ROSA LUXEMBURG e V. I. LENIN:
I Poli Opposti del Socialismo Rivoluzionario
Rosa Luxemburg e V. I.
Lenin nacquero nello stesso anno, il 1870, e le loro vite
furono destinate ad incrociarsi in molti punti.
Benché entrambi fossero definiti socialisti "rivoluzionari",
i loro diversi temperamenti e i loro diversi atteggiamenti
sulla natura della leadership socialista,
sull'organizzazione del partito, sull'iniziativa e sulla
spontaneità della classe lavoratrice li tenevano separati.
In effetti, le opere più note
di Rosa Luxemburg rappresentano valutazioni estremamente
critiche della propensione di Lenin alla dittatura personale
sul suo partito, la dittatura del suo Comitato Centrale e la
dittatura del suo partito e dei suoi leader sulla classe
lavoratrice e sulla società nel suo complesso.
Queste critiche dalla penna di
Rosa Luxemburg sono tra le opere più importanti emerse dal
Socialismo o dalla Seconda Internazionale, perché, senza mai
usare la parola o il concetto di "totalitarismo", Rosa
Luxemburg ha avuto un sentimento preventivo per il
potenziale totalitario nelle opinioni di Lenin. Oggi,
guardando al partito e allo stato fondato da Lenin, non
possiamo più dubitare che in questa controversia Rosa
Luxemburg avesse profeticamente ragione.
BERTRAM D. WOLFE è ben noto come studioso di
filosofia e storia comunista. Il suo lavoro è
apparso frequentemente nella Rivista "Antioch",
più recentemente nel numero "Winter '58 -'59"
con "Marxism Today". Il presente articolo è
tratto da uno studio su Rosa Luxemburg e di
Lenin e le loro opinioni contrastanti, scritti
che Wolfe ha utilizzato anche come introduzione
a "La Rivoluzione Russa" e "Leninismo o
marxismo?", due opere di Rosa Luxemburg
pubblicate nell'autunno del 1961 in un unico
volume nella collana di libri di Ann Arbor per
lo studio del comunismo e del marxismo della
University of Michigan Press. Nella colonna a
fianco un sunto biografico utile a comprendere
la tappe più importanti della vita dell'autore
anche come testimone e protagonista di un'epoca
storica. |
Ritratto di Rosa Luxemburg
La maggior parte della vita politica di Lenin e Luxemburg fu
vissuta all'epoca della Seconda Internazionale prebellica,
fondata nel 1899, che crollò nell'olocausto di guerra nel
1914. Quel mondo svanito del socialismo internazionale non
possedeva più originalità, l'ardente dinamicità e
l'attrattiva rimasta invece intatta rispetto a Rosa
Luxemburg.
È nata in una famiglia di mercanti ebrei "illuminati" nella
piccola città di Zamosc, nella Polonia russa, vicino al
confine russo. Definire una famiglia ebrea come
"illuminata" significava suggerire che aveva rotto con
la cerchia della cultura e delle tradizioni del ghetto e che
aveva assorbito la cultura generale del paese. I genitori di
Rosa erano ben integrati col pensiero di polacchi, russi e
tedeschi, anche a livello di conoscenza letteraria. Questo
background cosmopolita ha fatto sì che la ragazza si facesse
facilmente portavoce dell'internazionalismo. Anche Lenin
usava spesso il termine "internazionalista". Ma, mentre Rosa
doveva essere attiva e leader negli affari di tre partiti,
quello polacco, russo e tedesco e nei Congressi
internazionali o negli Uffici di presidenza, Lenin, ovunque
vivesse, rimase russo in esilio, con lo sguardo fisso.
Fissato su questioni russe e litigi di partito russi.
Fisicamente, la ragazza Rosa
non sembrava fatta per apparire come un'eroina tragica o
mettersi a capo degli uomini. Un disturbo d'anca infantile
aveva lasciato il suo corpo contorto, fragile e leggero.
Camminava con un gomito sgraziato. Ma quando parlava, ciò
che la gente vedeva erano i suoi grandi occhi espressivi
(bellissimi occhi, a giudicare dalle sue fotografie)
brillanti di ammirazione, scintillanti di risate, ardenti di
combattività, fra lampi di ironia e disprezzo. Quando
prendeva la parola a congressi o riunioni, la sua leggera
fattezza sembrava diventare più alta, grande e più
coinvolgente. La sua voce era calda e vibrante (anche una
bella voce da canto), la sua arguzia mortale, i suoi
argomenti ampi e indirizzati, di regola, più
all'intelligenza che ai sentimenti dei suoi auditor.
Così, come molti altri preminenti leader
socialisti, o aspiranti leader, della classe
operaia, né Lenin, il cui padre aveva guadagnato
la nobiltà ereditaria e il cui nonno materno
aveva terra e contadini, né Rosa Luxemburg, il
cui padre era un mercante benestante, era di
origine proletaria. |
Rosa era stata una bambina
precoce, dotata di molto talento.
Per tutta la vita, fino al giorno del suo omicidio nel
gennaio del 1919, fu tentata e tormentata dal desiderio di
diminuire il suo impegno in politica per sviluppare al
massimo le molte altre capacità del suo spirito.
A differenza di tante figure politiche, la sua vita
interiore, espressa nelle sue lettere, nelle sue attività,
nei suoi entusiasmi, rivela una figura capace di eccellere a
qualsiasi livello e dalla formazione poliedrica. Disegnava e
dipingeva, leggeva la grande letteratura in russo, polacco,
tedesco e francese, scriveva poesie nelle prime tre di
queste lingue, facilmente aperta da un interesse per
l'antropologia, la storia, botanica, geologia e altre arti e
le scienze verso cui l'intellettualismo 'specializzato'
moderno è frammentato dalla settorialità. Il concetto di
"Interesse" non è che una parola fredda a confronto
dell'ardore con cui ha proseguito i suoi studi. Un passaggio
da una delle sue lettere scritte dalla prigione a un giovane
amico, il dott. Hans Diefenbacker, nella primavera del 1917
sarà sufficiente a dare un accenno di questa passione:
Come sono
contenta che tre anni fa, improvvisamente, mi
sono buttata nella botanica, come faccio in
tutte le cose, con tutto il mio ardore, con
tutta me stessa, tanto che per me il mondo, il
Partito e il lavoro sono svaniti e una sola
passione mi riempiva giorno e notte: vagabondare
nei campi di primavera, riempire le mie braccia
di piante, poi, di nuovo a casa, sistemarle,
metterle in ordine, identificarle, inserirle nei
quaderni. Ho vissuto come in una febbre tutta
quella primavera, come ho sofferto quando mi
sono seduta davanti a una piccola pianta e non
sono riuscita a capire cosa fosse e dove fosse!
