve ne sono anche di recenti, una delle quali risale ad un evento celebrativo di quelli "ufficiali", la XIV. Internationale Rosa-Luxemburg-Konferenz 2009. Lo stesso ente che organizzerà anche la conferenza del 2019.

Fra gli atti di questo evento, tenutosi a Berlino tra il 16 e 17 gennaio del 2009, spicca per originalità ed attrattiva un documento dal titolo "Rosa Luxemburg und der 'Kommissar' der Bolschewiki Karl Radek", relazione a firma di Jean-Francois Fayet.
"Finalmente cade anche questo muro a Berlino" verrebbe da pensare. Invece no. Anche in questo caso e durante una delle più importanti manifestazioni-evento di coloro che controllano l'ufficialità celebrativa su Rosa Luxemburg ed a cui si continua a far incosciente riferimento si assiste all'effermazione della versione leninista. Pur ammettendo il documento lo storico contrasto tra Rosa Luxemburg ed i bolscevichi e personaggi come Radek ci ritroviamo di fronte all'ennesima difesa di Radek. Una vera e propria assoluzione da cui l'emissario di Lenin ne esce tutto sommato come una brava persona, benevola e magari in buona fede e che, soprattutto, godeva della stima e fiducia di Lenin...
La solita campana, volta ad allontanare le "maldicenze", che per generazioni ha affermato e preservato l'unica verità di partito...
Quell'Unica "Verità di Partito" che, per quanto possa suonare come obsoleta ai giorni nostri, ci spiega più che evidentemente quella gran moltitudine di bandiere inneggianti alla DDR con tutti quegli striscioni inneggianti a Stalin, Mao e Lenin che continuano a Dominare e presidiare ogni manifestazione di gennaio a Berlino, dove oltretutto chi dovesse mai dissentire nei confronti di tale penoso spettacolo è destinato al linciaggio, come avvenuto nel 2012.

LLdemo
Una immagine tipica e rappresentativa della manifestazione annuale di Berlino in memoria di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht "LLdemo". Nel 2019 non vi sarà nulla di diverso.

Sempre dal documento di Jean-Francois Fayet emergono delle discrepanze in merito all'effettivo arrivo di Radek nella data inizialmente citata. Altre fonti ci dicono che l'arrivo effettivo di Radek risalirebbe ai primi di Gennaio 1919 (Felshtinsky-Wolfe) e non a Dicembre 1918, per via di un respingimento di frontiera avvenuto ad opera delle truppe tedesche che bloccò il gruppo dei "Kommissarien" composto da Radek, Yoffie, Rakovsky, Bucharin e Ignatov e dove il Radek stesso dichiara di aver poi proseguito il viaggio da solo assieme a Reuter-Friesland aggirando illegalmente gli accessi di frontiera (Edward Hallett Carr e M. Philips Price in una traduzione della rivista Krasnaya Nov - Красная Новь del 1926).
Tuttavia la ricostruzione, almeno rispetto alle date, dell'avvocato difensore... di Radek, Jean-Francois Fayet, potrebbe essere più realistica quanto verosimile, tant'è che poi nella sua già citata relazione del 2009 insiste e scrive:

"Subito dopo il suo arrivo a Berlino, il 19 dicembre 1918, Radek si reca nel quartier generale, dove incontra i principali Spartachisti. La riunione si svolge in un'atmosfera molto tesa. Il passato ovviamente non ha importanza per Jogiches. Al contrario, le cose sono più complicate con Rosa Luxemburg. Dopo tutti questi anni, la sua opinione su Radek è rimasta invariata. Secondo Paul Levi, "un solo sentimento nei confronti di Radek: una figura da detestare"

Cosa volesse significare quel " Il passato ovviamente non ha importanza per Jogiches." ... ovviamente. NON è dato a sapersi. Tipica boutade manipolatrice dei leninisti fedeli alla linea, tenuto anche conto che Jogiches fu uno dei principali accusatori dell'opera immonda che la persona, in quanto tale, di Radek ha sempre rappresentato in quanto "uomo di Lenin".