. . . In cambio di ciò ora mi sento come a casa
nel mondo verde, l'ho conquistato per me stessa
- nella tempesta e nella passione - e qualunque
cosa si impossessa così con ardore ha solide
radici in una cosa sola. |
Non sarebbe sbagliato
suggerire che questo desiderio "di conquistare in tempesta e
passione" fosse ciò che rendeva Rosa Luxemburg una
socialista "rivoluzionaria" piuttosto che una "riformista".
Essendo cresciuta nella Polonia russa in un periodo in cui i
suoi intellettuali stavano "scoprendo Marx", anche la sua
iniziazione al movimento rivoluzionario era precoce.
A sedici anni, quando si è
laureata al vertice della sua classe nel ginnasio femminile
di Varsavia, le è stata negata la medaglia d'oro a causa di
"un atteggiamento di opposizione nei confronti delle
autorità". Tre anni dopo, alla tenera età di diciannnove
anni, dovette fuggire in Svizzera per evitare l'arresto,
aiutata sia da un prete cattolico, che diede ad intendere
che stava scappando dai suoi genitori per subire una
conversione, sia da un movimento polacco clandestino.
Fu l'unica volta in cui sfuggì all'arresto.
Da quel momento in poi fu lei a prendere lo
stato di detenzione come parte del suo lavoro.. |
A Zurigo ha fatto il suo
ingresso simultaneo nel mondo della politica, dei rifugiati
e dell'Università. Nel secondo ha conseguito due dottorati,
uno in giurisprudenza e l'altro in filosofia, acquisendo
allo stesso tempo il suo interesse per tutta la vita in una
mezza dozzina di altre discipline. Conobbe Plekhanov,
Axelrod, Lenin e altri esuli russi, e tre esuli polacchi che
lavorarono con lei in futuro, Marchlewski, Warszawski e
Jogiches.
Leo Jogiches, tre anni più
vecchio di Rosa, era, quando fuggì a Zurigo nel 1890, già un
cospiratore e un rivoluzionario pienamente formato. Quasi
immediatamente, furono uniti da un'intimità personale per
tutta la vita (senza il beneficio di cerimonie religiose o
civili) e da un'associazione per tutta la vita nei movimenti
polacco e russo, e più tardi in quello tedesco.
I due erano tanto diversi
quanto due persone impegnate in una vita comune e un'impresa
comune potrebbe essere. Jogiches era taciturno, severo,
cupo, riservato sul suo passato e sulla sua vita privata,
senza alcuna nabifesta eloquenza o capacità estroversa di
amicizia. Inoltre, era, come lei non era, un cospiratore
consumato, un abile organizzatore, un combattente nato di
fazione. Nelle condizioni di vita clandestina in Polonia e
in Russia, è dubbio che avrebbe potuto costruire un
movimento senza di lui. Rosa era l'ideologa, lui
l'organizzatore e il cospiratore. In Germania, tuttavia,
dove la vita è stata vissuta più pubblicamente, Jogiches è
diventato un leader solo seguendo la sua scia di Rosa.
La Svizzera era troppo piccola e pacifica, la vita politica
da esule russo-polacca era troppo limitata, per dare spazio
al suo grande talento ed aspirazioni. Andò per un po' in
Francia, dove è in funzione dell'abilità dei suoi criteri
personali che è stata in grado di formare amicizie sia con
l'eccezionale leader marxista Vaillant, sia con il grande
leader socialista Jean Jaures. "Uno splendido essere
umano", disse di quest'ultimo, "aperto, naturale,
traboccante di calore interiore e intelligenza."
Il temperamento splendente di Rosa era più vicino a quello
dal cuore caldo e cordiale di Jaures che al più dogmatico
Vaillant, al pedante Kautsky o quello limitato, dittatoriale
di Lenin.
Anche il movimento francese era troppo piccolo per
contenerla, così si diresse verso la Germania, la terra in
cui il "partito di Marx ed Engels" era il più grande
partito politico del paese e il più grande e influente
movimento internazionale socialista.
Come straniera, avrebbe trovato impossibile diventare
pubblicamente attiva in Germania, quindi propose un
"matrimonio" a Gustav Luebeck, figlio di una vecchia
famiglia socialista tedesca che conosceva. Dopo la cerimonia
nuziale, la "coppia" sì separò già appena oltre la porta
dell'ufficio matrimoni e "Frau Rosa Luebeck", un nome che
non ha mai utilizzato se non per legittimare la sua attività
politica, si sentì libera di immergersi nelle dispute
dottrinali e tattiche, l'attività con le masse,
l'indirizzamento di riunioni e congressi, la scrittura di
riviste teoriche e divulgative. Ma non per questo abbandonò
le sue attività polacche e russe, perché questa fragile
donna aveva abbastanza spiriti traboccanti per tre partiti.
Quasi subito si pose in cima
al grande Partito tedesco. Divenne una collaboratrice
dell'organo teorico, Neue Zeit, poi assistente del
suo fondatore e direttore, Karl Kautsky. Ha aggiunto il suo
tocco di fuoco alla sua lotta dottrinaria contro la
"revisione" del marxismo "ortodosso". Ha contribuito a
diventare editrice di quotidiani provinciali, poi del
quotidiano organo centrale, Vorwaerts. Entrò nel Vorstand
(Executive), dove anche il veterano Bebel trattò con
rispetto il suo ardore e l'arguzia del suo linguaggio
tagliente. Divenne insegnante di economia marxiana presso la
Central Party Training School.
A differenza di altri sapientoni tedeschi, che fecero poco
più che ripetere le formule di Marx in "nuovi" lavori,
sviluppò prima un'interpretazione originale, lievemente
eretica della teoria del valore del lavoro3,
osò poi incrociare le spade con Marx stesso in una
valutazione critica del secondo volume arido e debole del
Capitale4.
Finalmente, da qui, questa donna temibile ("uno degli
ultimi due uomini rimasti nel Partito socialdemocratico
tedesco", disse una volta di se stessa a Bebel)5
divenne leader dell'ala di estrema sinistra che considerava
anche i veterani dell'"ortodossia" marxista, Kautsky e
Bebel, di essere un semplice "centro" per la sua
"sinistra".
3. Nelle sue conferenze, pubblicate postume
nel 1924 come "Einfuehrung in die
Nationaloekonomie".
4. Questo era il soggetto del suo "Die
Akkumulation des Kapitals: Ein Beitrag zur
oekonomischen Erklaerung des Imperialismus",
Berlino, 1913. Secondo il giudizio di questo
scrittore, i suoi schemi sono lontani dalla
realtà economica di quelli di Marx che lei stava
criticando, ma, Comunque sia, la sua è un'opera
di innegabile originalità e forza intellettuale,
che ha avuto una grande influenza sulla
successiva scrittura marxista dall'imperialismo
di Lenin alle varie opere di Fritz Sternberg.
5. L'"altro uomo" era la sua amica e
discepola, Klara Zetkin! |
Lenin e Luxemburg come
"socialisti rivoluzionari"
Quando Rosa Luxemburg fu assassinata da ufficiali prussiani
nel gennaio del 1919 mentre veniva portata in prigione, i
leninisti rivendicarono il suo martirio, la sua tradizione e
il suo nome. In apparenza, questa sembrava un'affermazione
plausibile.
Sia Lenin sia Lussemburg si consideravano "socialisti
rivoluzionari".
Ciò che intendevano con questo
era che rifiutavano radici e ramificazioni della società in
cui vivevano, negavano che potesse essere riformata o resa
migliore in qualsiasi modo significativo, insistendo che
fosse sovvertita in un grande sconvolgimento e sostituita da
una società totalmente nuova .
Uno dei più notevoli pamphlet di Rosa Luxemburg, "Riforma
o rivoluzione" (pubblicato per la prima volta nel
Leipziger Volkzeitung nel 1898 e nel 1899) fu un tentativo
di dimostrare che la società industriale moderna, la più
rapidamente mutevole della storia, non poteva essere
radicalmente modificata o migliorata se non con una
rivoluzione sociale e che tali riforme, per come erano state
istituite, erano un sottoprodotto del movimento
rivoluzionario piuttosto che atti volontari della società
volti a rimuovere abusi e rimostranze.
La legislazione, le costituzioni, i diritti codificati erano
solo lo "stadio vegetativo della società"; il suo "palcoscenico
creativo" era solo ed esclusivamente la rivoluzione
sociale.
Sia Lenin che Lussemburg erano
dottrinari "di sinistra", nel loro rifiuto delle attività
degli operai organizzati che miravano a migliorare le loro
condizioni di vita all'interno della struttura della società
industriale (o, come preferivano dire, "capitalista").
Entrambi negavano la possibilità di un miglioramento a lungo
termine. Entrambi avevano una pessima opinione dei sindacati
e dell'attività parlamentare. Nessuno dei due riuscì mai a
capire perché i lavoratori in generale non fossero più
attratti dalla storica "missione" che il marxismo
aveva loro assegnato; perché i lavoratori non avevano lo
stomaco per essere ridotti al "nulla" e meglio prepararsi
per diventare "tutti".6
6. Cfr. le fra le strofe dell'inno
socialista, L'Internazionale: "schiavi, in
piedi! In piedi! / Il mondo sta cambiando
radicalmente, / Non siamo niente, saremo tutto!" |
Non hanno mai notato né capito che, al contrario, la vera
lotta dei lavoratori era diretta proprio contro quell'essere
ridotti a 'zero' o al 'niente'. Era la comune
sottovalutazione e falsa valutazione dei cambiamenti in atto
nella società industriale, la loro comune pessima opinione
delle riforme, delle attività sindacali e parlamentari che
accomunavano Lenin e Luxemburg come socialisti "di sinistra"
o "rivoluzionari". Ma qui la rsomiglianza tra questi due
temperamenti dissimili cessa, si ferma.
L'atteggiamento verso la
guerra
I loro due nomi sono stati anche collegati per l'opposizione
alla guerra del 1914-18.
Ma Lenin pensava che una guerra europea sarebbe stata
"un trucco utile per la rivoluzione" e dubitava
"che Nikolasha e Franz Josef ci avrebbero dato quel
piacere."
Accolse la guerra quando arrivò, come "mettere la
baionetta all'ordine del giorno" segnando la tanto
desiderata transizione dall'era del camminare con "suole
esili e deboli sui marciapiedi civilizzati delle città di
provincia" fino all'era che richiedeva "stivali
robusti e chiodati" per scalare le montagne. Uno degli
"enormi vantaggi" di ogni guerra, disse, era che "rivelava
senza pietà, esponeva e distruggeva gran parte di ciò che è
marcio, sopravvissuto o moribondo nelle istituzioni umane".7
In contrasto con quella feroce
esultanza dove le baionette erano ormai all'ordine del
giorno, la guerra arrivò a Rosa Luxemburg come un peso
di dolore e angoscia. Il fallimento dell'Internazionale di
prevenirla, o persino di opporvisi, soprattutto
l'ubriachezza da guerra degli operai socialisti ordinari, la
fece sprofondare nella disperazione; per un po 'pensò
seriamente al suicidio. Cercò di far sì che
l'Internazionale, distrutta, si purificasse con spietata
critica dei suoi errori, ristabilisse i legami spezzati di
solidarietà attraverso le frontiere, affinché si smaltisse
la sbornia delle masse ubriache da guerra e unendole per una
lotta comune per ottenere in anticipo una giusta pace.
"Lo slogan della pace", dichiarava invece Lenin,
"è stupido e sbagliato ... Significa lamento filisteo ...".8
7. Letter to Gorky during the Balkan Wars,
out of which grew the world war ("V. I. Lenin i
A. M. Gorkii," Moscow, '958, p. 511) e Lenin,
Collected Works, 4th Russian Edition, Vol. XXI,
pp. 584 and non.
8. Va poi però ricordato che per giustificare,
anche in termini di propaganda, la "Pace" di
Brest Litowsk tanto Lenin quanto i leninisti
hanno hanno fatto finta di niente mutando
completamente tattica e slogan di riferimento a
seconda delle necessità. [ndr]
elevando il filisteismo a modello di
riferimento... x |
E ancora: "Lo slogan della
pace è sbagliato - lo slogan deve essere, trasformare la
guerra imperialista in guerra civile". 9
Rosa Luxemburg voleva invece soprattutto fermare la guerra.
Lenin voleva che la guerra si prolungasse fino a quando il
vecchio ordine fosse giunto alla rovina, per poi prolungare
ulteriormente la sua conversione in una guerra civile
universale.
Rosa Luxemburg era molto
preoccupata per le sofferenze delle masse in guerra; Lenin
ne esaltava il loro odio.
Lei scriveva tristemente della loro follia sciovinista;
Lenin chiudeva gli occhi, anche negando il loro sciovinismo,
immaginandoli come "traditi dai loro capi".
x
Rosa Luxemburg voleva che
l'Internazionale fosse riconquistata e ricondotta alla sua
vecchia posizione prebellica, come a restaurarla e
purificandola.
Lenin propose la divisione dell'Internazionale e una terza,
internazionale 'comunista' costruita sulle sue
macerie.
Quando Lenin nel 1918 convocò una conferenza per fondare una
nuova Internazionale sotto il controllo della Russia,
il movimento di Rosa Luxemburg inviò una delegazione per
opporsi alla sua formazione, ma fu allora che i suoi
assassini misero a tacere la sua voce. Rosa Luxemburg era
una combattente ardente per i suoi punti di vista o principi
ma non una scissionista per scelta. Il metodo di Lenin era
sempre stato quello di combattere operando per dividere ciò
che non riusciva a controllare.