D'altra parte Edward Hallett Carr afferma che le memorie di Radek titolate "November" hanno due edizioni di cui l'ultima databile 1926, su Krasnaya Nov - Красная Новь, risulta chirugicamente monca in particolar modo sui riferimenti delle relazioni tra Radek e gli interscambi commerciali con la borghesia tedesca e ciò dimostra che il tutto è stato sbirramente rimaneggiato dai "fedeli alla linea". Quindi la banda Radek può essere considerata operativa già nel pieno del dicembre 1918.

Come già ben noto agli storici di ogni tipo e natura e come lo è molto meno, se non per nulla, per le militonze di quel gregariato fedele alla linea utile solo a produrre consenso alla parte più sporca degli epigoni del marxismo... nel 1912 Karl Radek fu espulso dal SDKPiL, Partito Socialista di Polonia, per Indegnità Morale. Furono Leo Jociches e Rosa Luxemburg ad avallarne il definitivo allontanamento dopo una controversa vicenda che si trascinava già da oltre 2 anni e dopo aver appurato che questo traditore non era altro che un infiltrato di Lenin.
Rosa Luxemburg e Leo joiches lo avevano inizialmente difeso da accuse iniziate nel settembre 1910. Nel 1911 iniziò a manifestarsi evidente che la fiducia che avevano riposto in questo personaggio era stata tradita da sempre in quanto Radek non era altro, appunto, che un infiltrato di Lenin. Ciò determinò anche l'espulsione dalla SPD in Germania, nello stesso anno. Leo Jociches, anni dopo, pagherà con la morte anche questa consapevolezza proprio perché continuò ad indagare sulla morte di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.

Su tutto questo come sul personaggio Radek abbiamo 3 grandi filoni che determinano biografie e ricostruzioni storiche e l'editoria stessa quanto le più recenti recensioni di era internet. Il primo, di matrice Post-Stalinista, quindi tradizionalmente leninista, ci mostra un Radek "eroe" rivoluzionario bolscevico omettendo accuratamente qualsiasi riferimento alle vicende di Polonia e minimizzandone la caduta in disgrazia sotto Stalin. Sono fatti così... essi minimizzano.
Un secondo filone, sempre leninista, multicolore, probabilmente il più diffuso, diversamente trotzkysta, modernista, pseudo riformista... meglio infiltrato anche tra le botteghe di casta dell'intellettualismo che deve sopravvivere in tutte le epoche ci regala un Radek sempre e comunque rivoluzionario, fedele a Lenin, che avrebbe voluto essere amico della Luxemburg, guardiano vigente della rivoluzione, brillante diplomatico, ingiustamente accusato di essere contro Rosa Luxemburg perché male interpretato... e caduto oscurantemente in disgrazia in era staliniana probabilmente fatto eliminare dal Cattivone coi baffi.
Un terzo filone, non meno importante ma osteggiato, "apocrifo", "divisivo"... ci mostra invece tutto ciò che è sistematicamente omesso, occultato, omertato dagli altri due, ed è quello che va da Paul Levi alla stessa Luxemburg a tutte le Edizioni che in Oltre Un Secolo hanno pubblicato ciò che i leninisti non avrebbero MAI pubblicato... passando per Jociches, Theodor Liebknecht, Boris I. Nicolaevsky, Bertram Wolfe, Sylvia Pankhurst (per vicende parallele relative al suo Partito Comunista Britannico ed anche molto simili a quella dei Kommissarien für Bolschewismus......), senza mai dimenticare altre fonti preziose come Clara Zetkin, Paul Frolich e Marie-Luise Goldbach fino a quelle, diciamo più recenti, come Fritz J. Raddatz o ancor più dirompenti come Yuri Felshtinsky.
Scusate se è poco...

È grazie a Yuri Felshtinsky, ed altre fonti che vedremo in seguito, che si apre un immenso orizzonte di bibliografie che va a sovvertire tutto l'universo di artifizi ed agiografie propinate da quel Nazional Bolscevismo che va da Lenin a Stalin, che ha imperversato nel dopo Stalin da Krusciov a Breznev e che ancora oggi appesta quell'editoria che va dalla saggistica prezzolata di era 'democratica' ai grafomani del web "culturalmente impegnato" che ci ripropinano, riciclandolo anche in "digitale", un secolo di favolette e menzogne.