9. Lenin, Vol. 35, pp. 12 t and 125..
x. È curioso osservare quanto la retorica
populista di Lenin, in materia di guerra,
richiami quella espressa, tempo dopo, da
D'Annunzio e dai deliri della corrente
"Futurista" che poi sdoganò il fascismo
italiano. |
"Leninismo o Marxismo?"
["Leninism or Marxism?"]
L'opera pubblicata sotto il titolo di cui sopra è composta
da due articoli che Rosa Luxemburg scrisse nel 1904, contro
il punto di vista di Lenin sul concetto di organizzazione.
Il titolo non è suo. Chiamò i suoi articoli, più
modestamente e concettualmente, "Questioni organizzative
della socialdemocrazia russa". Furono pubblicati
simultaneamente in russo da Iskra e in tedesco da Neue Zeit.
Da allora sono stati ripubblicati in molte altre lingue come
opuscoli, sotto vari titoli. In inglese, lo United Workers
Party pubblicò un pamphlet negli anni venti; poi una nuova
traduzione fu stata fatta da Neue Zeit nel 1934 da Integer,
che ha intitolato l'opuscolo "Organizzazione
rivoluzionaria socialista". Un'altra versione fu
pubblicata nel 1935 a Glasgow, in Scozia, dalla Federazione
comunista antiparlamentare, che le diede il titolo:
"leninismo o marxismo?"
In due opuscoli ed una serie
di articoli pubblicati tra il 1902 e il 1904, Lenin
insisteva con il suo nuovo piano di organizzazione, per un
"nuovo tipo di partito", cioè che differisse
fondamentalmente da tutti i precedenti partiti marxiani,
anche da quelli fondati da Marx ed Engels quando erano
ancora vivi. Oltre a Rosa Luxemburg, molti altri marxisti
attivi nel movimento russo pubblicarono le loro critiche a
Lenin; tra questi Plekhanov, Axelrod, Martov e Trotsky.
In sostanza, Lenin avanzava le seguenti proposizioni:
1. Lasciata al proprio spontaneismo ed intuizioni, la classe
operaia non è in grado di sviluppare alcuna concezione della
"missione storica" assegnata da Marx. "Lo sviluppo
spontaneo del movimento operaio conduce proprio alla sua
subordinazione all'ideologia borghese ... il tradeunionismo
è l'asservimento ideologico degli operai alla borghesia".
(Lenin, Vol. V, pp. 355-56. Il corsivo è qui come
nell'originale.) Ciò di cui il movimento operaio si occupa
spontaneamente è una questione "piccolo-borghese", il prezzo
al quale essa vende i beni che possiede, vale a dire la sua
forza lavoro. Il tradeunionismo vuole ma ottiene il miglior
prezzo e le migliori condizioni sotto l'attuale sistema
"borghese". Per fare ciò può combattere i datori di lavoro e
persino lo stato, ma non svilupperà mai la "coscienza
socialista" necessaria alla sua "missione storica". Occorre
combattere lo 'spontaneismo'.
2. Sulla "coscienza
socialista"
... coscienza socialdemocratica. Essa poteva essere loro
apportata soltanto dall'esterno. La storia di tutti i paesi
attesta che la classe operaia colle sue sole forze è in
grado di elaborare soltanto una coscienza tradunionista,
cioè la convinzione della necessità di unirsi in sindacati
... la dottrina del socialismo è sorta da quelle teorie
filosofiche, storiche, economiche che furono elaborate dai
rappresentanti colti delle classi possidenti ... (Vol. V,
PP. 347-48).
3. Per questo la classe
operaia ha bisogno di un partito che non sia costituito
dalla classe operaia ma un partito di guardiani,
un'avanguardia auto-costituita per la classe operaia; una
squadra d'élite di tutte le classi, composta principalmente
da intellettuali rivoluzionari declassati, che hanno fatto
della rivoluzione la loro professione. Questo partito
dovrebbe dirigere e guidare la classe operaia, iniettare la
sua dottrina nei lavoratori, infiltrarsi nelle
organizzazioni e nelle lotte dei lavoratori e cercare di
usarli per i suoi scopi. Solo "i politici borghesi", scrisse
Lenin, "possono credere che il compito di un socialista sia
quello di servire gli operai nelle loro lotte.
Il compito del politico socialista è "non aiutare la lotta
economica del proletariato, ma fare in modo che la lotta
economica aiuti il movimento socialista e la vittoria del
partito rivoluzionario". (Vol. IV, pagina 273.)
4. Questa élite senza classi,
poiché 'fa' il pensiero per gli operai e cerca di iniettare
la sua coscienza in essi, può apparire anche in paesi in cui
la classe lavoratrice è arretrata e debole. È un'élite che
trova estrazione da tutte le classi e che penetra di più in
tutte le classi (non solo la classe lavoratrice), "dettando"
a tutte le classi; "se vogliamo essere dei democratici
d'avanguardia, dobbiamo occuparci di spingere coloro che
sono insoddisfatti solo del regime universitario o del
regime degli Zemstvo, ecc [cioè leaders della nobiltà
liberale rurale], «dare un programma d'azione positivo» agli
studenti in fermento, ai rappresentanti degli zemstvo
insoddisfatti, ai membri delle sette religiose indignati, ai
maestri colpiti nei loro interessi, ecc. ecc." (Vol. V, p.
398). In breve, si tratta di parlare in nome della classe
lavoratrice; di usare quella classe così vasta e tenerla
strettamente legata come se fosse il suo principale ariete
nella lotta per il potere, ma sarà l'élite a fornire la
dottrina, le parole d'ordine, gli scopi, i comandi. Ci si
definisce "guardiani della classe operaia" perché si porta,
anzi inietta, alla classe lavoratrice la propria coscienza
della "missione storica". E non di meno deve essere il ruolo
guida per l'intera società, il "dittatore del programma" di
tutte le classi della società. In questa idea cruda,
ripetitiva e martellante della sua spietata dottrina,
possiamo così presto distinguere i contorni della futura
"dittatura del proletariato" di Lenin sul proletariato... e
sulla società nel suo complesso.
5. Un tale "nuovo tipo di
partito"... ha bisogno di un'organizzazione di un nuovo
tipo. Dovrebbe essere organizzato come un esercito, avere
l'indiscussa disciplina militare di un esercito, essere
centralizzato come un esercito, con tutto il potere e
l'autorità che risiedono nel suo "stato maggiore" o nel
Comitato Centrale. Il Comitato Centrale dovrebbe
pianificare, le filiali locali eseguire. Il Comitato
centrale dovrebbe decidere tutte le questioni generali, le
filiali si limitano a discutere su come afferrare quelle
decisioni e realizzarle. Il Comitato Centrale dovrebbe avere
il diritto di formare affiliazioni, dissolverle,
purificarle, nominare i loro dirigenti, eliminare, persino
sterminare gli indegni (Vol. V, P. 448, VI, pp. 211-15 e
221-23; VII, pp. 365-66.)
Gli operai, educati dalla vita in fabbrica e nelle caserme,
ci terrebbero naturalmente a questo. Non hanno tempo per il
"giocattolo della democrazia". La burocrazia e il
centralismo nell'organizzazione sono veramente
rivoluzionari; la democrazia nelle questioni di partito,
tuttavia, è "l'opportunismo nella questione
dell'organizzazione".
LUXEMBURG E LENIN
Quest'ultimo epiteto mostra che per i suoi nuovi dogmi Lenin
stava creando nuove trasgressioni, che richiedevano nuove
terminologie. Tra queste c'era il kvostismo (il tailismo,
kvost nella lingua russa significa "coda" e sta a indicare
coloro che sono ideologicamente arretrati dal punto di vista
del leninismo), il che significa che invece di dirigere,
guidare, spingere e iniettare i propri scopi negli operai,
si cerca semplicemente di servire loro e i loro scopi,
quindi "trascinandoli per la coda." Un'offesa affine era "un
servilismo prostrato davanti alla spontaneità". (Vol. V, pp.
350-58.)
Rosa Luxemburg si sentiva
offesa nel suo essere di fronte all'adorazione di Lenin del
centralismo, dal suo implicito disprezzo per la classe
operaia, dai suoi stessi impulsi e finalità e dalla sua
sfiducia nei confronti di tutti gli sviluppi spontanei e
della spontaneità stessa. È qui che nel suo pamphlet si
rivolge esplicitamente a lui.
Il tono polemico di Rosa Luxemburg era straordinariamente
gentile. Lei spezza una lancia per il suo "spietato
centralismo". Con arguzia immagina il suo futuro partito
come quello in cui il Comitato Centrale può e si perpetuerà,
detterà la linea di partito e farà dettare la linea di
partito alle masse. Il Comitato Centrale "sarebbe l'unico
elemento di pensiero", l'intero partito e le masse si
ridurranno a semplici "braccia in esecuzione". Ma Rosa
Luxemburg finisce col ricordargli quante volte nella storia
recente le masse hanno mostrato "creatività spontanea",
sorprendendo il partito, facendosi beffa delle sue
formule e ricette pedanti. Con una meravigliosa
sensibilità verso ciò che è nell'aria (questo è il 1904 e le
tempeste di 1905 si avvicinano), lei prevede che le masse
presto prenderanno di nuovo in sorpresa le élite del
partito, mostrando ancora una volta la loro multiforme
creatività e traboccando nuovamente dai canali ristretti
della prescrizione di partito.
Luxemburg conclude con un
appello per l'autonomia delle masse, il rispetto per la loro
spontaneità e creatività, il rispetto anche per il loro
diritto di fare i propri errori e di trarre lezione da essi.
La sua polemica si conclude con parole spesso citate:
"Diciamo le cose come
stanno: storicamente, gli errori commessi da un movimento
operaio veramente rivoluzionario sono infinitamente più
fecondi e più preziosi dell'infallibilità del migliore
Comitato centrale".
"La rivoluzione russa"
Passò quasi un quarto di secolo. Il partito di Lenin si
sviluppò nella direzione che Rosa Luxemburg aveva previsto.
Nel 1917, inaspettatamente a tutti i movimenti socialisti,
il debole Zar Nicola II, dopo aver esaurito tutti i supporti
sociali dei Granduchi, abdigò. Per molti mesi il vero potere
era negli umori, nei capricci e nella volontà di milioni di
contadini armati in uniforme, posseduti dall'idea di
accaparrarsi della terra, di abbandonare il fronte, di porre
fine alla guerra.
Sorse un governo provvisorio, senza alcun vero apparato
amministrativo o esecutivo, riconoscendo tutte le libertà in
cui Rosa credeva, ma ritenendo che la Russia non fosse
"matura" per il socialismo e che la guerra crudele dovesse
in qualche modo essere continuata finché la Russia non fosse
al sicuro dall'invasore e è arrivata una pace generale.
Il vero potere rimase "nelle
strade". Con appelli estremi alla demagogia, e usando la sua
cospirazione armata strettamente disciplinata che si
autoproclamava partito, Lenin nel novembre del 1917 fu in
grado di prendere il potere "con la stessa facilità con
cui si alza una piuma" (Lenin, Vol. XXVII, 76) .
Dalla sua cella di prigione, sulla base di resoconti orali
da parte di visitatori, frammenti di notizie in giornali
tedeschi e russi introdotti di nascosto nella sua cella,
Rosa ha iniziato una valutazione breve, amichevole, ma
necessariamente critica, di ciò che stava accadendo in
Russia. Intendeva darne pubblicazione come una delle sue
lettere clandestine per Spartacus. La "Lettera", come il suo
autore, doveva avere una storia tragica.
Il piccolo pamphlet non fu mai
del tutto completatoX.
Il 9 novembre 1918, una rivoluzione democratica in Germania
aprì le porte della prigione di Rosa Luxemburg. Si ritrovò
in un mondo che non aveva costruito ed "alla testa" di un
movimento che le sembrava di élite ma, essendo ubriacato dal
vino inebriante del successo di Lenin, non poteva più
comprendere la sua voce né seguire il suo esempio.
Erano stati così "russificati" che le sue differenze con
loro erano ora dello stesso ordine, se non della stessa
grandezza, delle sue differenze con Lenin. Eppure, poiché la
consideravano la loro guida responsabile, si sentì costretta
ad inseguire il punto in cui si erano precipitati.
x. Fu Paul Levi, per sua stessa
testimonianza, a dissuaderla dall'immediata
pubblicazione degli scritti sulla Rivoluzione
Russa. Egli rimase scioccato per la durezza
stessa di analisi e considerazioni contro Lenin
e i bolscevichi. Tuttavia qualche anno dopo,
costretto anche dagli eventi e resosi conto
delle ragioni stesse della Luxemburg fu lui
stesso a spingerne la pubblicazione nel 1922 |
In Germania si tenevano le
elezioni per un'Assemblea costituente per scrivere una nuova
costituzione per la nuova Germania. Come credente nella
democrazia, aveva naturalmente dato per scontato che il suo
partito (che si chiamava Spartakus) avrebbe contestato
queste elezioni universali e democratiche. Ma Lenin in
Russia aveva disperso con la forza delle armi un'Assemblea
Costituente democraticamente eletta, proclamando invece un
"governo dei consigli operai e soldati" - in realtà, un
governo del suo partito. I "seguaci" stessi di Rosa la
misero in minoranza, decidendo di boicottare le elezioni per
l'Assemblea costituente tedesca e proclamare un "governo dei
lavoratori e dei consigli dei soldati" della Germania. Il
suo partito aveva trascinato i suoi leader riluttanti nella
sua scia.