Immenso orizzonte che possiamo paragonare ad un grande armadio che si apre e da cui saltano fuori riferimenti, elementi, dati di fatto e dove tutto ciò che ci era stato presentato come prioritario e fondamentale diviene invece secondario o di scarsa importanza, se non addirittura mitologicamente inventato e da sfatare e dove tutto ciò che veniva presentato come marginale o da ignorare del tutto diviene invece deterministicamente determinante, fondamentale o importante, oggettività da cui non si può prescindere se non, nella peggiore delle ipotesi, divenendo da "improbabile" o "da escludere" come invece probabile e plausibile.

Tutto ciò per poi rendersi conto che quell'armadio è sempre stato sotto gli occhi di tutti, solo che che in troppi preferivano ignorarlo o tenerlo ben chiuso. Allora, perché voltarsi dall'altra parte?

L'"Affaire Radek" è quindi un capitolo importante attraverso il quale si possono realmente comprendere le vicende non solo legate alla vita ed alla morte di Rosa Luxemburg, ma di un intera epoca e di un modo di concepire l' "organizzazione", le prassi e le "tattiche" che hanno caratterizzato la storia del socialismo nel "Secolo Breve". Le sue connessioni stesse con la cosiddetta "Pace di Brest Litovsk" divengono altresì l'occasione per meglio comprendere l'importanza stessa di Brest Litovsk (che sarebbe più corretto definire "trattato" se non "resa"), con tutti i suoi risvolti e ricadute non solo nel periodo 1917-1923 della "Rivoluzione tedesca" ma anche in relazione al trattato di Versailles, sulla "degenerazione" della rivoluzione boscevica stessa, della finzione dell'Internazionale sovietista e di tutte quelle relazioni che da Rapallo hanno condotto fino al Patto Molotov-Ribbentrop. Elementi che per altro, senza andare tanto lontano con le fonti, aveva ben compreso anche Arturo Peregalli in "1939-1941, Il Patto Hitler-Stalin e la spartizione della Polonia", edizione Erre Emme del 1989 e che riprende quanto già pubblicato da un altro italiano, rifugiato in Francia, Angelo Tasca, in "Due anni di alleanza germano-sovietica. Agosto 1939-giugno 1941", La Nuova Italia, Firenze 1951, ripubblicato come reprint sempre dalla Nuova Italia nel 1999.

Di tutto questo contesto ne tiene conto Bertram Wolfe (nella colonna a fianco vi è il collegamento alla recensione in lingua italiana in occasione del Centenario) che nel 1961 scrive:

Il 15 gennaio, poco più di due mesi dopo essere stata scarcerata, Rosa Luxemburg fu arrestata e sequestrata insieme a Karl Liebknecht e Wilhelm Pieck.
Ufficiali reazionari assassinarono Karl Liebknecht e Luxemburg "mentre li portavano in carcere". Pieck fu risparmiato, per diventare, come si sa, uno dei governanti fantoccio della Germania orientale controllata da Mosca oggi.
Leo Jogiches trascorse i giorni successivi a denunciare l'omicidio, fino al suo arresto. Fu condotto nella prigione di Moabit, dove vi era anche Radek, l'emissario di Lenin in Germania con cui il sovrano russo "avrebbe potuto fare affari" con le forze tedesche. A marzo, Jogiches fu trascinato fuori dal carcere ed assassinato, ma a Radek, corazzato dall'investitura del potere governativo di Lenin, fu permesso di vivacchiare nella sua cella, tenendo banco per ufficiali ed influenti industriali tedeschi e comunisti tedeschi, e cominciando i negoziati che hanno portato all'accordo segreto militare dell'Armata Rossa del Reichswehr, prefigurando il futuro Patto Hitler-Stalin.
  A suo modo, il destino dell'emissario russo Radek e del Pieck "russificato" da un lato, e quello di Rosa Luxemburg dall'altro, sono i simboli più emblematici delle differenze tra le concezioni di Rosa Luxemburg e Lenin del rapporto tra principi socialisti e potere."