Una settimana dopo il suo
rilascio dal carcere, nel primo numero del loro nuovo
giornale, Rote Fahne (datato 18 novembre 1918), Rosa
Luxemburg rivolgeva un solenne impegno alle masse:
"La Lega di Spartaco non
prenderà mai il potere governativo in nessun altro modo se
non attraverso la volontà chiara e inequivocabile della
grande maggioranza delle masse proletarie in tutta la
Germania, mai se non in virtù del loro consapevole assenso
alle opinioni, agli scopi e ai metodi di combattimento della
Lega di Spartaco". |
Ma nella terza settimana di
dicembre, le masse, come rappresentate nel Primo Congresso
Nazionale dei Deputati dei Lavoratori e dei Soldati,
respinsero a maggioranza schiacciante la mozione
Spartachista secondo cui i Consigli avrebbero dovuto
interrompere l'Assemblea Costituente e il Governo
Democratico Provvisorio e prendere il potere da soli.
Alla luce dell'impegno pubblico di Rosa, il dovere del suo
movimento sembrava chiaro: accettare la decisione, o cercare
di farlo invertire non con la forza ma con la persuasione.
Tuttavia, negli ultimi due giorni del 1918 ed agli inizi del
1919, gli Spartachisti organizzarono una propria convenzione
in cui hanno superato di nuovo la loro "leader". Invano ha
cercato di convincerli sostenendo che opporsi sia ai
Consigli che all'Assemblea Costituente con le loro minuscole
forze era una follia e una rottura della loro fede
democratica. Hanno votato per cercare di prendere il potere
nelle piazze, cioè con la rivolta armata. Quasi isolata nel
suo partito, Rosa Luxemburg ha deciso a malincuore di
prestare la sua energia e il suo nome ai loro sforzi.X
Il Putsch10,
"con forze inadeguate e la schiacciante disapprovazione di
massa tranne che a Berlino fu, come lei aveva previsto, un
fiasco. Ma né lei né i suoi più stretti collaboratori
fuggirono in cerca di salvezza, come Lenin aveva fatto nel
luglio del 1917. Rimasero nella capitale, nascondendosi con
noncuranza in rifugi facilmente sospetti o individuabili,
cercando di dirigere una ritirata ordinata. Il 16 gennaio,
poco più di due mesi dopo essere stata scarcerata, Rosa
Luxemburg fu arrestata e sequestrata insieme a Karl
Liebknecht e Wilhelm Pieck.
Ufficiali reazionari assassinarono Karl Liebknecht e
Luxemburg "mentre li portavano in carcere". Pieck fu
risparmiato, per diventare, come si sa, uno dei governanti
fantoccio della Germania orientale controllata da Mosca
oggi.
Leo Jogiches trascorse i giorni successivi a denunciare
l'omicidio, fino al suo arresto. Fu condotto nella prigione
di Moabit, dove vi era anche Radek, l'emissarioY
di Lenin in Germania con cui il sovrano russo "avrebbe
potuto fare affari" con le forze tedesche. A marzo, Jogiches
fu trascinato fuori dal carcere ed assassinato, ma a Radek,
corazzato dall'investitura del potere governativo di Lenin,
fu permesso di vivacchiare nella sua cella, tenendo banco
per ufficiali ed influenti industriali tedeschi e comunisti
tedeschi, e cominciando i negoziati che hanno portato
all'accordo segreto militare dell'Armata Rossa del
Reichswehr, prefigurando il futuro Patto Hitler-Stalin.Z
A suo modo, il destino dell'emissario russo Radek e del
Pieck "russificato" da un lato, e quello di Rosa Luxemburg
dall'altro, sono i simboli più emblematici delle differenze
tra le concezioni di Rosa Luxemburg e Lenin del rapporto tra
principi socialisti e potere."
10. Un termine tedesco per indicare un
tentativo di colpo di stato o condotto senza il
supporto della maggioranza della popolazione.
x. Wolfe non è il solo a riprendere e
ricostruire i meccanismi nefasti del processo di
bolscevizzazione dei comunisti tedeschi contro
cui Rosa Luxemburg aveva sempre lottato.
Contrariamente alle agiografie di stampo
leninista, emerge sempre e comunque una verità
diversa da quella che ancora oggi sciagurati
arrivisti ed opportunisti continuano a propinare
in occasioni rievocative o addirittura durante
le commemorazioni di gennaio di ogni anno.
[y]. "Non abbiamo bisogno di un Commissario
per il bolscevismo, i bolscevichi possono
rimanersene a casa con le loro tattiche."
[„Wir brauchen keinen Kommissar für
Bolschewismus, die Bolschewisten mögen mit ihrer
Taktik zu Hause bleiben".] Con queste parole
Rosa Luxemburg aveva commentato l'arrivo di
Radek, giunto da Mosca il 19 dicembre 1918 come
"commissario per il bolscevismo", qui abbiamo
tutta l'ostilità che Rosa Luxemburg rivela con
tutte le sue riserve sui bolscevichi di Lenin.
Allo stesso tempo, esprime la sfiducia quasi
istintiva che Rosa Luxemburg aveva sempre
provato nei
confronti della persona di Radek. Un
"commissario", una sorta di "Troika" diremmo
oggi, che aveva il ruolo e la funzione da un
lato di influenzare gli eventi tedeschi
condizionandoli o deviandoli secondo
l'applicazione più rigida e tradizionale
dell'ideologia tattica di Lenin e dall'altro di
fornire garanzie alla Borghesia tedesca che i
trattati di Brest Litovsk non sarebbero stati
compromessi o messi in discussione in alcun
modo. Da qui il ruolo degli emissari bolscevichi
in combutta con polizia e gerarchi militari
tedeschi sospettato fin da subito da Leo
Jociches e da Theodor Liebknecht che a sua volta
si era messo ad investigare, sin da subito,
sull'assassinio del fratello Karl. E va
ricordato che questa l'ostilità tra Luxemburg e
Radek risaliva a diversi anni prima, quando
insieme a Leo Jociches fece espellere Radek "per
indegnità morale" dal Partito Socialista
Polacco. Lenin non perse tempo a prendere Radek
sotto la sua ala protettrice, rientrava nella
sua tattica, nella sua metodologia del "che
fare"...., offrendogli una brillante carriera
farabuttamente bolscevica.
[z]. Wolfe coerentemente alla sua onestà
intellettuale, che ha caratterizzato la sua
vita, è qui tra i pochi nel richiamare il
collegamento tra Brest Litovsk ed il
Patto Molotov Ribbentropp
che invece troppi tendono ad ignorare od
occultare e/o, opportunisticamente, rimuovere. |
Il breve trattatoX
con le considerazioni di Rosa Luxemburg sulla rivoluzione
russa prevedeva una carriera patetica. La crescente
subordinazione del Movimento Spartachista, il germe del
futuro Partito Comunista, a Lenin e al comunismo russo,
costrinse i suoi amici a bloccare il suo lavoro. Dissero che
"mancavano informazioni adeguate", che era "intempestivo"
pubblicarlo (è ancora "intempestivo" per loro oggi!), Né si
sono fatti scrupolo di accusarla di aver "cambiato idea"
sulle sue opinioni di una vita.
Quando la censura da parte dei suoi stessi compagni fu
finalmente spezzata, a farlo fu uno dei suoi più stretti
collaboratori, Paul Levi. Ma pubblicò il pamphlet solo
quando ruppe con Lenin e il leninismo per il disgustoY
di un altro tentativo di putsch e per il disgusto nei
confronti di Lenin, che segretamente era d'accordo con lui,
ma per ragioni di convenienza politica lo aveva scorticato
pubblicamente per le sue aperte critiche agli errori del suo
partito. Ai giovani zelanti comunisti fu raccontato che con
quella pubblicazione Levi stava violando il caro desiderio
di Rosa Luxemburg di averlo soppresso, e che lo avrebbero
letto solo a rischio della loro anima. I socialdemocratici
se ne occuparono, sia in Germania che in Francia, dove fu
pubblicato da Le Populaire nel 1922, ma i 'comunisti' vi
leggevano solo falsificazioni e confutazioni. Lo sfortunato
classicoZ
è stato trasformato in un calcio di fazione e preso a calci
in giro finché non è scomparso alla vista.
[x]. [Die russische Revolution : Eine
kritische Würdigung] Oltre alle edizioni citate
da Wolfe se ne aggiunsero molte altre in tutte
le lingue del mondo edite e volute o spinte a
livello editoriale da quella storiografia in
conflitto o di opposizione al centralismo
leninista/stalinista dei decenni successivi.
Ovviamente è difficile immaginare che tale
produzione sia stata, per così dire,
'partecipata' dalla sinistra ufficiale filo
bolscevica o comunque legata al blocco sovietico
sempre e comunque filo stalinista dal momento
che la sola fede fideista ne vietava l'adesione
o perfin la lettura. Se ciò è avvenuto è
successo solo e soltanto per screditarla e per
prendere le difese di Lenin e quindi di tutta
una storia come avvenuto, ad esempio, con
l'Accumulazione del Capitale.
In
Italia vi sono state diverse edizioni, alcune
emblematiche come quella delle edizioni Prometeo
con introduzione di Onorato Damen. Si tratta di
pubblicazioni spinte da una delle tante correnti
"bordighiste" che si frantumarono, appunto,
proprio sul leninismo (checché ne dicano i
protagonisti stessi) e sull'interpretazione
stessa delle tattiche leniniste. Certamente
dalla presentazione di Damen se da un lato
emerge la genuina volontà di introdurre per la
prima volta, va detto, dall'altro trasuda
proprio quella difficoltà di tagliare, una volta
per tutte certi cordoni ombelicali.
[y]. Come segnalato in nota precedente poco più
sopra fu Paul Levi nel 1922, nonostante fosse
stato lui stesso a raccomandare a Rosa Luxemburg
di desistere e prendere tempo quando la
rivoluzionaria era ancora in carcere, qui Wolfe
gli rimprovera di avere atteso 3 anni avendo
reso pubblici i carteggi solo quando
(finalmente) si rese conto che era giunto il
tempo di rompere con Lenin ed i bolscevichi.
[z]. Se Levi non avesse perso 3 anni di tempo,
se avesse assecondato il proposito di Rosa
Luxemburg che, visti gli eventi in Germania,
sosteneva la necessità di una immediata
pubblicazione entro il 1918 tramite le
diffusioni di Spartacus e Die Rote Fahne avrebbe
quanto meno contribuito ad allertare (nel pieno
svolgersi degli eventi ) quanti si erano fatti
traviare dal bolscevismo anche all'interno degli
spartachisti stessi in quell'ambito di poche
settimane dove erano per altro all'opera gli
emissari di Lenin in combutta con le gerarchie
militari tedesche. |
La malattia che Rosa aveva
previsto come inseparabile da una Internazionale dominata
dalla Russia e da Lenin infettò davvero il Comintern. Mentre
la sua "stalinizzazione" tra la metà e la fine degli anni
venti sopprimeva un gruppo dopo l'altro dei fondatori
originari, i "gruppi di schegge" comuniste che sorgevano in
tal modo sentivano il bisogno di comprendere il processo di
decadenza dell'Internazionale comunista da una presunta
associazione internazionale di partiti fratelli in
un'agenzia dello Stato, del Partito e del dittatore russo.
Entrambi gli articoli di Rosa del 1904 sul piano
dell'organizzazione leninista e la sua valutazione critica
della rivoluzione russa del 1918 vennero rianimati ancora
una volta.
Nel corso degli anni Trenta, "La Rivoluzione Russa"
fu ripubblicata in tedesco a Parigi da un gruppo di esuli
chiamato Neuer Weg; in francese in una traduzione di Maurice
Olivier; e sezioni di esso in inglese, tradotte da Integer,
sono state pubblicate nel suo International Review, a New
York. Nel 1928, la prima edizione testualmente scientifica
fu pubblicata in tedesco da Felix Weill dell'Institut fuer
Sozialforschung dell'Archiv fuer die Geschichte des
Sozialismus e dell'Arbeiterbewegung di Gruenberg. È questa
versione, integrata da uno studio variegato di tutte le
altre versioni in tedesco, francese e inglese, che l'autore
del presente articolo usava nel 1940 per una nuova
traduzione in lingua inglese, pubblicata poi dalla Workers
Age Publishers, a New York.
La valutazione della
rivoluzione russa di Rosa Luxemburg
Intorno a lei, la rivoluzione russa era considerata con odio
cieco o idolatria cieca. Ma nell'oscurità della sua cella di
prigione, in una terra resa doppiamente oscura dalla guerra
e dal tradimento dei suoi impegni da parte del movimento,
non lasciò che la luce che pensava di scorgere nel cielo
orientale la rendesse cieca di fronte ai pericoli insiti nel
metodo di Lenin di afferrare e usare il potere.
Il grande servizio dei bolscevichi, pensò, era di avere
"messo il socialismo all'ordine del giorno", di aver
iniziato a provare una via d'uscita dal caos della guerra,
di aver riscattato l'onore macchiato del socialismo
internazionale. Ma questa non è stata una rivoluzione
modello portata avanti in condizioni di laboratorio modello.
Si era verificata nel bel mezzo della guerra e di una
invasione 'aliena', in una terra arretrata, maledetta dalla
povertà, priva di una tradizione democratica, mal
equipaggiata economicamente e culturalmente per la
costruzione di un ordine sociale "superiore". "Sarebbe
una pazzia pensare che ogni cosa fatta e lasciata incompiuta
in condizioni così anomale dovesse rappresentare il massimo
della perfezione ..."