Yuri Felshtinsky, nella sua investigazione da Storico, giunge alle stesse conclusioni di Wolfe mostrandoci più fonti, contribuendo a spalancare ancor di più quell' "Armadio" precedentemente citato, e, parallelamente, approfondirà anche molti degli aspetti più oscuri che regolarono i conflitti tra quella "sinistra comunista" europea, internazionalista, anche russa e la regressione nazional bolscevica di Lenin prima e dei leninisti poi. Senza tralasciare gli aspetti determinanti come Brest Litovsk.

Nel 1997, su VOPROSY ISTORII - Вопросы истории - p. 9-11, troviamo un articolo a firma Felshtinsky dal titolo "K. Radek è stato coinvolto nella morte di K. Liebknecht e R. Luxemburg?" - [Был ли причастен К. Радек к гибели К. Либкнехта и Р. Люксембург? (Вступительная статья Ю. Г. Фельштинского)]. 13 anni dopo, nel 2010, Felshtinsky resta convinto di quella ricerca che diverrà un intero ricco capitolo del suo libro "Lenin and his comrades", pubblicato negli USA, in lingua inglese e che ci ripropone quasi lo stesso titolo, "Karl Radek and the Murders of Karl Liebknecht and Rosa Luxemburg", ma con un particolare: il punto interrogativo non c'è più.

Già nel 1997 Felshtinsky suggeriva da subito di partire dal "Karl Radek Case" e dal "George Sklarts Case" per chiarire la questione della possibile complicità di Radek negli eventi del 15 gennaio 1919 a Berlino sottolineando che "Questi materiali sono basati principalmente sull'archivio di B. I. Nikolaevsky. Molte domande emergenti devono ancora essere risolte." Nel libro del 2010 la sua investigazione gli permette di ricostruire con più compiutezza il tutto e scrive:

"Gli omicidi dei famosi rivoluzionari tedeschi Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg il 15 gennaio 1919 sono stati oggetto di dozzine di libri e di indagini formali da parte del governo tedesco. Sembrerebbe che in questo caso i fatti siano chiari. Ma poniamo questo evento nel contesto delle relazioni tedesco-bolsceviche durante i primi mesi della rivoluzione e il quadro cambia completamente.
Il trattato di Lenin di Brest-Litovsk, per quanto possa essere valutato dal punto di vista degli interessi della Russia sovietica, fu senza dubbio una pugnalata alle spalle di Liebknecht e della rivoluzione tedesca. Un "patto di pace" con il governo del Kaiser sul fronte orientale nel marzo 1918 ridusse le possibilità - come lo erano - di una rivolta comunista di successo in Germania."

Quindi troviamo conferma non solo in quanto già sostenuto 40 anni prima da Wolfe, che pur essendo stato un contemporaneo di Lenin e Luxemburg vi farà esplicito riferimento molto tempo dopo.
Ora il leninista medio troverà di che obbiettare con il solito "si sa già" o "si sapeva già" in merito alle implicazioni di Brest Litovsk, ripropinandoci la solita manfrina che la rivoluzione non era matura in Germania, che Lenin aveva ragione... (per e$$i "Lenin ha sempre ragione"....) e che la "Pace" fu un "necessario compromesso". Ma nella liturgia dei leninisti quel "si sa già" su Brest Litovsk è volutamente monco e chirurgicamente prevenuto, così com'è sempre volutamente monco e chirurgicamente prevenuto ogni volta che scappa di bocca su qualsiasi argomentazione ed in riferimento a qualsiasi vicenda storica.
Quindi passiamo pure avanti, perché Yuri Felshtinsky mette bene a fuoco le preoccupazioni di Rosa Luxemburg sulle conseguenze delle concessioni fatte alla Germania con Brest Litovsk:

"Almeno dal 1915, Luxemburg credeva che la classe operaia degli altri paesi europei non avesse la forza di iniziare una rivoluzione e che quindi la sconfitta della Germania avrebbe aumentato le possibilità di un'espansione rivoluzionaria in tutta Europa. Una vittoria per l'imperialismo tedesco, con il suo enorme appetito e regime reazionario, sosteneva  la Luxemburg, avrebbe ricacciato l'umanità indietro e portato alla demoralizzazione il movimento operaio internazionale.
Qualsiasi vittoria militare dell'esercito tedesco, ha scritto Rosa Luxemburg, 'significa un nuovo trionfo politico e sociale per le forze reazionarie all'interno del governo'. Fu per la questione del trattato di pace che Rosa Luxemburg e il governo sovietico guidato da Lenin ebbero i loro primi seri disaccordi. 'Le sue speranze che la rivoluzione russa portasse le armi al proletariato internazionale svanirono rapidamente', ha scritto Paul Frolich. 'La più grande paura di Rosa era che i bolscevichi facessero il gioco della diplomazia tedesca'..."

I preparativi per l'assassinio di Liebknecht e Luxemburg risalgono probabilmente a novembre o agli inizi di dicembre del 1918. Durante un'indagine sugli omicidi di Liebknecht e Luxemburg condotti nel 1920 dal governo della Repubblica di Weimar, Anton Fischer - che era stato deputato da Otto Wels, il militare comandante di Berlino - ha dato testimonianza scritta che nel novembre del 1918 la sua agenzia iniziò a "cercare e perseguire"
Liebknecht e Luxemburg per impedire loro di impegnarsi in agitazioni e attività organizzative.

"La notte del 9 dicembre 1918, i soldati della seconda guarnigione irruppero negli uffici editoriali del giornale spartachista Die Rote Fahne, con l'intenzione di uccidere Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
Ma non erano presenti.

Nel corso dell'indagine nel 1922, diversi testimoni hanno riportato che già a quell'epoca Liebknecht e Luxemburg avevano una taglia di 100.000 marchi sulle loro teste.

Questa la realtà di contesto in cui vanno collocate vicende e soprattutto personaggi che vanno ben oltre il dire "fu uccisa dai Freikorps" o dai "social democratici" che non sono altro che mezze verità, ridotte a infimi slogan, tradizionalmente volte sempre a sostenere la grande menzogna. Abbiamo poi infatti una realtà fatta di compromessi, emissari, gerarchi, infiltrati e 'commissari' con tanto di trattative di scambio e mercanteggiamenti che fanno rima con tradimenti e tanto denaro. Tanto. Pieck stesso divenuto leader di Stato della DDR, in pieno stalinismo, parlò di "tradimento", un "tradimento non risolto" dovette aggiungere. Perché altrimenti avrebbe dovuto spiegare come diavolo fu che da quegli arresti di quella fredda notte del 15 gennaio gli fu consentito di uscirne indenne. Nell'indagine di Felshtinsky tutto ciò lega i fili conduttori di tutto quanto fu sacrificato sull'altare di Brest Litovsk ma ciò non viene fatto solo valorizzando bibliografie e ricostruzioni "alternative" o "eretiche" rispetto a quelle oscillanti tra "ragion di Stato" varie e disciplina di Partito... Si fanno emergere anche personaggi che assumono importanza fondamentale per la comprensione degli eventi oppure archivi come quello di B. I. Nikolaevsky, fino a Theodor Liebknecht, fratello di Karl, che da quel giorno ha speso il resto della sua vita per investigare sull'assassinio del fratello.

Theodor Liebknecht ebbe un incontro clandestino col fratello Karl proprio il giorno prima dell'assassinio dove apprese dei suoi sospetti rispetto al ruolo di Radek e di tutta la sua cricca di 'commissari' in combutta con le gerarchie militari tedesche. Una cosa grave, su cui lo stesso Karl Liebknecht stava evidentemente investigando e su cui avrebbero potuto meglio confrontarsi per maggiori approfondimenti nei giorni successivi se non addirittura il giorno seguente stesso.
Quel successivo incontro non poté più avvenire.






Massimo Greco - 13 gennaio 2019


 


Note e riferimenti bibliografici:



 

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