Socialismo inseparabile
dalla democrazia
Il cuore del suo pamphlet, come delle sue attività e gli
insegnamenti, si trovava nella sua convinzione incrollabile
nella iniziativa e la capacità della massa del genere umano.
Quello era stato il vero principio del suo disaccordo con
Lenin nel 1904 come lo era adesso, due mesi prima della sua
morte.
Per lei la forza sana del socialismo è stato il tentativo di
estendere ulteriormente la democrazia, rafforzare il battito
del polso della vita pubblica, risvegliare le masse che
erano rimaste inerti fino ad ora, la consapevolezza delle
proprie capacità di realizzazione e correzione dei propri
errori, all'iniziativa per la soluzione diretta e popolare
di tutti i problemi, fino all'assunzione del controllo sul
"proprio" partito, sulla "propria" macchina statale,
sull'industria e sui propri destini.
C'erano più elementi
contraddittori nella sua ampia visione che nella ristretta
concezione autoritaria di Lenin, poiché conosceva già
svariate rivoluzioni ed era troppo rivoluzionaria per
respingere l'impiego di una dittatura temporanea per
difendere il "nuovo ordine" dal rovesciamento dei suoi
nemici ancora esistenti.
Ma considerava tale dittatura come un male, anche se in
alcune circostanze necessario, un male da mitigare il più
possibile rendendolo il più temporaneo possibile e
limitandone il più possibile il suo ambito, andava
compensato il potenziale dittatoriale con una grande
estensione del suo esatto opposto e antidoto: la libertà.
L'unica speranza di impedire
la degenerazione di una rivoluzione anche nella sua vittoria
le stava alla mente nella simultanea estensione al numero
più ampio possibile di esseri umani della democrazia e della
libertà.
"La libertà solo per i seguaci
del governo, solo per i membri di un partito - per numerosi
che possano essere - non è libertà. La libertà è sempre
unicamente la libertà di chi la pensa diversamente. Non per
fanatismo di "giustizia", ma perché tutto ciò che di
educativo, salutare e purificatore deriva dalla libertà
politica, dipende da questa condizione, e perde ogni
efficacia quando "libertà" si fa privilegio." |
Esiste un qualsiasi regime che
ama la libertà e che non potrebbe essere orgoglioso di
incidere queste tre frasi sui portali dei suoi edifici
pubblici?
Come socialista, Rosa
Luxemburg voleva che il socialismo venisse realizzato, ma
sapeva che il suo ideale di socialismo non poteva essere
introdotto senza democrazia e libertà più ampie possibili.
Nessun partito, lei lo
sentiva, aveva il monopolio della saggezza, o la ricetta
piena di soluzioni pronte per le migliaia di nuovi problemi
che si sarebbero presentati nel corso di un "vecchio ordine"
e ancora di più nella ricerca di istituirne uno "nuovo".
Le vere soluzioni non erano per lei né una questione di
autorità né di prescrizione, ma di esperimenti senza fine,
di prove ed errori fruttuosi e di proficue correzioni o
errori.
Il socialismo, per sua natura,
non può essere elargito dall'alto, né essere instaurato con
un ukase (decreto/ordine impartito dall'alto). Esso ha,
quale premessa, una serie di provvedimenti forzosi contro la
proprietà privata ecc. Si può decretare ciò che è negativo,
la distruzione, ma non ciò che è positivo, la costruzione.
Terreno vergine. Migliaia di problemi. Solo l'esperienza può
correggere e aprire nuove vie. Solo una vita libera e
rigogliosa immagina mille forme nuove, improvvisa azioni,
appare una forza creatrice, corregge spontaneamente tutti i
passi falsi.11 |
Il suo "culto della
spontaneità", il suo rifiuto dell'autoritarismo, erano più
distanti che mai da quello di Lenin. La differenza del 1904
era cresciuta come era cresciuta l'occasione per la loro
espressione. Quanto profetiche le sue parole suonano ora,
quarantatré anni dopo che furono scritte:y
“Con la repressione
della vita politica di un intero paese, la vita […] muore in
ogni istituzione pubblica e diventa mera apparenza di vita,
in cui solo la burocrazia rimane come elemento attivo. La
vita pubblica si addormenta gradualmente. Le poche dozzine
di capipartito di inesauribile energia e sfrenata esperienza
dirigono e comandano. Tra di loro solamente una scarsa
dozzina di teste eminenti effettivamente comanda, ed una
élite di classe lavoratrice è volta per volta invitata ai
loro incontri onde applaudire ai discorsi dei capi e
unanimemente approvare le risoluzioni proposte […] Una
dittatura, insomma; non la dittatura del proletariato, ma di
una cricca di politici … Tali condizioni devono provocare
inevitabilmente un abbrutimento della vita pubblica: tentati
omicidi, fucilazione di ostaggi, etc." |
Gran parte di ciò che Rosa
Luxemburg ha scritto nel carteggio sulla Rivoluzione Russa è
ormai irrimediabilmente datato, poiché in gran parte deriva
dalla critica a dogmi che non sopportavano l'esame e non
hanno resistito al passare del tempo. Eppure quanti dei
quarantatré anni di successivi sviluppi sovietici lei
prevedeva nell'oscurità della sua cella di prigione! Quanto
è vivo il suo amore per la libertà e la sua stupefacente
capacità di mettere in parole memorabili quell'amore per la
libertà!
Sono queste qualità, insieme ai suoi stupefacenti poteri di
preveggenza di dove il dittatore spietato condurrebbe, che
rendono la sua opera incompiuta di quattro decenni non solo
di interesse biografico e storico. È, come è stato
ampiamente riconosciuto, un classico di quel movimento
socialista marxiano ormai scomparso in cui lei era così
ardente come una crociata.
[11]. R. Luxemburg, Scritti politici,
Editori Riuniti, Roma 1967, pp. 589-591.
[y]. Wolfe scrive queste conclusioni nel 1961,
quindi si riferisce al suo tempo nel definire e
sottolineare come di grande attualità quanto la
Luxemburg aveva sostenuto 4 decenni prima. Dalle
considerazioni finali emerge anche un accenno
all'irrimediabilmente "datato", quasi come se
quella storia fosse ormai spenta già nel suo
periodo. Ma se Wolfe avesse vissuto altri 50
anni oltre il 1977 non avrebbe potuto fare altro
che continuare a stupirsi, rispetto al
leninismo, oggi aperto rossobrunismo, di quanto
gli scritti del 1918 di Rosa Luxemburg fossero
ancora di attualità inconfutabile. |
Bertram D. Wolfe - The Antioch Review - Vol. 21, No. 2
(Summer, 1961), Rosa Luxemburg and V. I. Lenin: The Opposite
Poles of Revolutionary Socialism. Traduzione italiana di
Massimo Greco nel 1918.
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